Perché scrivo?

Perché scrivo?

Voglio cominciare a parlare della me scrittrice in maniera più costante sul blog e per farlo ho sfruttato un esercizio dello splendido podcast (che potete trovare anche su Spotify) Fabula, scritto e letto da J.A. Windgale: perché scrivo?

Ricordo che nel vecchio blog avevo proprio messo questa domanda nel questionario riservato alle interviste agli scrittori. Perché scrivere quando sembra che ormai sia stato scritto tutto?

Vi confesso che prima di rispondere vorrei tergiversare, vorrei dare maggiore spazio ad altro perché affrontare questa risposta non è affatto facile.

La realtà è che sono ben conscia che in un paese dove per determinare se una regione legga di più usa come unità di misura un libro letto all’anno (mentre io ne leggo una media di quasi 100) fare la scrittrice non sia sinonimo di fama, soldi e successo. Insomma un libro all’anno, e devo pensare che sarà proprio il mio?

Andiamo avanti sennò lo sconforto avrà il sopravvento.

Leggere e scrivere per me sono sempre state scelte legate alla dislessia, la lettura per affrontare il mostro, la scrittura per andare oltre a quello che avevo sconfitto (o quasi). Raccontare però le mie storie è qualcosa di più: lo confesso, non sono mai stata una bambina espansiva, più che giocare, io mi soffermavo a fantasticare. Sì, il giochi che più ricordo con gioia sono quelli che avevano dettagli e storia: ricordo che con i miei vicini di casa cercavamo di sconfiggere l’invasione delle formiche giganti (seduti sulle scalette del notro quartiere e fingendo di essere al comando di una nave spaziale) o quella magica avventura in cui con due amiche dell’asilo incarnavo un gruppo di ladre alla Occhi di Gatto, che faceva scorribande a cavallo di unicorni ricoperti di paillettes e finimenti ricchi di nappe, frange e pizzi. A pensarci bene anche il primo vero libro che ho mai scritto (una fan fiction su Harry Potter) nasceva dal bisogno di stare con una persona amica. Quindi ad esclusione dei miei lavori editi, ho sempre creato storie per stare con gli altri, per colmare quel vuoto costante che sembra essere la mia esistenza.

Scrivere per me è questo. Uscire da quel quotidiano che non mi sono scelta e che mi fa sentire sola anche quando sono circondata dalle persone e sorrido. Scrivere colma quel vuoto infinito, mi fa sentire sovversiva in un mondo di persone perfettine e sempre felice.

Scrivo perché vorrei parlare di quelle storie che spesso nessuno vuole raccontare, dove le cose, come succede nel mondo reale, vanno a cazzo di cane (scusate il termine tecnico). Voglio raccontare fatti tremendi e non perché sono storie vere o vissute, ma perché non sono una che racconta favole, semmai sono quella che svela la tremenda bugia di Babbo Natale ai bambini. Non lo faccio per un piacere sadico, ma semplicemente ho bisogno di far trovare nel mio libro personaggi che soffrono, che combattono con la vita, che infondo mi somigliano molto.

Perché scrivo? Perché le cose non vanno come andrebbero nella mia vita, ma scriverle su un mucchio di fogli bianchi da condividere con altri che se la passano così e così mi fa stare bene, se anche solo uno di loro riesce a capire che non è solo in questo costante disagio d’esistere il mio lavoro sarà compiuto. Forse chiedo troppo, forse dovrei scrivere romance di serie B e tirare su quei 4 spicci per pagarmi tutti i libri che ho in casa, ma nella realtà, voglio solo parlare della mia complessa solitudine in un mondo di gruppi in cui non riesco a trovare il mio spazio.

Una Planchette per domarli tutti

Una Planchette per domarli tutti

Uno degli elementi a me più cari di “Delicato è l’Equilibrio” è certamente la Planchette della Ouija che si trova sulla copertina. La sua storia è molto particolare, ma del resto questo libro ne ha viste di tutti i colori, quindi non sorprendetevi troppo se anche questa ha una sua storia.
La Planchette, anche se sbagliato, aveva il nome in codice di Ouija quando la nominavo durante la lavorazione finale del libro, non è nata con la storia. È postuma all’editing finale che feci nell’estate del 2017, e fu una scelta fatta per creare le basi per la grafica del libro (che era stata discussa con il primo editore che ebbe per pochi mesi “sotto contratto” l’opera), poi stravolta per la versione definitiva del libro come lo vedete ora. La storia aveva alcune lacune e con il bravissimo Federico Tiraboschi (e su suggerimenti del mio compagno) trovai non solo il modo di inserirla, ma divenne la chiave di volta per la storia. Più che la trama, che con quel tassello aveva ampliato la sua complessità, mi preoccupava come sarebbe stato questo oggetto, e come avrei dovuto descriverlo.
Lo confesso, sono una di quelle pazze scrittrici che per prima cosa fa una ricerca iconografica. Radunare immagini è una tecnica che mi aiuta a descrivere un oggetto, un personaggio, o un luogo. C’è chi fa wordbuilding con tutti i dettagli del mondo che crea, io invece mi infilo nelle gallery, per avere le basi per descrivere quello che voglio inserire nel mio libro.
Una ouija… se scrivete questa parola in google immagini, oltre al film omonimo, vi appariranno dei design abbastanza neutri: non era quello che mi serviva, io volevo un oggetto che potesse essere regalato da Dimitri a Nina, se c’è una cosa che Nina non accetterebbe mai è qualcosa di ordinario.
Dopo settimane di ricerca ho trovato i lavori di Ravncotio in particolare la Moonlight Moth Plachette. Quella era perfetta! Ok era grandina per essere un ciondolo, ma il suo design era perfetto. Inoltre la falena conosciuta con il nome il design, nella simbologia e nelle leggende, la si trova collegata agli spiriti. Della mia protagonista non ho scritto molto il suo passato nel libro, ma sapendo che aveva lei perso i genitori in giovane età ho trovato che questa falena le si adattasse molto, quasi potesse essere il suo famiglio o lo spirito guida.
Avevo trovato non solo il design, ma anche i collegamenti alla storia, il problema erano i soldi! Ravncotio per delle planchette customizzate chiedeva una cifra troppo alta. Venne in mio soccorso Andrea Wise che mi consigliò gli splendidi lavori di Marta Beltrame. Lei ha realizzato la copia zero, la cui realizzazione mi ha emozionato moltissimo: per prima cosa Marta ha lavorato secondo i tempi e facendo diversi incontri per valutare come realizzarla, i materiali, e soprattutto il design. La forma di base da cui è stata ricavata quella del libro è opera solo sua.
L’editore però bocciò il suo lavoro e io a meno di un mese dalla consegna degli elementi grafici mi ritrovavo con la copia zero non adatta.
Per fortuna, per caso, o forse è stata una buona spinta dell’Equilibrio, nel viaggio di ritorno dal Salone 2019, il marito di una mia cara amica mi ha suggerito di realizzarla con una stampante 3D e lui si era offerto di modellarla.
Da lì parte un percorso in cui ho ridisegnato il progetto di Marta per poi farlo scolpire e stampare da Martino Zinzone. Decine di versioni una più bella dell’altra, ma non abbiamo stampato finché il mastro designer ha decretato che più di così non si poteva lavorare. C’è voluto davvero tanto tempo.
Quando la sottoposi ai nuovi editori chiedendo, tra le due versioni finali quale preferissero da autentici uomini risposero: sono identiche. Dovetti far notare quali fossero le differenze prima di scegliere il definitivo.
Questi passaggi sopra citati sono stati la parte più divertente di questo lavoro che ha impegnato tante persone, in particolare Miss Oneto, che ha creato le matrici in da cui ha ricavare le copie che poi sarebbero finite nelle box.
Ci sono pochi esemplari definitivi, tecnicamente sono solo 7, ma mentre venivano stampate, in casa Red Kedi, sono sbucate versioni molto alternative come quella grigia e quella nera.
Non credo sarà mai possibile sfruttarle nella storia ulteriormente, ma ammetto che vederle ha fatto scattare qualche idea nella mia mente creativa, se ci sarà un prossimo libro ne riparleremo, non è nei miei programmi benché in molti lo chiedano.

Libri diversi per lettori strani

Libri diversi per lettori strani

Ci sono libri che, per quanto possano sembrare come gli altri, sono diversi. A volte è la storia che ne ha dato i natali a essere originale e particolare, altre sono proprio i personaggi e le loro vicende a rendere uniche quelle pagine. Ce ne sono poi altri che hanno forme e impaginazioni fuori dal comune, grazie a un grande lavoro grafico alle spalle a dare maggiore forza alla narrazione.

A volte si tratta di pubblicazione vecchissime, altre nuove, altri vivono grazie alla fama incontrata, altri invece rimasti in ombra, ma in ogni caso, sono libri che hanno bisogno di lettori particolari: questi libri potrebbero essere stati ignorati da voi, ma cercano lettori che nella loro libreria non hanno bisogno di riempire spazi, cercano unicità e anticonformismo; sono lettori onnivori e che non si fanno spaventare da generi. Io sono Alice Chimera e vivo sommersa dai libri e sempre alla ricerca di letture interessanti che scovo nei mercatini dell’usato o nelle postazioni di bookcrossing, bazzico la rete per vedere cosa c’è di interessante tra le ultime uscite e le impressioni dei bookblogger; ogni lunedì sarò qui per parlarvi dei libri strani, quelli che proprio non possono mancare sui vostri scaffali già troppo pieni.