Lord Dunsany

Spiegare la scrittura del padre del Fantasy è davvero difficile, tra queste pagine troviamo le prime concrete radici al mondo fantastico che evolverà, tra le mani dei suoi successori, in storie che hanno lasciato il segno nella letteratura contemporanea. Leggerlo ora potrebbe sembrare, a chi ben conosce il genere, nulla di tropo impegnativo, eppure è stato lui, il primo a portare il racconto fantastico nel mondo contemporaneo. A lui si ispireranno autori come Lovecraft e Clark Anthon Smith.

Attenzione questo romanzo è stato fornito da MondadoriMondadori.

La prima impressione che ho avuto leggendo i primi racconti del volume “Il libro delle meraviglie” è stata di precipitare in una versione oscura di Fantasia, più precisamente nella Sinfonia n. 6 “Pastorale”. Certo Disney aveva trasposto una versione edulcorata della Grecia mitologica, ma i centauri e le immagini di mondi incantati che l’autore dipinge nei suoi racconti, in particolare nel primo “La sposa del centauro” mi riportavano proprio a questo, se non fosse che Lord Dunsany di edulcorato non ha nulla e infatti il finale di questo racconto (spoiler allert) è un ratto.

I protagonisti rubano, uccidono: ecco che in un mondo fantastico dove tutto dovrebbe essere zucchero filato e fantasia, l’autore ci mette una dose di incubo che io onestamente non mi aspettavo.

La brevità dei racconti mi rende difficile spiegarvi le trame, l’autore ha la bravura di sfruttare le poche pagine per imbastire delle storie che hanno un finale inaspettato e a volte ironico come “La cerca delle lacrime della regina” che descrive fantastiche atmosfere che si spengono in un finale semplice eppure d’effetto.

Si ritrovano situazioni che a mio parere abbiamo già letto, ma per l’epoca erano nuove. Si parla di mondi che sono in qualche modo raggiungibili dal nostro per quanto siano fantastici. Londra per esempio è un luogo nominato, in cui possono arrivare draghi e rapire fanciulle, come in “Miss Cubbidge e il drago del poema”.

Il racconto che più mi è piaciuto e rientra nelle mie corde è “Le imprudenti preghiere di Pombo l’idolatra” siamo a Londra, cosa che come vi ho già detto troverete anche in altri racconti, ma questo è proprio il primo della antologia in cui troverete poca ambientazione fantastica. Londra quindi, ma in questa Londra Pombo ha la possibilità di adorare infiniti idoli di divinità che nulla hanno a che fare con il nostro mondo, e questo ha il sapore di occultismo, tipico dell’epoca dove celebrare culti arcani era visto come una novità intrigante, ebbene questo povero Pombo ha la sfortuna di aver offeso tutti gli dei e nessuno esaudirà le sue preghiere e si può ora appellare all’unico che, controcorrente, avrebbe potuto ascoltarlo Duth. Non vi racconto il finale che è a mio parere uno dei più divertenti e l’autore ha saputo distrarre il lettore da un finale che potrebbe sembrare ovvio, ma a cui ci si arriva senza aspettarselo.

L’unica pecca che mi sento di sollevare per questa edizione sono le traduzioni un poco vecchie e anche le introduzioni. In edizioni precedenti sempre marchiate Oscar Mondadori, si trovano saggi meglio scritti che accompagnano per mano il lettore nell’opera dando un’ampia panoramica sul lavoro dell’autore e aiutandolo a capire come abbia concretamente portato avanti il lavoro già iniziato da William Morris. Sulle traduzioni mi è spiaciuto vedere che non siano state fatte ex novo per questa antologia, lo so che i lettori fantasy sono molto schizzinosi, ma questo volume da collezione avrebbe meritato testi freschi e intriganti come il suo formato.

Se vi ho incuriosito, vi invito a seguire anche le altre tappe del Review Party:

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