Recensione Il rintocco di Neal Shusterman

Recensione Il rintocco di Neal Shusterman

Il mondo sta cambiando e sembra che lo stia facendo nel peggiore dei modi. Goddard è salito alla carica di Suprema Roncola che ora ha l’obbiettivo di imporre le sue regole alle falci di tutto il mondo. L’unica speranza è racchiusa in una cella, sprofondata nel mare, insieme a Endura.

Attenzione questo volume è stato offerto da Mondadori.

Mi spiace dover dire che riconfermo le perplessità dei primi due volumi. Anche qui una corsa contro il tempo a seguire il tipico format di queste trilogie distopiche young adult: tutti dritti a salvare il mondo in qualche modo, e sconfiggere il cattivone di turno che sembra impossibile abbattere. La cosa che rende colore è Jerico, la nota generfluid e politicaly correct di questa serie che, per quanto sia ben costruito, sembra una disperato tentativo per evitare il flop a una trilogia che davvero non riesco a salvare, considerando anche l’introduzione a freddo delle ‘questioni di genere’ mai state menzionate prima di questo libro .

Il wordbuilding è davvero interessante, non posso negarlo, ma la trama e l’evoluzione dei personaggi sembrano scritti a tavolino sin dal primo libro. Ed è un peccato perché si poteva tirare fuori qualcosa di nuovo e interessante.

Tornando invece a parlare del terzo volume, anche qui di spunti molto interessanti ce ne sono a palate: dal Rintocco stesso che è visto quasi come un profeta, allo stesso Thunderhead che ha un chiaro piano da mettere in atto. Ma il tutto viene raccontato con salti e interruzioni che rompono il ritmo. Apprezzo la scelta di rendere più ampia la narrazione, ma certi fatti andavano messi nella storia già prima. Il numero di pagine sembra eccessivo per poi avere il finale.

Mi spiace stroncarlo, e ribadire che anche i precedenti volumi non avevano convinto. Ora che la serie è conclusa mi sento di confermare che a mio parere è bocciata.

Recensione Heartstopper di Alice Oseman

Recensione Heartstopper di Alice Oseman

L’Adolescenza è fatta di continue scoperte. Anche per Charlie e Nick che stanno cercando di capire come gestire gli altri. Fare coming out non è un dovere, però il segreto della loro relazione sembra pesare molto a Nick, come anche la paura di mettere in difficoltà gli altri.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il primo pensiero leggendo questo terzo appuntamento con Heartstopper è un po’ all’insegna dello stupore: vi confesso che vorrei davvero che ci fossero adulti così disponibili e pronti a offrire un supporto ai ragazzi che sono o potrebbero essere vittime di bullismo. Ma la realtà è molto meno rosea di quella descritta in questo fumetto. Mi spiace ma è così.

Lasciandoci alle spalle la parte che un poco va in contrasto con il mondo reale che vedo ogni giorno, ecco che si torna a sognare e a sentire quanto una storia d’amore non abbia bisogno di colori o definizioni. Basta solo l’amore. Non possiamo però negare che questo volume apre la porta a un altro aspetto difficile dei momenti di passaggio della vita: i disordini alimentari e anche l’autolesionismo. È un punto che viene toccato appena appena, ma già promette di farci soffrire tutti.

In questo volume vediamo che il mondo intorno ai protagonisti è meno “cieco” di quanto sembri, e mi scalda il cuore leggere una storia in cui una relazione come la loro è accolta, con imbarazzo, ma con sincera approvazione.

Una delle cose che più ho amato di questo volume sono le transizioni di scena: i tagli tra un momento e l’altro sono caratterizzati da una curiosa particolarità: le vignette si trasformano in grafismi che riprendono il contenuto e scemano verso il bianco della pagina vuota. Forse una delle cose più delicate e belle che abbia mai visto in una serie a fumetti, utilizzata non per decoro, ma per tramettere l’emozione di un momento o di un silenzio.

Che ne sarà di questi due ragazzi che, nonostante la difficoltà di sentirsi accettati, si amano? Già mi sono ritrovata a pormi questa domanda a fine lettura perché ho davvero paura che qualcosa li faccia soffrire, che spezzi questo equilibrio che sembrano aver trovato di pagina in pagina. Insomma resta altro che vogliamo poter leggere.

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Penelope ha la veneranda età di ventotto anni, ormai zitella e senza speranza, ha sempre e solo desiderato un uomo: Colin Bridgerton. Non ha mai rifiutato una proposta di matrimonio, ma del resto nessuno si è mai azzardato a farne una. Ora che però il suo grande amore (anche se immaginario) è tornato a Londra, è pronta a sognare di nuovo, prima che lui riparta e la lasci di nuovo sola.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il problema che tutti incontreranno nel leggerlo, avendo anticipatamente visto la serie tv, è il mega-spoiller che ha saputo fare e che toglie molta suspance a questo volume. Partiamo con il dire che qui la scena è divisa tra, Penelope ormai zitella, e Colin (il terzo Bridgerton) ancora scapolo e senza una chiara direzione da prendere per la sua vita.

I due personaggi si completano perfettamente e finalmente (rispetto al terzo volume che avevo trovato scialbo) si ritorna alla frizzantezza tipica di Julia Quinn. Penelope con il suo modo ottimistico di affrontare la società che la sottovaluta, contrapposta a Colin, il ragazzo reputato da tutti perfetto che si sente perso senza obbiettivi. Per certi versi ricorda molto il percorso fatto dal fratello Benedict, ma qui finalmente la storia non è un canovaccio così scontato che riprende la versione romantica di Cenerentola.

Ho parlato di spoiler, ma non vi dirò quale e non aggiungerò altro sulla trama, perché penso sia davvero un peccato che Mondadori abbia aspettato tanto. Fossi stata in loro avrei pubblicato questo volume a inizio dicembre, almeno si poteva avere la possibilità di leggere la serie con questo fondamentale dettaglio.

Insomma, se avete amato la serie tv, sono certa che vi perderete anche tra queste pagine. Certo, niente duchi, ma fidatevi amerete anche Colin.

Recensione Wilder girls di Rory Power

Recensione Wilder girls di Rory Power

Una scuola di sole ragazze su un’isola. Tutte affette da un morbo misteriose che a tratti le deforma, trasfigurandone una parte fino a renderle mostruose e sempre più vicine alla morte.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Ci sono tante cose che proprio non funzionano, a mio parere, in questo libro. Troppe ingenuità strutturali, troppi momenti spesi in frasi di elucubrazioni che non servono minimamente alla trama. Una buona parte del testo non da nulla al lettore. Ed è un peccato perché ci sono molte cose che, per esempio Hetty, avrebbe potuto trasmettere al lettore sul TOX (il morbo che le affligge) che invece viene gestito come un contorno. L’esempio più ovvio è quello della scuola. Sono tutte trasfigurate dalla malattia in qualche modo, eppure lo ricorda giusto ogni tanto. Ribadisce i “difetti” delle altre protagoniste, ma non si sofferma mai a raccontarli davvero: non vediamo grandi conseguenze se non il fatto che Reese non può sparare. E poi tutte vogliono sopravvivere? Sul serio? Nessuna che da trasformata desidera di morire? Nessuna che alla fame, alla prigionia, risponda dando fuori di matto? Tutte lì, rinchiuse in una scuola, nei dormitori, con due adulti e tutte che rispettano le regole? Sul serio? Hanno le armi e a nessuna in due anni è mai venuto lo schizzo di prendere il potere e mandare a quel paese tutto? Non dico che dovesse andare così la storia, ma si menano per un tozzo di pane ammuffito, e poi vivono in pace e rispettano le regole? È impossibile che siano tutte belle tranquille ad aspettare la cura o la morte.

Anche la dinamica LGBT sembra messa lì così giusto per dare colore, e il rapporto Reese-Hetty-Byatt mi ha fatto storcere il naso. Un po’ perché sembra essere messo lì a casaccio, toccato, sfiorato in alcune scene e poi è “ammore”. Devo dire che essendo il secondo F/F che leggo, ancora non riesco proprio nemmeno a provarci ad empatizzare con i personaggi, quindi qui lo dichiaro, preferisco gli M/M.

Un libro con una cover da sogno che però non riesce proprio a dare di più al suo interno di un po’ di curiosità. Sconsigliato, bocciato, passate oltre. Ok è la mia opinione ma riassume tutta la delusione dell’averlo letto.

Recensione La Repubblica dei Ladri di Scott Lynch

Recensione La Repubblica dei Ladri di Scott Lynch

Non avevo timori, sapevo che Lynch ci avrebbe riservato un seguito ricco. Ero pronta a qualcosa che rimescolasse le carte in tavola per poi ricominciare a farci sognare, ma non ero pronta per Sabetha. La aspettavamo tutti, dopo due volumi, a parlare della rossa più desiderata da Locke. E’ inutile, quando lei pian piano si prende lo spazio della storia. ci rendiamo conto che anche questa volta Lynch ci farà soffrire tutti.

Ti amo Lynch, ma dannazione dacci altro. Ma non distraiamoci: c’è un libro da recensire, per le minacce all’autore ci sarà tempo.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Cala l’asso il nostro caro scrittore ,che ha ormai imprigionato il nostro cuore tra le fila dei Bastardi Galantuomini. E non un asso qualsiasi, usa quello di cuori. Porta finalmente sotto i riflettori Sabetha, la misteriosa figura femminile della banda, il cui nome era solo sussurrato a fior di labbra dai protagonisti.

È stata una delle letture più lunghe e intense fatte in questi ultimi mesi. Ho diverse scadenze ma nessuno mi avrebbe potuto mettere fretta. Avevo bisogno di dedicarmi a Locke e capire se avrei amato, odiato o invidiato Sabetha.

Prima di parlare a carte scoperte, premetto che mi aspettavo un colpo di scena che portasse avanti la trama. No, mio caro Mr. Lynch non avrei mai creduto che avresti lasciato morire il protagonista. Sei uno stronzo, più di Martin, ma non così infame da toglierci la colonna portante da sotto i piedi. Locke insomma ce la fa, e sebbene me lo aspettassi, non credevo che sarebbero finiti assoldati dagli stessi maghi che tanto odiano.

Tornano le reminiscenze con il passato e questa volta sono autentiche pugnalate. Vogliamo sapere di più, vogliamo capire cosa sia successo davvero tra Locke e Sabetha. E pluridannazione, ogni pagina mi terrorizzava, perché temevo che l’autore avrebbe di nuovo distrutto tutte le mie speranze. Mr. Lynch mi farà finire in analisi, perché leggerlo è come ricevere un caldo abbraccio: ci si sente rassicurati e amati. Poi però quel bastardo ti pugnala sempre e rimani con un libro finito e una ferita aperta. Direi che questa volta ho sofferto meno, ma in ogni caso fa sempre male quasi quanto la prima volta.

E adesso che tutto è finito mi domando che ne sarà di noi, che aspettiamo il volume quattro e cinque di questa serie. Libri che sono stati annunciati ma di cui per il momento non si sa nulla di certo. Mentre aspetto, come sempre vi ribadisco: se ancora non lo avete fatto leggete questa serie. Non fate cazzate facendovi spaventare dalla sua mole, fidatevi, arriverete alle ultime pagine e vorrete leggerne ancora e ancora.

Recensione I mondi di J.R.R.Tolkien di John Garth

Recensione I mondi di J.R.R.Tolkien di John Garth

La Terra di Mezzo è intorno a noi. Nessuno leggendolo può pensare diversamente. Ci sono tantissimi elementi che fanno capire che non ci troviamo in un luogo di invenzione, semmai è Tolkien ad aver portato nella terra di mezzo ciò che più amò, ma anche ambientazioni che lo segnarono indelebilmente.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Se viene facile riconoscere nella Contea la campagna inglese, che lo segnò nell’infanzia e non solo, trovo sia molto sfizioso questo viaggio per l’Inghilterra e non solo, per poter arrivare a capire come siano stati plasmate le terre, i boschi, fino alle torri che caratterizzano i suoi romanzi.

È inutile negare che questo volume è l’ennesimo compendio necessario per chi, come me, ha sempre bisogno di una nuova boccata d’aria che venga da Moria, da Bosco Atro, da Collevento, fin anche da Granburrone o Mordor. In questo periodo in cui non c’è dato modo di viaggiare, farlo attraverso le storie che amiamo credo sia, sebbene una consolazione, una buona fuga da questa pandemia che ci tiene spesso chiusi in quattro mura e ci nega ogni possibile svago turistico.

Questo volume snocciola, non solo la biografia di Tolkien, ma sviscera come pian piano le influenze della sua vita quotidiana siano arrivate a dare colore e forma a un mondo che non è mai stato semplicemente uno sfondo per le avventure che le hanno abitate. Ho visto solo uno scorcio della campagna inglese, eppure ho riconosciuto quel verde che poi è lo stesso che davvero ha dato le basi per Hobbiville. Anche se vi confesso che per me la vera Contea è Case di Viso, un luogo quasi totalmente diverso da quello descritto dal suo autore, ma che ho visitato e vissuto proprio mentre leggevo quei capitoli.

C’è una perplessità che mi sento di esprimere su alcune cartine all’interno di questo volume. Spero che siano errori di conversione, ma per un attimo avevo sperato che in Italia ci fossero luoghi da ricondurre in qualche modo a Tolkien. Ho invece notato che la cartina era posizionata in maniera errata rispetto ai punti indicati, che erano relativi alla svizzera. Quindi nulla, non c’è speranza di poter ripercorrere quegli itinerari a breve.

C’è molto su Tolkien e sono certa serva alla mia libreria, ma anche alle vostre. Se ancora non lo avete fatto andate subito a recuperare questo libro, lo so che avrete poco spazio, ma lo troverete appena lo avrete tra le mani.

L’oriente come ambientazione nei fantasy
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L’oriente come ambientazione nei fantasy

Venivo dal mondo manga e cosplay, anni in cui l’unica carta che metteva piede in casa mia aveva testi di solito racchiusi in ballons di dialogo. Poi ho iniziato a leggere libri, ma difficilmente investivo in un romanzo con ambientazione orientale. Mi sembravano troppo finto, se poi era scritto da Italiani allora, vade retro!

Ovviamente ho superato il trauma quando ho letto Esbat di Lara Manni. La leggenda vuole che questo libro arrivasse da un giro di fan fiction che aveva attirato un editore famoso. Si è poi scoperto che era tutt’altro, ma non perdiamo la concentrazione. Esbat è un libro che parla di Giappone, di una mangaka follemente innamorata del personaggio che ha creato: un demone cane, tanto sexy quanto cattivo (ogni riferimento a Sesshomaru non è puramente casuale).

Quel primo assaggio mi ha aperto un mondo.

La più grande autrice in Italia di questo genere è certamente Francesca Angelinelli. Di romanzo in romanzo ha affinato la bravura non solo nelle storie, ma anche nella filologia di ambientazioni orientali, soprattutto con il suo Chariza.

Anche Mondadori ha calcato questa via negli anni passati pubblicando la Trilogia di Otori che però non aveva avuto questo grande seguito come invece è avvenuto per i libri della saga che sono editi da Edizioni E/O. Se vogliamo restare in casa Mondadori vi ricordo anche “La guerra dei papaveri”, che tra le altre cose è stata pure una delle migliori letture 2020. Eppure se ben ci pensiamo c’è molto più fantasy orientale in libreria di quanto potremmo immaginare.

Partiamo con una collana editoriale tutta dedicata a storie con ambientazione orientale e con un pizzico di atmosfere horror. Mi riferisco alla collana YOKAI di Bakemono Lab che vi consiglio di sfogliare perché. già solo per le copertine molto originali, io comprerei il mondo. Insomma a volte ignoriamo che nell’editoria indipendente potremmo trovare proprio i prodotti più adatti a noi.

Se però avete voglia di qualcosa di più veloce, ci sono i racconti. Già perché anche nel formato più breve ecco che ci sono antologie come “Rizomi del sole nascente”, oppure la serie di Stefania Siano dedicata a Aki il Bakeneko.

Se invece avete più una propensione per l’urban fantasy, allora vi consiglio Onislayer, letto moltissimi anni fa, ma che ancora oggi mi sento di consigliare caldamente.

La fantasia e il sol levante non si fermano certo al passato  o al presente. Quindi ecco a voi un paio di titoli che mi hanno suggerito “Sirene” di Laura Pugno e “Il guerriero del tramonto” di Eric Van Lustbader.

Insomma ci siamo sempre lasciati affascinare dal mondo lontano dove il sole sorge, e forse non ci siamo mai accorti di quanto i suoi raggi siano già intorno a noi. Vi invito a cercare, e perché no comprare, alcuni dei titoli che ho citato così che sia sempre alimentato e dia la possibilità, ad autori ed editori, di portare nuova luce sui nostri scaffali.

Recensione La stirpe della Gru di Joan He

Recensione La stirpe della Gru di Joan He

La principessa Hesina è in cerca di giustizia. Ora che suo padre è morto, dovrà salire al trono, ma alle porte incombe una guerra. Riuscirà a capire quale sarà la scelta migliore, non solo per vendicare la morte di suo padre, ma soprattutto per mantenere la pace?

Attenzione, il libro è stato offerto da Mondadori.

Già dalle prime pagine mi è parso chiaro che problema di questo libro era la traduzione. Siamo in una ambientazione di chiara ispirazione orientale e molti termini dovrebbero risultare molto meno “moderni” e “commerciali”. Invece come prima cosa troviamo il termine “rappresentante” che vi giuro, più lo leggevo più pensavo si riferisse a una persona che doveva vendere qualcosa. La situazione però non si ferma solo a queste problematiche, ci sono anche altre situazioni sgradevoli. La cosa che più mi ha turbato è che questo volume romarrà unico: nel giorno dell’uscita l’autrice ha confermato che non ci sarà un seguito a causa dei cattivi rapporti con l’editore in madrepatria, quindi resteremo così con questa parola fine un poco incerta.

Altro passaggio abbastanza buttato lì è che a Hesina viene indicato che una sola persona può aiutarla, ed è un prigioniero dotato di asta. Ora… è vero sto leggendo molti romance storici, ma letta così fidatevi che il discorso finiva su un’asta ben chiara. Vi giuro che anche i fratelli di Hesina scherzano su questo doppio senso, cosa che per quanto mi abbia fatto sorridere, trasmette un tono forse stonato rispetto alle atmosfere del testo.

Traduzione “meh”, un tono scherzoso un po’ troppo basso per i miei giusti, e poi? Poi l’inconsistenza della protagonista. Capisco l’ambientazione, capisco l’influsso romantico orientale, però Hesina è la tipica protagonista troppo giovane, in mano a un’autrice che ragiona anche peggio di lei. Siamo sull’orlo di una guerra, sei stata comunque educata a salire al trono e, davvero, l’unico problema è scoprire chi ha ucciso tuo padre? Cioè ok, ma prima non possiamo evitare che ti crolli il regno addosso? No, Hesina DEVE occuparsi del processo, Hesina SA, Hesina infrange mille regole e ignora i doveri del regno… sul serio? Vabbè…

Il problema più grosso del libro è che non ha ritmo. Ogni volta che c’è un colpo di scena viene buttato in pubblica piazza, ci si aspetta qualcosa e invece nulla; prossima scena e si tira il freno a mano in attesa della prossima rivelazione.

Mi spiace doverlo dire, ma questi libro è un buco nell’acqua e mi spiace perché l’edizione è veramente bella (Oscar Vault ha fatto un lavoro sopraffino con decori e finezze varie), ma temo che questa volta il libro non lo si debba proprio giudicare dalla copertina, perché lo vorrei tanto in libreria, ma solo per esposizione perché non credo lo vorrei rileggere.

Recensione I pirati dell’Oceano Rosso di Scott Lynch

Recensione I pirati dell’Oceano Rosso di Scott Lynch

Il finale del primo libro di questa saga mi ha lasciato l’amaro in bocca. Non potevo dirlo apertamente ma, dannazione, Mr. Lynch, mi hai distrutto l’anima! Non aggiungo altro perché non amo fare spoiler a chi non ha l’ha ancora letto o magari lo sta terminando proprio ora. Dunque, abbiamo un Locke che, come noi lettori, è ferito e dovrebbe reagire a tutto quello che ha vissuto invece non ci riesce; meno male che Jean non è disposto a dare spazio a tutti i suoi piagnistei ed è pronto a tiragli qualche bel calcio nel deretano.

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondadori.

Le prime pagine sono lente, o meglio, il romanzo ingrana solo al 30%. Quindi non parliamo di un cento pagine e via in discesa, ma il volumone che abbiamo tra le mani ci fa capire che le prime trecento pagine saranno belle toste da leggere.

Poi, poi scatta di nuovo quella magia, Locke è il mio secondo fidanzato letterario (il primo sarà sempre e solo Ermanno Sensi). Come si fa a non amarlo? Jean è un compagno eccellente e l’unica cosa che manca sono altre spalle (non dico altro, torno ad asciugarmi le lacrime e a urlare nel cuscino “Mr. Lynch!”), e quando arriva il mare, e dei possibili compagni di avventure, quel maledetto e pluridannato autore, lo fa di nuovo: ci fa vivere fantastiche avventure e poi, poi ci butta nel baratro di amore e odio per una storia che ha tutto, perfino diversi colpi di scena tra finale e epilogo.

Il mare è un’ambientazione che bisogna (concedetemi il gioco di parole) saper navigare, e avevo il terrore che si sarebbe persa quel senso di avventura e intrigo tipici dei Bastardi Galantuomini. Invece tutto si amalgama alla perfezione.

Con il libro chiuso e con la sincera voglia di leggere molto altro, mi rendo tristemente conto che ci stiamo avvicinando all’ultimo volume e, per la prima volta, non voglio leggerlo: che ne sarà dopo di me? Come farò senza Locke, senza Jean, senza le innumerevoli truffe da loro imbastite? Perché Mr. Lynch non ce la regali una gioia e scrivi un quarto volume? Lo sanno tutti che questa serie non si ferma a tre volumi, ma ne ha altri in testa. Dicci, quale tributo vuoi e noi lettori lo realizzeremo per te. Non lasciarci qui a piangere sulle pagine e a vivere di sola speranza. Il nostro mondo non si più fermare al prossimo libro!

Recensione di Assedio e tempesta di  Leigh Bardugo

Recensione di Assedio e tempesta di Leigh Bardugo

Finalmente l’attesa, durata qualcosa come sei anni, ha avuto la sua fine. Ho tra le mani (si fa per dire perché l’ho letto in versione ebook) il secondo volume della trilogia GrishaVerse. Raccolgo le idee e cerco di esprimermi … sei anni … e ora… beh credo di avere bisogno del terzo volume.

Attenzione, questo volume è stato offerto da Mondadori.

È una trilogia, quindi come secondo volume è chiaro che sarebbe stato di passaggio. Per questo a molti, che durante la lettura mi hanno chiesto cosa ne pensavo e se lo consigliavo, ho risposto come già anticipato sopra. Ho bisogno del terzo volume. Devo confessarvi che i primi capitoli mi sono sembrati frettolosi se paragonati a quelli che, nella parte centrale, dilatano il tempo senza dare dei concreti passi in avanti alla trama; come se non bastasse accelerando il tutto di nuovo nell’ultima parte. Insomma scorrevole come il primo, ma ci sono di nuovo ingenuità che attribuisco anche al fatto che questa è stata una delle prime opere dell’autrice, quindi posso capire quanto sia caduta in errori abbastanza ovvi.

La cosa che tiene il lettore agganciato alle pagine è il tormentato triangolo Alina-Mal-Oscuro. Non proprio il classico triangolo amoroso fatto di indecisioni, ma la complessità di amore e odio tra Alina e colui che sente di amare con il cuore (Mal) e colui che vorrebbe uccidere, oltre a volerne il potere (l’Oscuri). È chiaro che è anche il punto più facile su cui cadere. I contrasti tra Mal e Alina sono ingenui, e le turbe di Alina sul suo potere troppo spesso superficiali: ripetutamente vengono accennate come comportamenti contrastanti che andrebbero però approfonditi e palesati anche più attivamente, soprattutto considerando che è una narrazione in prima persona. Alina aveva modo di darci molto di più, così è un po’ troppo abbozzato. Messo lì giusto per fare colore.

Abbiamo modo di conoscere meglio la famiglia reale, non dico molto di più perché i nuovi personaggi vanno scoperti leggendo. Certo è che mi ha dato più gusto questa corte rispetto a quella che troviamo nel primo volume, troppo distante dalla protagonista perché potesse attirare l’attenzione del lettore. Qui invece abbiamo effettivamente più voglia di capirli finanche arrivare ad amarli.

L’ambientazione e il mondo russo-fantasy scompare a mio parere, per mettere basi più solide agli elementi della trama, ed è un peccato perché è proprio nella prima parte che avremmo potuto vedere di più. C’è stato anche un passo avanti. Ecco che la fusione di Grisha e tecnologia danno un primo assaggio di una componente semi-steampunk, bisogna vedere se questo verrà portato avanti nel terzo e ultimo volume.

Quindi? Quindi aspetto marzo per capire se consigliare o meno la trilogia, però… ecco letto questo volume vorrei leggere altro di questo mondo e quindi sì, ho messo subito in wishlist “Sei di Corvi” e “Il mondo corrotto”. Insomma voglio una visione più completa. Ci aggiorniamo a fine marzo per il terzo volume della trilogia.