Il Tensorato

Recensione Il Tensorato di Neon Yang

Per una promessa fatta, i figli gemelli della Protettrice sono stati mandati al Grande Monastero. Akeha e Mokoya sono molto diversi. In un mondo dove magia e tecnologia si fondono, riusciranno a rimanere uniti?

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondarori.

Sono rimasta perplessa da questo libro (o meglio serie, visto che in questo volume sono contenuti ben quattro libri). La prima cosa che ha causato diversi problemi è la filologia della traduzione: l’autore sceglie un mood genderfluid che permette al libro di far incarnare ai personaggi, che nel loro mondo possono scegliere il proprio genere, un sesso neutrale. Questo però implica che ogni loro azione è gestita con il pronome “loro”; per capirci “Alice sceglie di leggere un libro” nel mondo del Tensorato, al momento della mia “neutralità” tale azione viene trasposta in “Alice scelgono di leggere un libro”. Questo aspetto non viene introdotto da una nota della traduttrice (che ha rispettato la scelta dell’autore che, invece di usare la “Ə”, preferisce usare un plurale bigender). Lo trovo davvero sperimentale e un primo passo nell’innovazione per la gestione del genderfluid nella letteratura contemporanea, ma per persone dislessiche come me la lettura diventa pesante, confusa. Insomma è un passo interessante, ma per me molto ostico.

Terminata questa premessa torniamo al libro. La copertina urla oriente, ma tristemente nel testo gli elementi che lo denotano sono pochissimo: i nomi, la presenza di piccoli dettagli (non vi svelo quali per non farvi spoiler) lo fanno intuire, ma per il resto c’è poco che lo definisca chiaramente. A questo si aggiunge la presenza della magia che è parte fondamentale della tecnologia del mondo.

Nel suo insieme la storia ha del potenziale ma è forse soffocata troppo da un worldbuilding che emerge piano piano dalla trama, e spesso la caratterizzazione dei personaggi non è così ben definita.

Pensando che sono quattro libri, mi sorprende notare quanto siano brevi in singolo. Questo rende la lettura scorrevole ma lascia secondo me poco a chi legge. Non sono riuscita ad appassionarmi, ma questo potrebbe essere anche dovuto ai problemi della lettura legati al genderfluid.

Mi trovo a sconsigliarlo, ma mi sento di mettere un piccolo avvertimento. Per me leggere questo volume è stato complesso. Non sono abituata, e la dislessia ha reso ogni frase un campo minato che dovevo attraversare. Per questo forse la lettura è partita appesantita e per un effetto a catena me lo ha fatto apprezzare meno del dovuto. Sono onesta vorrei poterlo leggere in piena libertà, lasciando i problemi della dislessia alle mie spalle, non potendolo fare non so proprio se confermarvi che è un libro insufficiente o se sono io non essere stata in grado di apprezzarlo.

Libera la tua voce

Recensione: Libera la tua voce di Febe Giorgi

Tutto va bene per Vera, sempre che i flaconi in bagno siano sempre sette. Eppure per, quanto sembri tutto normale, c’è qualcosa che non la fa stare bene e ,l’arrivo di Luna, sembra scuotere le sue certezze, mandando tutto in frantumi.

Attenzione questo libro è stato offerto da DeAgostini Libri.

Di solito non leggo middlegrade. Non lo faccio per snobbismo, semplicemente mi risulta difficile trovare libri che non mi risultino troppo edulcorati in questa fascia di età. Non sono convinta che i giovani lettori abbiano solo bisogno di storie arrotondate come le punte delle loro forbici. Credo infatti che questa bambagia venda a loro un mondo che là fuori non esiste.
Questa volta però ho preferito dare una possibilità a Febe Giorgi. Dietro questo nome si “nasconde” Valentina Sagnibene, che era riuscita a rapirmi con il suo “Con o senza di Noi”.
Parto con il dire che questo libro rispecchia l’autrice e, a mio parere, va letto pian piano, degustandolo di pagina in pagina. Insomma non una lettura da fare in corsa, ma da coccolare generosamente dandogli lo spazio che merita nel nostro tempo.
Per questo mi sono presa giorni per leggerlo, tra febbre e la paura di una possibile positività che, per fortuna, non è arrivata.
Non è un libro da divorare, non è un libro che per questo dovrebbe passare inosservato, anzi. Credo sia uno specchio abbastanza reale delle nuove generazioni, quelle che sono molto sui social e poco riescono a dare considerazione delle conseguenze delle loro azioni.
Le situazioni sono vere, tristemente reali. Disavventure che gli adolescenti hanno vissuto e che,oggi sono enfatizzate dalle distanze create dall’apparire sui social, tralasciando troppo facilmente la parte di vita del mondo reale. In breve si tratta di un libro che consiglio sia ai giovani lettori, sia a quelli meno giovani, per aiutarli a capire che, per quanto tutti abbiamo vissuto l’adolescenza, forse quella di queste ultime generazioni si sta rivelando un po’ troppo diversa da quelle da noi vissute.

La casa di cielo e aria

Recensione: Crescent City – La casa di cielo e aria di Sarah J. Maas

Bryce e Hunt hanno salvato Crescent City. Si sono presi una pausa nella speranza di potersi godere un nuovo inizio insieme, invece qualcosa nell’ombra non può lasciarli in pace…

Attenzione questo romanzo è stato fornito da Mondadori.

Sembrava ieri che vi scrivevo la recensione del primo volume, invece ci sono voluti 2 anni per vedere il il seguito (e vi avviso già che per il terzo dovremo attendere almeno un altro anno). Già dal prologo si ritorna nel mood Maas: prolissità e erotismo buttato ad-minchiam (termine tecnico) così dalle prime pagine.

Non è cambiato nulla. Dal punto di vista stilistico ci sono davvero troppi dettagli non necessari ai fini della trama, tanto che penso sia proprio una sua scelta narrativa. Probabilmente è anche un modo per creare “confusione” nel lettore che si perde su una moltitudine di descrizioni e storie di fondo. Alla fine si fa davvero fatica a raccontare brevemente la trama di questo libro, perché c’è di tutto.

Dal punto di vista della coppia principale, l’autrice sfrutta al massimo il tira e molla e le attese per lasciare il lettore in attesa di un amplesso. Alcuni passaggi nelle prime pagine preannunciano quanto i due vorrebbero finire a letto, ma no! Non ci è dato di poter godere in breve. Unico aspetto positivo il fatto che si è rischiato il triangolo, ma per fortuna non è stato sfruttato!

Grande spazio è riservato poi a Ruhn che, pian piano, è in grado di entrare nel cuore delle lettrici (e sinceramente a me piace di più rispetto a Hunt, che bello eh, ma alla fine è il solito angelo oscuro, meno pennuti e più elfi!).

Per mio conto questo libro riconferma i pensieri espressi al primo libro. Non credo sia un libro che meriti le pagine su cui è stampato, ma devo confessare che si lascia davvero leggere con piacere, é un’ottima lettura d’intrattenimento. Sconsigliato a chi cerca una lettura concreta e ben editata, non pagine e pagine extra.

La luce dell'amore

Recensione La luce dell’amore di Mary Balogh

Vincent Hunt, lord Darleigh, ha ormai accettato la sua condizione di non vedente. La sua famiglia invece preme perché trovi una moglie che si possa prendere cura di lui. Miss Sophia Fry è in condizioni di difficoltà, è sola al mondo e i suoi tutori la maltrattano. Vincent le offrirà un matrimonio di convenienza così che le loro vite siano sistemate e possano vivere senza le pressioni dei parenti. Ma presto anche i sentimenti avranno spazio in questo accordo.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

La tematica della cecità in epoca regency, o vittoria, mi ha sempre affascinato. Questo amore è scattato grazie a Roberta Ciuffi e il suo “Un segno nelle tenebre”. Dopo la sua lettura ho sempre cercato protagonisti (sia maschili che femminili) che avessero questa caratteristica: ci troviamo in epoche in cui la disabilità a volte veniva vista come vergogna o doveva essere nascosta oppure trattata con pietà. Ed è forse anche per questo che la serie “Survivors’ Club” da una visione di questo aspetto piuttosto completa. L’Inghilterra era uscita vincente dalla guerra napoleonica, ma questo non significava che non avesse avuto perdite o reduci che portavano non solo nell’anima i segni delle battaglie. Se ne trovano tanti di romanzi ambientati in quegli anni, ma è difficile che gli uomini, protagonisti di queste storie, siano andati in guerra o che ne portino in maniera invalidante i segni sulla loro pelle.

Vincent è forse l’esempio più classico di un reduce giovane e che si è visto strappare dalla guerra qualcosa che lo può rendere indipendente: la vista. Sebbene ormai sia comunque in grado di gestire la cecità, la famiglia vuole che trovi moglie, così che non resti solo. Anche quando è sposato la moglie, dovrà persino dimostrare che non è un’opportunista che si approfitta di lui. Anzi dovrà cercherà un modo per farlo sentire il più libero, adattando la casa in cui vivono e i terreni circostanti, perché possa goderli in piena indipendenza.

Ogni nuovo libro di questa autrice conferma il piacere di conoscere una vita spezzata dalla guerra e il modo in cui sopravvive al mondo che non riesce più a vedere in lui un uomo completo. Allo stesso tempo la passione e l’amore fanno sognare i lettori. Non vedo l’ora di leggere il prossimo volume.