Recensione Rovina e Ascesa di Leigh Bardugo

Recensione Rovina e Ascesa di Leigh Bardugo

Alina, in un turbine di emozioni ha bisogno di capire che ne sarà ora di lei e come farà a combattere l’Oscuro. Come se non bastasse è imprigionata dall’Apparat che, da lei, pretende di incarnare la Santa in cui, l’intero popolo di Ravka, vede l’unica speranza di salvezza.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Mi spiace dover bocciare a pieno titolo questo volume, ma non posso farcela. Attenzione, della trilogia nel suo insieme ne parleremo dopo per ora analizziamo il volume.

Alina ha una personalità troppo mutevole: l’evoluzione di un personaggio dovrebbe essere più graduale e soprattutto dettata anche da ciò che vive. Qui è nelle mani della trama e si adatta ad essa, sembrando un personaggio che cambia idea ogni cinque pagine. Come se non bastasse il volume si muove tutto intorno alla speranza di trovare l’uccello di fuoco e (non faccio spoiler, però devo anticiparlo) il tutto si risolve in un “nulla di fatto”. Senza dirvi altro, la scelta di portare questo plot twist così a caso nella storia, da un lato è apprezzabile (perché c’è una costruzione dietro intrigante), dall’altro ancora non capisco perché fare una mossa del genere che puzza davvero di fanservice (ma sì, ai fan piacerà facciamo che è così e stop) e, anche quando “verrà usato il terzo talismano”, mi sarei giocata altre carte perché, così facendo, si riduce tutto a ovvietà, banalità e finale piatto piatto.

Quindi la trilogia merita di essere letta? A mio parere sì. Ok in questi tre volumi l’autrice pecca di ingenuità narrative, ma la serie contiene tanti elementi intriganti: la corte di Ravka dai vari sentori russi, al mondo Grisha, che da quel tocco di magia e la scelta di rendere solida la base del mondo creato. La storia di Alina è certamente adatta a chi ama gli young adult con tira e molla costanti. Per quanto riguarda la parte romance (tanto che qui la signorina ha tre opzioni tra cui scegliere), quindi non posso negare che a molti piacerà, io invece ne sono rimasta delusa ma… sì c’è un grossissimo “ma”. Banalmente il romanzo dedicato a Nikolai lo leggerei volentieri, tenterò anche con la dilogia di “Sei di corvi” che mi dicono essere meno ordinaria rispetto a questa. Quindi benché mi abbia deluso, non mi sento di bocciare questa autrice e anzi sono pronta a darle una seconda possibilità. Speriamo se la giochi bene questa volta. Nel frattempo è inutile ribadire a Mondadori che abbiamo bisogno del volume dedicato Nikolai.

Recensione Il rintocco di Neal Shusterman

Recensione Il rintocco di Neal Shusterman

Il mondo sta cambiando e sembra che lo stia facendo nel peggiore dei modi. Goddard è salito alla carica di Suprema Roncola che ora ha l’obbiettivo di imporre le sue regole alle falci di tutto il mondo. L’unica speranza è racchiusa in una cella, sprofondata nel mare, insieme a Endura.

Attenzione questo volume è stato offerto da Mondadori.

Mi spiace dover dire che riconfermo le perplessità dei primi due volumi. Anche qui una corsa contro il tempo a seguire il tipico format di queste trilogie distopiche young adult: tutti dritti a salvare il mondo in qualche modo, e sconfiggere il cattivone di turno che sembra impossibile abbattere. La cosa che rende colore è Jerico, la nota generfluid e politicaly correct di questa serie che, per quanto sia ben costruito, sembra una disperato tentativo per evitare il flop a una trilogia che davvero non riesco a salvare, considerando anche l’introduzione a freddo delle ‘questioni di genere’ mai state menzionate prima di questo libro .

Il wordbuilding è davvero interessante, non posso negarlo, ma la trama e l’evoluzione dei personaggi sembrano scritti a tavolino sin dal primo libro. Ed è un peccato perché si poteva tirare fuori qualcosa di nuovo e interessante.

Tornando invece a parlare del terzo volume, anche qui di spunti molto interessanti ce ne sono a palate: dal Rintocco stesso che è visto quasi come un profeta, allo stesso Thunderhead che ha un chiaro piano da mettere in atto. Ma il tutto viene raccontato con salti e interruzioni che rompono il ritmo. Apprezzo la scelta di rendere più ampia la narrazione, ma certi fatti andavano messi nella storia già prima. Il numero di pagine sembra eccessivo per poi avere il finale.

Mi spiace stroncarlo, e ribadire che anche i precedenti volumi non avevano convinto. Ora che la serie è conclusa mi sento di confermare che a mio parere è bocciata.

Recensione Kilmeny del Frutteto di Lucy Maud Montgomery

Recensione Kilmeny del Frutteto di Lucy Maud Montgomery

Eric Marshall è pronto per prendere il suo posto nel mondo ma, per aiutare un amico, si trasferisce momentaneamente a Lindsay sostituendolo nell’insegnamento della scuola locale. È per caso, durante una passeggiata, che Eric incontra Kilmeny. Lei sta suonando il violino, ma quando  Eric la avvicina, fugge spaventata.

Ignora infatti che la ragazza che ha visto, è la figlia di un tremendo peccato, segnata da esso anche nel corpo.

I libri di Lucy M. Montgomery sono sempre una rivelazione. Leggerla in questo libro è scoprire una nuova sfaccettatura di questa donna che, troppo spesso, viene relegata solo ai libri dedicati ad “Anna dai capelli rossi”. Certo il libro non è invecchiato bene. Si sente la struttura di inizio novecento e anche alcune tematiche segno dell’epoca. Il mutismo della protagonista omonima per esempio, viene ritenuto un elemento così invalidante, sia dai personaggi che dalla stessa Kilmeny, tanto da non meritare una vita come gli altri. Nel suo insieme però è una lettura godibile.

È un libro tradotto con molta cura, anche se vi confesso che al posto di molte note che segnalavano la forma originale del testo, avrei preferito un’introduzione che parlasse del registro scelto dall’autrice, permettendo di godere l’opera tradotta a tutto tondo. Di pregio è la scelta di inserire anche le stampe della pubblicazione originale, che avrei visto bene anche associandole alle scene nel testo, non relegate solo a fondo volume.

Lo si legge davvero in poche ore. E’ un piacere farlo, anche perché la Montgomery amava il Canada, e anche qui tira fuori la poesia dell’Isola del principe e la fonde con la storia romantica. Questo è un volume adatto a chi cerca la delicatezza dei romanzi di fine ottocento o inizio novecento. Una lettura perfetta per la primavera da poter assaporare all’aria aperta.

Recensione Primordia – L’Alleanza di J. A. Windgale

Recensione Primordia – L’Alleanza di J. A. Windgale

Le terre libere sono infestate ormai da anni dalla terribile maledizione di Venohr. Per combatterlo, Fedra, si è arruolata ad Asterya. Ma quando è il suo villaggio d’origine ad essere a rischio, riuscirà a fare quello che è giusto?

Attenzione, questo libro è stato offerto dall’autrice.

Sono molto in difficoltà con questa recensione. I primi capitoli del romanzo sono costruiti con un tono molto scherzoso, per poi precipitare senza dare al lettore le basi per permettere al personaggio principale Fedra di spiccare. Ci sono piccole accortezze che avrebbero messo il lettore in una posizione più empatica con la protagonista: si ritiene responsabile di un grave attacco al suo villaggio, ma l’autrice non ha creato i presupposti per farci stare in ansia (ad esempio era vero che non avessero controllato la presenza di altre pietre nere), oppure facendoci innamorare del suo villaggio (magari dei flashback, oppure un prologo in cui ci affezioniamo alla sua famiglia). Questo fa apparire questa emergenza meno forte.

A questo a mio parere si aggiunge anche il fatto che la protagonista inizia a infrangere molte regole imposte dalla sua accademia. Eppure sembra che, per quanto gravi possano essere queste azioni, tutti chiudono un occhio; la protagonista sembra troppo spesso avere carta bianca e non si capisce come mai abbia un trattamento così di favore nei suoi confronti.

Altra ingenuità dell’autore è anche il non dare un nome alla pietra nera. Si parla di pietre che possono assorbire potere e diffondere il male, ma non hanno una nomenclatura nel loro mondo: cosa che mi fa storcere un po’ il naso perché i gradi di potere nell’accademia, i “mostri” e molto altro, hanno un nome creato dall’autrice e che appartiene al mondo fantastico. Questo elemento, che è importante per la storia, rimane ancorato alla parola pietra senza che se ne dia una unicità. Per certi versi pensavo fosse un semplice sasso a cui un mago aveva fatto un sortilegio, invece l’autrice ci tiene a specificare che è una pietra ben precisa, che è difficile da recuperare, però non ha un suo nome. È un peccato perché stona con il resto.

Infine, quello che manca in questo libro, è un lavoro molto più massiccio sul “Show don’t tell”. Il libro è anche ben scritto (ci sono a volte alcuni refusi, ma lo imputo più al fatto che è una copia per blogger, e magari non completamente rivista rispetto a quella edita) eppure la storia sembra troppo spiegata e poco “vissuta” dai personaggi: leggendo si sentono la mancanza di almeno trecento pagine, che sono troppo spesso riassunte. Per esempio il libro meritava un prologo su Fedra e il suo incontro con i protagonisti: è chiara soprattutto la sua necessità anche per rendere più forte il rapporto con William.

Ci sono spunti originali, che forse se approfonditi avrebbero reso la lettura più a tuttotondo. Sfortunatamente, questo libro, sembra solo abbozzato.

Recensione Heartstopper di Alice Oseman

Recensione Heartstopper di Alice Oseman

L’Adolescenza è fatta di continue scoperte. Anche per Charlie e Nick che stanno cercando di capire come gestire gli altri. Fare coming out non è un dovere, però il segreto della loro relazione sembra pesare molto a Nick, come anche la paura di mettere in difficoltà gli altri.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il primo pensiero leggendo questo terzo appuntamento con Heartstopper è un po’ all’insegna dello stupore: vi confesso che vorrei davvero che ci fossero adulti così disponibili e pronti a offrire un supporto ai ragazzi che sono o potrebbero essere vittime di bullismo. Ma la realtà è molto meno rosea di quella descritta in questo fumetto. Mi spiace ma è così.

Lasciandoci alle spalle la parte che un poco va in contrasto con il mondo reale che vedo ogni giorno, ecco che si torna a sognare e a sentire quanto una storia d’amore non abbia bisogno di colori o definizioni. Basta solo l’amore. Non possiamo però negare che questo volume apre la porta a un altro aspetto difficile dei momenti di passaggio della vita: i disordini alimentari e anche l’autolesionismo. È un punto che viene toccato appena appena, ma già promette di farci soffrire tutti.

In questo volume vediamo che il mondo intorno ai protagonisti è meno “cieco” di quanto sembri, e mi scalda il cuore leggere una storia in cui una relazione come la loro è accolta, con imbarazzo, ma con sincera approvazione.

Una delle cose che più ho amato di questo volume sono le transizioni di scena: i tagli tra un momento e l’altro sono caratterizzati da una curiosa particolarità: le vignette si trasformano in grafismi che riprendono il contenuto e scemano verso il bianco della pagina vuota. Forse una delle cose più delicate e belle che abbia mai visto in una serie a fumetti, utilizzata non per decoro, ma per tramettere l’emozione di un momento o di un silenzio.

Che ne sarà di questi due ragazzi che, nonostante la difficoltà di sentirsi accettati, si amano? Già mi sono ritrovata a pormi questa domanda a fine lettura perché ho davvero paura che qualcosa li faccia soffrire, che spezzi questo equilibrio che sembrano aver trovato di pagina in pagina. Insomma resta altro che vogliamo poter leggere.

Recensione Tolkien – Rischiarare le tenebre di Willy Duraffourg e Giancarlo Caracuzzo

Recensione Tolkien – Rischiarare le tenebre di Willy Duraffourg e Giancarlo Caracuzzo

Un giovane amante delle lingue e delle ballate epiche fonda un club con gli amici con lo scopo di condividere l’amore per la poesia e la scrittura. Quel giovane uomo è J. R. R. Tolkien, l’uomo che segnerà in maniera indelebile il fantasy contemporaneo.

Attenzione questo albo è stato offerto da Renoir Comics.

Empatizzare con questo Tolkien è stato facilissimo. Dalle prime pagine ho sentito l’odore della pipa, i suoni delle poesie in Quenya, fino anche toccare con mano il verde della campagna inglese che tanto ha amato. Questa graphic novel non è qualcosa che va semplicemente ad arricchire i nostri scaffali già pieni di biografie e testi del professore. Al suo interno troviamo una dimensione nuova in cui Tolkien è semplicemente un giovane uomo che davanti alle sfortune, ma anche le difficoltà, è emerso grazie anche al circolo di amicizie vere che aveva trovato.

Lo stile di disegno è quanto di più lontano si possa associare a lui, eppure è l’unico giusto. Staccandosi dagli stili della terra di mezzo, racconta chiaramente la sua vita, soprattutto i momenti più interessanti come l’infanzia e la sua esperienza sul fronte durante la grande guerra. La copertina mi trasmetteva una storia incentrata solo su quest’ultimo punto, invece quasi metà del volume racconta bene la sua giovinezza e gli studi. Una parte di me avrebbe voluto leggere di più della grande guerra, ma è più una questione di fissazioni. Ultimamente i grandi conflitti mondiali mi suscitano un bisogno di leggere e informarmi di più, non ho mai amato la storia come ora. Non divaghiamo torniamo all’albo. Credo sia inutile dire che questo volume ha materiali e formato perfetti, ma per chi non conoscesse questo editore è il caso di ribadirlo (sul serio non lo conoscere? Urge recuperare!): è così perfetto che quasi avevo il terrore di rovinarlo perché, nelle mie mani, è un autentico gioiello.

Una volume che è un “must have” per tutti coloro che hanno amato le sue opere. Un albo davvero bello per conoscere la speranza inglese dei primi del novecento che si scontrò con il primo conflitto mondiale. Qualcosa di unico e irrinunciabile per chi, come me, al professore deve davvero molto.

Lettera a Tolkien

Lettera a Tolkien

Caro Professore,

         o forse dovrei iniziare con “Caro J.R.R.Tolkien” o magari con un più breve “Caro Jhon”… insomma se già non lo avesse capito, scriverle non è una cosa semplice. Avrei tanto voluto almeno incontrarla dal vivo, avevo in programma di passare da Oxford nel 2020, per fare un giro veloce a portarle un mazzo di fiori sulla sua tomba, ma… c’è stata una pandemia, poi pure la brexit e ora la variante inglese, quindi al momento l’unica alternativa è una lettera.

Quali potrebbero essere le parole più adatte? come le posso spiegare che lei è stato allo stesso tempo la mia salvezza e la mia rovina? Ci provo. Partiamo con il dire che in questo stesso periodo, nel marzo del 2002, per affrontare la dislessia, presi il suo “Il Signore degli Anelli” in prestito dalla biblioteca. È stato il primo libro che ho letto consapevolmente, cercando di affrontare la mia incapacità alla comprensione e alla lettura. CI misi otto mesi a finirlo. Gli feci fare pure una trasferta estiva a Ponte di Legno. Lì ritrovai dal vivo la sua Contea, a pochi passi dalle trincee della prima guerra mondiale, sebbene fossi sugli altopiani bresciani. Un qualcosa di diverso dalla campagna inglese che l’ha ispirata, ma non starò qui ad annoiarla. È altro che le devo dire. Beh quegli otto mesi hanno causato una dipendenza dai suoi libri che è sfociata anche in una lettura forsennata di molti altri volumi; fino ad allora consideravo le letture per me inaccessibili. La mia casa ora conta più di duemila volumi (in aumento), e credo un migliaio di averli letti, ma sa, tenere i conti non è il mio forte.

Come se questo non bastasse, con quella lettura iniziai a sognare. Scrissi. Lo so è una cosa tipica dei novellini che fanno fantasticherie sulle storie che amano, ma nel mio piccolo ero orgogliosa di aver creato un decimo componente della compagnia dell’anello: una sinuosa elfa che avrebbe stregato il cuore di Legolas. Lo so, lo so, ma ero una adolescente con il pallino per Orlando Bloom, non ci si poteva aspettare che fantasticassi su epiche battaglie. Però iniziai a scrivere. Oggi conto due lavori editi, uno inedito e la speranza di continuare a scrivere e pubblicare.

Non mi ritengo alla sua altezza, non oserei mai chiederle di leggere qualcosa di mio, anzi me ne vergognerei tantissimo. Devo studiare ancora molto. Poi nel mio piccolo questo amore verso le storie, che lei ha fatto sbocciare, è anche fonte di tanto dolore.

Vorrei essere stata fortunata come lei ed avere degli amici storici con cui condividere i miei testi, ho cercato di avere dei buoni rapporti con “i colleghi”, ma a volte non mi sento degna di essere letta da loro. Mi domando se leggere e scrivere mi abbia davvero fatto bene. Professore, perché soffro così tanto per ciò che amo? Perché non è facile scrivere e vedere i propri lavori arrivare ai lettori? I tempi sono molto cambiati e darei la mia vita se solo potessi dedicarla unicamente alla ricerca della storia perfetta che potrà, suscitare in altri, quello che la sua fece per me. Sono giovane, c’è tempo perché io riesca o abbia almeno tempo per provarci davvero. Magari non riesco ancora a vedere che ho bisogno di lasciare che tutto trovi il suo posto, che in fondo tutto questo tempo che dedico al lavoro che mi paga affitto e bollette, prima o poi, mi aiuterà a trovare anche la possibilità di realizzarmi.

Le sembra giusto professore che io soffra così tanto per il seme che piantò in me un suo libro? Vorrei tanto una sua risposta. Vorrei poterla leggere e sentire che non è tutto vano, non saranno magari rose a fiorire in me, ma mi accontenterei di tanti papaveri rossi.

Per quanto possa soffrire la ringrazierò lo stesso, anche di tutto questo dolore, perché sono una persona con uno scopo, se quella ragazza non avesse letto il suo libro ora non saprei dirle se sarei arrivata a oggi.

Spero di poterle venire a porgere i miei omaggi presto. Voglio vedere la sua amata Oxford, voglio scorgere la campagna che l’ha ispirata e leggere i passi dei suoi libri mentre cammino attraverso le strade che sono state anche sue. Per ora posso solo sognare, ma le prometto che ci sarò. Torno a scrivere, lei mi aspetti, prima o poi ci incontreremo.

Le porgo i miei più sinceri saluti, anche alla sua adorata moglie che riposa accanto a lei.

A presto Professore…

Alice

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Penelope ha la veneranda età di ventotto anni, ormai zitella e senza speranza, ha sempre e solo desiderato un uomo: Colin Bridgerton. Non ha mai rifiutato una proposta di matrimonio, ma del resto nessuno si è mai azzardato a farne una. Ora che però il suo grande amore (anche se immaginario) è tornato a Londra, è pronta a sognare di nuovo, prima che lui riparta e la lasci di nuovo sola.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il problema che tutti incontreranno nel leggerlo, avendo anticipatamente visto la serie tv, è il mega-spoiller che ha saputo fare e che toglie molta suspance a questo volume. Partiamo con il dire che qui la scena è divisa tra, Penelope ormai zitella, e Colin (il terzo Bridgerton) ancora scapolo e senza una chiara direzione da prendere per la sua vita.

I due personaggi si completano perfettamente e finalmente (rispetto al terzo volume che avevo trovato scialbo) si ritorna alla frizzantezza tipica di Julia Quinn. Penelope con il suo modo ottimistico di affrontare la società che la sottovaluta, contrapposta a Colin, il ragazzo reputato da tutti perfetto che si sente perso senza obbiettivi. Per certi versi ricorda molto il percorso fatto dal fratello Benedict, ma qui finalmente la storia non è un canovaccio così scontato che riprende la versione romantica di Cenerentola.

Ho parlato di spoiler, ma non vi dirò quale e non aggiungerò altro sulla trama, perché penso sia davvero un peccato che Mondadori abbia aspettato tanto. Fossi stata in loro avrei pubblicato questo volume a inizio dicembre, almeno si poteva avere la possibilità di leggere la serie con questo fondamentale dettaglio.

Insomma, se avete amato la serie tv, sono certa che vi perderete anche tra queste pagine. Certo, niente duchi, ma fidatevi amerete anche Colin.

Recensione Wilder girls di Rory Power

Recensione Wilder girls di Rory Power

Una scuola di sole ragazze su un’isola. Tutte affette da un morbo misteriose che a tratti le deforma, trasfigurandone una parte fino a renderle mostruose e sempre più vicine alla morte.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Ci sono tante cose che proprio non funzionano, a mio parere, in questo libro. Troppe ingenuità strutturali, troppi momenti spesi in frasi di elucubrazioni che non servono minimamente alla trama. Una buona parte del testo non da nulla al lettore. Ed è un peccato perché ci sono molte cose che, per esempio Hetty, avrebbe potuto trasmettere al lettore sul TOX (il morbo che le affligge) che invece viene gestito come un contorno. L’esempio più ovvio è quello della scuola. Sono tutte trasfigurate dalla malattia in qualche modo, eppure lo ricorda giusto ogni tanto. Ribadisce i “difetti” delle altre protagoniste, ma non si sofferma mai a raccontarli davvero: non vediamo grandi conseguenze se non il fatto che Reese non può sparare. E poi tutte vogliono sopravvivere? Sul serio? Nessuna che da trasformata desidera di morire? Nessuna che alla fame, alla prigionia, risponda dando fuori di matto? Tutte lì, rinchiuse in una scuola, nei dormitori, con due adulti e tutte che rispettano le regole? Sul serio? Hanno le armi e a nessuna in due anni è mai venuto lo schizzo di prendere il potere e mandare a quel paese tutto? Non dico che dovesse andare così la storia, ma si menano per un tozzo di pane ammuffito, e poi vivono in pace e rispettano le regole? È impossibile che siano tutte belle tranquille ad aspettare la cura o la morte.

Anche la dinamica LGBT sembra messa lì così giusto per dare colore, e il rapporto Reese-Hetty-Byatt mi ha fatto storcere il naso. Un po’ perché sembra essere messo lì a casaccio, toccato, sfiorato in alcune scene e poi è “ammore”. Devo dire che essendo il secondo F/F che leggo, ancora non riesco proprio nemmeno a provarci ad empatizzare con i personaggi, quindi qui lo dichiaro, preferisco gli M/M.

Un libro con una cover da sogno che però non riesce proprio a dare di più al suo interno di un po’ di curiosità. Sconsigliato, bocciato, passate oltre. Ok è la mia opinione ma riassume tutta la delusione dell’averlo letto.