2020 – L’anno blogger della Chimera

Blogger della Chimera

Come ogni anno è il momento di tirare le somme sul 2020. Lo so, sono in ritardo, ma è stato davvero un fine anno complesso e mi sono presa il tempo per scrivere e rileggere questa serie di articoli. Quello che per molti è stato un anno da dimenticare per me era partito con sani principi: avevo deciso di prendermi i miei tempi, di leggere quello che volevo (e anche decidere di non completare la lettura se il libro non mi piaceva), e ho mandato tutto a quel paese dando per la prima volta disponibilità alle collaborazioni.

Partiamo dal fatto che se la scelta è stata principalmente fatta per capire se davvero, certe uscite, valessero la cascata di cinque stelle che ricevevano. La risposte è ovviamente no. Non tutte le nuove uscite dovrebbero essere consigliate così caldamente dai blog: l’entusiasmo di un nuovo romanzo lo capisco, la scelta di dire che è il capolavoro del secolo invece lo disapprovo.

È anche l’anno dei cartacei mandati a blogger “cani” e “poracci”. Lavorando in diversi eventi ho visto, sia scroccaggini, che gruppi telegram tattici in cui ci si lamentava del “se non ci mandano il cartaceo allora leggiamo solo il primo libro della saga e ciaone!”. Sono una amante della carta, sebbene gran parte delle mie letture siano state digitali (magari seguite dall’invio del cartaceo), eppure inizio ad apprezzare di più gli uffici stampa che evitano l’invio di copie omaggio a singoli portali sconosciuti; mi è sempre più chiaro che troppi blogger non hanno ancora capito come funziona il processo di promozione per una casa editrice (e fidatevi, grande o piccola il principio è lo stesso): tutti vorremmo dei pacconi da aprire per far vedere a tutti cosa il tal editore ci ha spedito, ma se non abbiamo una community o un numero di follower concreto, fidatevi che l’unico pacco che potrete ricevere è quello di un appuntamento saltato. Questo è un discorso che, se avrò modo, vorrei affrontare in un articolo ad esso dedicato. Quindi sappiate che probabilmente in futuro potrei leggere copie digitali mandate dalle CE e non pretendere il cartaceo, perché trovo che non tutto quello che leggo, valga la pena di occupare spazio in casa mia.

Di certo una grande assenza è stato il self. Ne ho letto e promosso poco. Questo è un male, perché ho sempre supportato e creduto che tra le migliaia di pubblicazioni ci siano dei diamanti allo stato grezzo. Devo recuperare e leggerne di più anche perché a breve riaprirà la rubrica libri diversi per lettori strani, che ho lasciato troppo tempo in sospeso. Ho riavviato a fine 2019 il blog che (mi ero dimenticata di dirlo) il 27 dicembre ha compiuto ufficialmente i suoi 10 anni. Lo sanno in pochi, non mi metto a suonare le campane per la ricorrenza anche perché, quando lo aprii, lo feci soprattutto per fuggire da quello che avevo appena perso per sempre.

Dopo dieci anni, ancora mi ritrovo a riflettere su cosa sia giusto e sbagliato per me e per il mio blog. Vorrei avere la forza di dire tutto quello che non va nel mondo editoriale, ma ho capito che spesso mostrare le brutture, mettere in guardia lettori e autori non serve a nulla. Sì, continuerò a NON consigliare o comprare libri di certi “editori” (che per quanti corsi possano fare sull’argomento, rimangono gente che non ha mai capito che deve andare a zappare i campi), ma sono stufa di dire la mia se poi, chi la pensa come me, il massimo che può fare è un cenno di assenso con la testa davanti al pc mentre legge queste parole. Sono stata abbandonata da molti in questo 2020, e ho capito che non sono fatta per spingere sempre in alto autori “amichette” che poi della Chimera ignorano tutto. Ho teso la mano troppe volte per poi vederla sempre lì, in cerca di aiuto, rimanere abbandonata mentre altre persone salivano in classifica e facevano fruttare il successo che, anche io, avevo contribuito a creare. Se conto zero solo perché sono una piccola blogger che scrive piccole storie, beh a questo punto meglio restare sola e consigliare molto altro a chi compra libri intorno a me. Non importa che siate in quattro gatti a leggere questo articolo, d’ora in poi basta parlare di colleghi per amicizia, parlerò solo di chi scrive bene.

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  • Recensione Tokyo a mezzanotte di Mia Another

    Hailey, appena arrivata in Giappone, vede il suo nuovo inizio già distrutto dalla dura realtà: tutto quello che suo fratello le aveva raccontato erano bugie. Quello che è peggio poi, è che non solo ha mentito a lei e alla famiglia, ma si è indebitato con uno strozzino. Per questo sarà costretta a fare la hostess in un locale di sera, e di giorno lavorare come stagista. I problemi veri però iniziano quando il suo capo, Naoki Saito, la scopre.

    Vi confesso che sì, questo libro lo attendevo con molta ansia e, visto che la mia libreria locale ancora non aveva copie, ho approfittato degli sconti estivi di Newton Compton per comprare l’e-book a meno di un euro. La sua lettura è stata così scorrevole che, in meno di otto ore filate, avevo terminato la sua lettera. Che dire quindi di questo nuovo libro di Mia Another?

    “Come petali di ciliegio” aveva qualche ingenuità (che si possono ben sposare con la finzione narrativa) sul Giappone, ma in questo volume mi spiace averne trovate molte (e non solo sul paese del Sol levante). Un peccato perché si vede quanto l’autrice ami Tokyo e la cultura pop a essa legata. A mio parere ha però gestito superficialmente alcuni dettagli, come per esempio far usare bacchette usa e getta in un ristorante di classe (è quello più banale che mi viene in mente), essendo ineccepibile in altri legati ai trasporti e alla descrizione dei luoghi. Ho sentito meno il Giappone, ma è inutile dire che si nota quante ricerche abbia fatto su luoghi e trasporti.

    La copertina è (come troppo spesso succede) molto bella ma non centra nulla con la storia. Ed è un peccato perché, ok trasmette Giappone, ma non è quello che troverete tra le sue pagine. Ci sarebbe voluta una bella foto dei quartieri meno turistici di Tokyo di notte, ma Newton è nota per non investire coscienza nella scelta di copertine che si leghino ai testi.

    La storia romantica è scritta perfettamente, tiene incollati i lettori alle pagine. Non c’è dubbio che Mia sappia come scrivere una storia fatta di passione e contrasti. Hailey è un personaggio con un carattere ben definito che fa da perfetto contrasto a Naoki, che è imprigionato nel suo essere il giapponese modello. Insieme sono la miscela ideale per divorare ogni pagina. Se cercate passione o una storia che, quando posato il libro non vedete l’ora di riprenderla in mano, questa è adatta a voi.

    Tirando le somme non me la sento di dare l’eccellenza a questo libro, ma è innegabile che sia ben scritto e che sia godibile dall’inizio alla fine. Quindi come già detto, consigliato a chi cerca una storia romantica perfetta, ben scritta e con due personaggi che non vi abbandonano nemmeno a pagine chiuse. Il sapore orientale però io l’ho percepito meno rispetto al precedente libro.

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    Recensione Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie di Maria Cristina Folino

    Il mondo della critica lo reputa una blanda trasposizione per famiglie, ma il lavoro svolto da Tim Burton ha diversi elementi che lo rendono molto più complesso di quanto si riesca a cogliere da una prima visione.

    Attenzione questo libro è stato offerto da Maria Cristina Folino.

    Vi confesso che non ho mai reputato il lungometraggio di Tim Burton un buon adattamento di Alice nel Paese delle Meraviglie. La mia non fu l’unica impressione negativa, infatti anche la critica lo bollo come un film piuttosto leggero in cui lo spirito dark del regista soccombeva alla potenza del marchio Disney (che poi è la stessa casa di produzione che gli permise di realizzare Nightmare Before Christmas, quindi tecnicamente non era proprio la loro prima collaborazione).

    Se però ci si sofferma a leggere il saggio scritto da Maria Cristina Folino si riesce a intravedere la complessità strutturale che compone questo film. E vi confesso che ho dovuto riguardare il lungometraggio proprio perché molti dettagli erano sfuggiti alla mia memoria (che per quanto non lo amassi lo avevo visto diverse volte). Riproporre la storia di Alice è una grande prova d’autore per molti: dagli illustratori agli scrittori. Toccare la ragazza caduta nella tana del bianconiglio è sempre una sfida e il risultato non può piacere a tutti: i puristi la criticheranno per la mancanza di coerenza dall’originale, chi cerca qualcosa di nuovo la potrebbe trovare troppo classica.

    Quindi che Alice ci propone Tim Burton? Quello che fa emergere l’autrice del saggio è una Alice complessa, non semplicemente quella cresciuta del cartone animato del 1951, semmai una Alice coerente con quella Carrolliana che si adatta ai nostri complessi tempi moderni. Una Alice schiacciata dalle aspettative degli altri e che deve trovare la sua “moltezza” e crescere. 

    Ammetto che il 2023 è per me un anno fatto di saggi, ho messo in pausa la narrativa. Devo confessarvi che questo volume molto breve (io ne avrei letti altri due volumi su queste tematiche) è caldamente consigliato ai Carrolliani e Aliciofili (sì esistono anche in Italia) per approfondir e vedere con chiarezza i dettagli di un film che, forse, abbiamo preso troppo sottogamba.

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    L’oriente come ambientazione nei fantasy

    Venivo dal mondo manga e cosplay, anni in cui l’unica carta che metteva piede in casa mia aveva testi di solito racchiusi in ballons di dialogo. Poi ho iniziato a leggere libri, ma difficilmente investivo in un romanzo con ambientazione orientale. Mi sembravano troppo finto, se poi era scritto da Italiani allora, vade retro!

    Ovviamente ho superato il trauma quando ho letto Esbat di Lara Manni. La leggenda vuole che questo libro arrivasse da un giro di fan fiction che aveva attirato un editore famoso. Si è poi scoperto che era tutt’altro, ma non perdiamo la concentrazione. Esbat è un libro che parla di Giappone, di una mangaka follemente innamorata del personaggio che ha creato: un demone cane, tanto sexy quanto cattivo (ogni riferimento a Sesshomaru non è puramente casuale).

    Quel primo assaggio mi ha aperto un mondo.

    La più grande autrice in Italia di questo genere è certamente Francesca Angelinelli. Di romanzo in romanzo ha affinato la bravura non solo nelle storie, ma anche nella filologia di ambientazioni orientali, soprattutto con il suo Chariza.

    Anche Mondadori ha calcato questa via negli anni passati pubblicando la Trilogia di Otori che però non aveva avuto questo grande seguito come invece è avvenuto per i libri della saga che sono editi da Edizioni E/O. Se vogliamo restare in casa Mondadori vi ricordo anche “La guerra dei papaveri”, che tra le altre cose è stata pure una delle migliori letture 2020. Eppure se ben ci pensiamo c’è molto più fantasy orientale in libreria di quanto potremmo immaginare.

    Partiamo con una collana editoriale tutta dedicata a storie con ambientazione orientale e con un pizzico di atmosfere horror. Mi riferisco alla collana YOKAI di Bakemono Lab che vi consiglio di sfogliare perché. già solo per le copertine molto originali, io comprerei il mondo. Insomma a volte ignoriamo che nell’editoria indipendente potremmo trovare proprio i prodotti più adatti a noi.

    Se però avete voglia di qualcosa di più veloce, ci sono i racconti. Già perché anche nel formato più breve ecco che ci sono antologie come “Rizomi del sole nascente”, oppure la serie di Stefania Siano dedicata a Aki il Bakeneko.

    Se invece avete più una propensione per l’urban fantasy, allora vi consiglio Onislayer, letto moltissimi anni fa, ma che ancora oggi mi sento di consigliare caldamente.

    La fantasia e il sol levante non si fermano certo al passato  o al presente. Quindi ecco a voi un paio di titoli che mi hanno suggerito “Sirene” di Laura Pugno e “Il guerriero del tramonto” di Eric Van Lustbader.

    Insomma ci siamo sempre lasciati affascinare dal mondo lontano dove il sole sorge, e forse non ci siamo mai accorti di quanto i suoi raggi siano già intorno a noi. Vi invito a cercare, e perché no comprare, alcuni dei titoli che ho citato così che sia sempre alimentato e dia la possibilità, ad autori ed editori, di portare nuova luce sui nostri scaffali.

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    Salone 2022: In ritardo ma con la certezza di avere tanti libri ed essere povera

    Premessa: sono in super ritardo, lo so, vi giuro che avevo iniziato a scriverlo subito dopo il salone. Ma sono finita in un pantano di 3000 cose da fare e l’articolo è rimasto incompleto per settimane; anche se ormai stiamo tutti pensando a cosa portarci sotto l’ombrellone, io vi porto indietro nel tempo.

    Che questo 2022 si stia rivelando un anno davvero borderline, mi pare che ormai non ci siano più dubbi. Tra i problemi di salute, che mi hanno fatto tirare il freno a mano in molte mie attività, e la promozione a una nuova posizione di responsabilità che ha stravolto (in meglio, ma sono finita nel sottosopra) la mia vita, questa edizione del Salone è stato qualcosa di diverso e unico. La prima grande rivoluzione è stata quella di andarci con alcuni colleghi, senza nascondere che sono una blogger (però non sanno che scrivo; un passo alla volta): la cosa più divertente è stato il viaggio durante il quale abbiamo parlato a pieno titolo di cosa faccio, leggo e di come funziona il mondo della promozione editoriale. Una volta arrivata ho cominciato con appuntamenti e giri acquisti (con conseguente povertà annessa). Ma prima di snocciolarvi i titoli e le scoperte editoriali, parliamo di ciò che mi ha fatto urlare: Finalmente. Quando ho ricevuto la newsletter ho accolto davvero con  gioia la distribuzione gratuita di acqua potabile! Si poteva infatti accedere alla fiera con la propria borraccia e riempirla all’occorrenza. Niente spese assurde per mini bottigliette d’acqua e soprattutto zero plastica sprecata. Spero la ripropongono anche alla prossima fiera e soprattutto, coloro che hanno comunque acquistato bottigliette, che vengano attrezzati anche loro per non fare sprechi. Lo so, sono diventata green, ma devo ammetterlo: mi piace l’idea di fare la mia parte per mantenere più pulito il pianeta.

    Ora basta con le ciance, andiamo dritti al sodo: il primo acquisto (ormai è diventato un rito sia per il Salone che per Più libri più Liberi) è quello fatto in casa Watson Edizioni e, come sempre, non ha deluso. L’uscita che aspettavo è il nuovo pezzo per la mia collezione di libri a tematica Alice, anche se in realtà avevo la vecchia edizione uscita in self di Ritorno a Wonderland di Alessia Coppola. Dopo averlo recuperato la mia copia ho controllato la loro collana Ritratti … ho dovuto assolutamente recuperare l’ultimo arrivato dedicato a Emily Dickinson intitolato La dama bianca. Per farvi capire quanto amo questi libri, nemmeno ho controllato la sinossi. Amo la figura di questa poetessa, non potevo proprio resistergli, soprattutto sapendo la splendida idea avuta per questi libri: raccontare sotto una nuova chiave di lettura i personaggi storici.

    Confesso che avevo una lista risicata, eppure come sempre non l’ho rispettata comprando molti altri libri che non erano previsti, ma la colpa è di Alter Ego Edizioni. Non è che abbia sforato completamente, però avevo tre titoli in lista, e ne ho comprati due di quelli, e altri due perché sì. Frequentando da troppo tempo Red Kedi, sono anni che mi fa una testa quadra su Anna Cambi, quindi dritta per dritta ho preso subito Rosso Fuoco. Sono rimasta un poco delusa dal fatto che non avessero XXL quindi ho dovuto consolarmi (per forza!) con un altro libro. La scelta è ricaduta su Diversamente Vivi di Fabio Tiso; con un titolo così dovevo comprarlo. Inoltre è una raccolta di racconti e sta diventando quasi una tradizione che a ogni Salone, mi rimanga tra le mani almeno una raccolta di racconti.

    Consolata la mancanza del secondo libro di Anna, mi sono allora buttata sulla loro collana Gli Eletti che erano in sconto con 4 volumi a 10 euro. E nulla, potevamo non approfittarne: due io e due Red Kedi. Sono riuscita a trovare l’altro libro rimasto nella mia lista, Il rifugio di Grazia Deledda, a cui ho abbinato Miss Lonelyhearts di Nathanael West.

    Come sapete amo investire nei piccoli autori, quindi ho comprato Insetti – Dei e demoni di Fulvio Giachino edito WBA Books. Si tratta di un volume che avevo già intravisto online e ho deciso di portarlo a casa approfittando anche della presenza dell’autore, che è stato così gentile da autografarmelo.

    Prima di chiudere con l’immancabile capitolo “Libri di Alice in Wonderland” (perchè mica posso tornare da una fiera del libro senza una sana dose di mondo delle meraviglie) un passo indietro. Mi sono innamorata di un gioco. E’ la prima volta che a un evento come il Salone decido di spendere in qualcosa che non siano libri. Si tratta di Story Cubes, un set di dadi per creare storie al momento, anche astruse. Ho pensato fosse un gioco perfetto per stare con gli amici scrittori, soprattutto in quelle serate alcoliche. Ho investito su quelli dedicati al fantasy ma ho idee molto malate e sto pensando di mischiarli con altro.

    Infine una menzione, voi tutti sapete che amo moltissimo scoprire nuove case editrici. In questa edizione del Salto è stata la Coppola Editore: i libri ricordano moltissimo il catalogo ABEditore, con uno stile grafico unico. Fanno un gran investimento in questo ambito ed è una cosa che adoro (e infatti ho chiesto subito se non avevano una Alice, ma per ora non è prevista). In quel momento non avevo budget, ma devo confessarvi che sto già mettendo nella mia wishlist diversi titoli.

    Abbiamo tergiversato ma ecco qui le “quote Wonderland” del Salone: primi tra tutti il contributo di Lilletta, la donna che come me ha un grande problema, appena escono cose belle DOBBIAMO averle. Lei ha pensato a me quando è stata in Giappone (ben prima dello scoppio del Covid) e mi ha portato un’agenda e una Gashapon che sono state subito inserite nella mia collezione. Il secondo “contributo” arriva da Logos Edizioni, che ospitava Stefano Bessoni, di cui già avevo comprato Alice Sottoterra ma, mancandomi la nuova edizione White Rabbit Edition, non ho resistito e ho dovuto farmela autografare.

    Tirando le somme non ho comprato moltissimo, è stata una fiera diversa, ma devo ammettere che avevo comunque bisogno di andarci: sì forse era passato poco tempo dalla precedente edizione, da un lato anche io sentivo che era troppo presto, eppure devo confessarvi che è stata una fiera che ho vissuto bene. Uscendo un poco dal mio guscio, e anche iniziando a condividere chi sono al di fuori del web. Insomma di nuovo povera e piena di libri, ma alla fine ci sta…

  • Recensione Rosso Bianco e Sangue blu di Casey McQuiston

    Che cosa potrebbe succedere se, il figlio della prima presidente donna degli Stati Uniti, si innamorasse del principe dell’Inghilterra? Questo è il “WHAT…IF” su cui si regge la storia di questo volume, best seller internazionale, che continua a conquistare nuovi lettori italiani.

    Prima di recensirlo, un paio di piccole premesse. La prima: non avevo in mente di scrivere la mia opinione sul blog, avevo bisogno di leggere qualcosa di spensierato e questo libro era perfetto. Dopo averlo terminato però, sento proprio il bisogno di dire qualcosa. Aggiungo che non è il primo libro LGBT+ che leggo, ma come vedrete, credo sia l’unico che non mi ha dato l’idea di essere finto. Non è l’ennesima storia che cavalca la moda dell’inclusività (una brutta abitudine che troppo spesso si trova in libreria). Infine per seconda ci tengo ad aggiungere che, la mia opinione, è stata molto condizionata dai ringraziamenti dove ho davvero capito la vera natura di questo romanzo.

    Questo volume si rivela una lettura molto ironica e passionale, un libro che credo sarebbe bene consigliare nelle scuole, proprio come Heartstopper. Lo trovo davvero perfetto per raccontare il mondo LGBT+, questa volta in chiave più spensierata. Narrativamente non è un romanzo così perfetto: diciamo che non è una storia particolarmente innovativa (analizzando la trama nuda e cruda); eppure devo ammettere che è un libro così forte che ho capito solo alla parola fine quanto sia rivoluzionario. Di pagina in pagina continuavo a commentare quanto tutto fosse impossibile, fantascientifico. Una donna divorziata presidente della nazione in cui l’immagine di perfezione è tutto. “Dai non esiste”, o anche, “L’America non accetterà mai la bisessualità di un componente della famiglia presidenziale, insomma è il paese che ha votato Trump!”. Ecco la sua bellezza sta tutta in questa costante sorpresa, mista a miscredenza: si tratta di un mondo irreale. L’autrice stessa lo ribadisce: una realtà ironica e parallela. Confrontando le date della sua scrittura diventa sempre più chiaro che questo libro è, ed è stato, la risposta a un’America (ma anche a un mondo) che ancora non capisce. Sta diventando drammaticamente un quotidiano rendersi conto che non siamo capaci di accettare l’inclusività: là fuori ci sono persone che discutono del colore della pelle della Sirenetta, là fuori si vendono decine di giornali su pettegolezzi legati ai Royals, là fuori conta di più fare rumore in campagna elettorale che di dare sostanza al proprio programma.

    LIbri come “Rosso, bianco e sangue blu” non credo dovrebbero essere recensiti per la componente romantica, quella spicy, o per il “trash”. Semmai dovremmo avere la forza di ammettere quanto ci disturba trovare irreale un mondo come questo, in cui fare coming out per un reale o per un personaggio pubblico, potrebbe significare la fine di una carriera. Un mondo dove conta (troppo) l’opinione pubblica, anche quella bigotta, ignorante, sessista e omofoba. Per fortuna ci sono libri come questo che ci ricordano che questa non dovrebbe essere la realtà giusta.

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