Recensione Aki il Bakeneko di Stefania Siano

Aki il Bakeneko

Aki è un Bakeneko, un demone gatto giapponese che vive nascosto dagli uomini, mangiando umani. Dopo aver però divorato Hiroshi è costretto a prendere le sue sembianze e, per una serie di contrattempi, si ritrova a vivere la vita dell’umano di cui ha preso il volto.

Come nasce una storia? Tanto tempo fa (non così tanto, ma sembrano passati secoli) un gruppo di autrici decise di scrivere dei racconti i cui protagonisti erano Yokai, racconti che dovevano finire in una antologia per aiutare ognuna di noi a farci conosce. Ricordo che io scelsi la Yuki-onna perché mi affascinava, ma in realtà poi finì che lei non era davvero la mia protagonista, anzi mi ritrovavo con un world building sprecato per un racconto (ci vuole un romanzo che un giorno scriverò). Solo una di noi decise di portare a termine il suo lavoro e, quella persona, era Stefania Siano con il suo Bakeneko.

Un racconto breve che si divora piacevolmente in una giornata, magari coccolando il proprio gatto di casa e controllando, per essere sicuri, che non sia anche lui un piccolo demone. La lettura come dicevo è veloce, ci si immedesima nella storia con poche pagine e, come Aki è imprigionato nel corpo e nella vita di Hiroshi, ecco che si rimane a leggerlo tutto fino alle ultime pagine.

L’unico difetto che ho trovato è stata la scelta di far spiegare al lettore le caratteristiche degli Yokai coinvolti, avrei preferito che Aki desse per scontate alcune cose, e piuttosto usasse i tratti particolari dei demoni per introdurli al lettore meno avvezzo alla cultura giapponese. Questa è una finezza narrativa per palati ricercati che mi sento di far presente, non è un elemento che rallenta o disturba la lettura.

Le illustrazioni che poco hanno di nipponico aggiungono una visione alternativa al testo, arricchendolo con uno stile tutto suo, fuori dai canoni e raccontato attraverso il tratto pulito di Paola Siano.

È stato piacevole leggere questo libro in attesa dell’uscita del secondo volume: ideale per chi cerca qualcosa di ben scritto e che accompagni un pomeriggio con le avventure di questo gatto demoniaco, e superconsigliato a chi ama la cultura giapponese.

Articoli simili

  • 2020 – L’anno di letture della Chimera (seconda parte)

    Riprendiamo da dove mi ero interrotta. È ora di parlare del meglio della Distopia. È un genere che dopo Hunger Games è scaduto nello young adult, dimenticando le vette raggiunte dai capolavori che gli avevano dato un peso importante. Attenzione amo gli YA, ma troppo spesso diventa quasi una caricatura di se stesso. Sono felice di averlo riscoperto attraverso romanzi che hanno lasciato altrove questa bruttura, e il meglio è segnato da “La tuffatrice”, “Catena Alimentare” e “L’ascesa di Senlin”. Questo trittico ha caratteristiche diverse: i primi due futuristici, il terzo più fantasy, ma sono pronti a togliere il velo di felicità dietro cui, una società perfetta, nasconde il marciume della sua essenza. “L’ascesa di Senlin” non è propriamente distopico, ma la torre e la favola che viene raccontata su di essa sono un ottimo spaccato del mondo moderno, dove siamo capaci di vedere e vivere l’irrealtà senza capire che, in fondo, dietro a così tanta perfezione non c’è altro che una facciata.

    Fantasy e Urban Fantasy… come sempre il primo amore non si scorda mai, ma questa volta ho fatto davvero fatica a creare un podio. Ad esclusione di uno che mi ha davvero sorpreso, gli altri due sono stati quasi unicamente intrattenimento con molti (forse troppi) difetti. Partiamo dalla coppia che si è “lasciata leggere” con piacere nonostante l’imperfezione, anzi, tra buchi di trama e cadute di stile si sono rivelati un bel groviera; mi riferisco a “Crescent City” e “La guerra dei papaveri”. Il primo davvero troppo prolisso, ma che mi ha tenuto compagnia con piacere. Il secondo, con grandi errori nella trama, che però si legge con piacere grazie alla scelta dell’ambientazione orientale, un elemento che si rivela importante e non di solo contorno.”Wicked Tapes”, il podio è di nuovo di Margherita Fray. Si rivela il romanzo (anche se breve) più bello del genere: è completo, frizzante, sconvolgente, romantico e ha una struttura alternativa. Consigliato perché è anche una prova d’autore sensazionale: dimostra la versatilità di chi scrive, la flessibilità a non rimanere ancorati all’etichetta di un genere, e il pregio di adattare se stesso alle storie che vuole raccontare.

    Ora senza indugi andiamo al meglio del meglio. Di solito nomino tre migliori titoli, più una menzione speciale ma la realtà è che quest’anno ho letto dei libri che meritano di essere citati. Non posso ridurla a numeri così bassi, abbiamo tre menzioni speciali e ben cinque volumi sul podio.

    Da citare a margine, perché hanno fatto in qualche modo la differenza di quest’anno, sono “Poirot – Tutti i racconti” che mi ha aperto gli occhi sulla figura di questo investigatore il cui accento francofono e i baffetti mi avevano sempre attirato, ma con cui pensavo non sarebbe potuto scoccare nulla e invece è stato amore. Il secondo che cito è “Cuori Arcani”, una storia davvero particolare che trasudava di profumo d’arancia e mi ha mostrato come l’amore per i luoghi può portare a creare storie poetiche. Non è un libro che ho promosso a pieni voti, anzi, ma voglio rileggerlo perché credo di averlo iniziato in un momento sbagliato. Sono sicura che quando lo rileggerò si mostrerà in tutto il suo splendore. Infine, ma non per questo da sottovalutare, “Paul Verlaine – il fiore del male”, una storia che mi ha mostrato come un editore possa tirare fuori dalla bravura dei suoi autori una collana editoriale che ha un potenziare incredibile.

    Chi c’è sul podio però? Beh… facciamo che ve ne parlo in un articolo a parte.

  • Recensione di Alice per Sempre di Dan Panosian, Fabiana Mascolo e Giorgio Spalletta

    Alice ha una vita complicata. L’unico rimedio comodo per stare bene, è tornare nel paese delle meraviglie. E solo l’oppio lo permette. Siamo nell’epoca vittoriana, una donna non può permettersi certe fughe senza rischiare che tutto questo metta in pericolo la sua reputazione. Per questo Alice decide di farsi ricoverare in un manicomio. Arriva in Italia il volume “Alice nerver after”, che Saldapress propone con il titolo “Alice per sempre”, una serie che in America era edita in 5 mini volumi e, che per il nostro paese, ci viene già proposta in una raccolta unica. Cosa aspettarci però da questo volumetto?

    La premessa della trama è abbastanza semplice. Nell’insieme la storia ricorda abbastanza il film “Sucker Punch”. Non che ciò sia un difetto, ma ammetto che avrei voluto una storia più fresca; il complicato e intrigante rapporto tra Alice e la psichedelia non è certo una novità, come anche includere l’ambientazione dei manicomi (si veda Alice: Madness Returns). Questo rende la trama come un mix che a volte sembra avere il retrogusto già sentito o visto altrove. Questo non significa che determinati elementi non possano essere riproposti con una nuova storia, ma qui a mio parere la narrazione sembra restare in una comfort zone. Nella trama quindi non ci sono grandi novità (sempre che abbiate visto “Sucker Punch”, giocato a “Alice in Madness” per citarne un paio). Interessanti sono però i parallelismi tra questa Alice e quella classica/storica: ecco che le sorelle che compaiono hanno i nomi delle corrispettive della vera Alice che ispirò Carroll. A ciò si aggiunge anche la scelta di portare alcuni elementi di Wonderland nel mondo reale: la direttrice Hulda richiama la spietatezza no-sense della regina di cuori, i due carcerieri Thomas e Theodore sembrano Pincopanco e Pancopinco e, controllando meglio, si trovano molti altri esempi. Una nota intrigante è anche la scelta di mettere il punto di vista nelle mani dei due gatti di Alice: Kitty e Bucaneve. Il tutto accompagnato anche dalle piccole avventure che si possono godere in parallelo sul lato superiore di alcune tavole.

    Se quindi per la trama lascio una sufficienza, per i disegni magistralmente realizzati da Giorgio Spalletta e colorati da Fabiana Mascolo dietro il character design di  Dan Panosian, mi sento di dare l’eccellenza. Quasi mi spiace non sia stato proposto nel formato americano, (cinque volumi singoli), dove ci sono state proposte diverse variant cover davvero uniche e spettacolari.La domanda quindi è: vale la pena l’acquisto di questo volume, da parte degli amanti di Alice?

    Come vi dicevo poco sopra, non si tratta di un volume con una storia nuova, le vibes sono abbastanza canoniche. Questo non significa che risulti essere un volume di bassa qualità: partiamo dal presupposto, che avendo letto e visto tantissimi retelling o adattamenti di Alice, sorprendermi è cosa alquanto difficile. Questo invece potrebbe succedere per altri che non masticano Wonderland ogni giorno, la trama a loro apparirebbe davvero originale. Infine la componente grafica è davvero intrigante e non richiama classicismi Disneyani, anzi è una Alice molto Americana. Certo ritroviamo i capelli biondi e l’abito azzurro, ma questa Alice non ha nulla in comune neanche con quella Burtoniana.

    Un fumetto che attendevo da tempo (dovete sapere che avevo intercettato le uscite americane prima ancora di scoprire che Saldapress lo programmasse in Italia) e che un poco mi ha deluso perchè mi aspettavo altro, ma non si tratta di una proposta di serie B che sconsiglierei, anzi, grazie anche la formato medio si può godere di questa Alice. Se volete scoprirla (perché poco la conoscete) questo è un buon esempio di come si può trasformare un classico letterario in qualcosa di horror e psichedelico. Se però siete master & commander in cadute in tane del bianconiglio … ecco, non aspettatevi grandi stravolgimenti a strade che, molti, altri hanno già percorso nel paese delle meraviglie.

  •  | 

    Salone 2022: In ritardo ma con la certezza di avere tanti libri ed essere povera

    Premessa: sono in super ritardo, lo so, vi giuro che avevo iniziato a scriverlo subito dopo il salone. Ma sono finita in un pantano di 3000 cose da fare e l’articolo è rimasto incompleto per settimane; anche se ormai stiamo tutti pensando a cosa portarci sotto l’ombrellone, io vi porto indietro nel tempo.

    Che questo 2022 si stia rivelando un anno davvero borderline, mi pare che ormai non ci siano più dubbi. Tra i problemi di salute, che mi hanno fatto tirare il freno a mano in molte mie attività, e la promozione a una nuova posizione di responsabilità che ha stravolto (in meglio, ma sono finita nel sottosopra) la mia vita, questa edizione del Salone è stato qualcosa di diverso e unico. La prima grande rivoluzione è stata quella di andarci con alcuni colleghi, senza nascondere che sono una blogger (però non sanno che scrivo; un passo alla volta): la cosa più divertente è stato il viaggio durante il quale abbiamo parlato a pieno titolo di cosa faccio, leggo e di come funziona il mondo della promozione editoriale. Una volta arrivata ho cominciato con appuntamenti e giri acquisti (con conseguente povertà annessa). Ma prima di snocciolarvi i titoli e le scoperte editoriali, parliamo di ciò che mi ha fatto urlare: Finalmente. Quando ho ricevuto la newsletter ho accolto davvero con  gioia la distribuzione gratuita di acqua potabile! Si poteva infatti accedere alla fiera con la propria borraccia e riempirla all’occorrenza. Niente spese assurde per mini bottigliette d’acqua e soprattutto zero plastica sprecata. Spero la ripropongono anche alla prossima fiera e soprattutto, coloro che hanno comunque acquistato bottigliette, che vengano attrezzati anche loro per non fare sprechi. Lo so, sono diventata green, ma devo ammetterlo: mi piace l’idea di fare la mia parte per mantenere più pulito il pianeta.

    Ora basta con le ciance, andiamo dritti al sodo: il primo acquisto (ormai è diventato un rito sia per il Salone che per Più libri più Liberi) è quello fatto in casa Watson Edizioni e, come sempre, non ha deluso. L’uscita che aspettavo è il nuovo pezzo per la mia collezione di libri a tematica Alice, anche se in realtà avevo la vecchia edizione uscita in self di Ritorno a Wonderland di Alessia Coppola. Dopo averlo recuperato la mia copia ho controllato la loro collana Ritratti … ho dovuto assolutamente recuperare l’ultimo arrivato dedicato a Emily Dickinson intitolato La dama bianca. Per farvi capire quanto amo questi libri, nemmeno ho controllato la sinossi. Amo la figura di questa poetessa, non potevo proprio resistergli, soprattutto sapendo la splendida idea avuta per questi libri: raccontare sotto una nuova chiave di lettura i personaggi storici.

    Confesso che avevo una lista risicata, eppure come sempre non l’ho rispettata comprando molti altri libri che non erano previsti, ma la colpa è di Alter Ego Edizioni. Non è che abbia sforato completamente, però avevo tre titoli in lista, e ne ho comprati due di quelli, e altri due perché sì. Frequentando da troppo tempo Red Kedi, sono anni che mi fa una testa quadra su Anna Cambi, quindi dritta per dritta ho preso subito Rosso Fuoco. Sono rimasta un poco delusa dal fatto che non avessero XXL quindi ho dovuto consolarmi (per forza!) con un altro libro. La scelta è ricaduta su Diversamente Vivi di Fabio Tiso; con un titolo così dovevo comprarlo. Inoltre è una raccolta di racconti e sta diventando quasi una tradizione che a ogni Salone, mi rimanga tra le mani almeno una raccolta di racconti.

    Consolata la mancanza del secondo libro di Anna, mi sono allora buttata sulla loro collana Gli Eletti che erano in sconto con 4 volumi a 10 euro. E nulla, potevamo non approfittarne: due io e due Red Kedi. Sono riuscita a trovare l’altro libro rimasto nella mia lista, Il rifugio di Grazia Deledda, a cui ho abbinato Miss Lonelyhearts di Nathanael West.

    Come sapete amo investire nei piccoli autori, quindi ho comprato Insetti – Dei e demoni di Fulvio Giachino edito WBA Books. Si tratta di un volume che avevo già intravisto online e ho deciso di portarlo a casa approfittando anche della presenza dell’autore, che è stato così gentile da autografarmelo.

    Prima di chiudere con l’immancabile capitolo “Libri di Alice in Wonderland” (perchè mica posso tornare da una fiera del libro senza una sana dose di mondo delle meraviglie) un passo indietro. Mi sono innamorata di un gioco. E’ la prima volta che a un evento come il Salone decido di spendere in qualcosa che non siano libri. Si tratta di Story Cubes, un set di dadi per creare storie al momento, anche astruse. Ho pensato fosse un gioco perfetto per stare con gli amici scrittori, soprattutto in quelle serate alcoliche. Ho investito su quelli dedicati al fantasy ma ho idee molto malate e sto pensando di mischiarli con altro.

    Infine una menzione, voi tutti sapete che amo moltissimo scoprire nuove case editrici. In questa edizione del Salto è stata la Coppola Editore: i libri ricordano moltissimo il catalogo ABEditore, con uno stile grafico unico. Fanno un gran investimento in questo ambito ed è una cosa che adoro (e infatti ho chiesto subito se non avevano una Alice, ma per ora non è prevista). In quel momento non avevo budget, ma devo confessarvi che sto già mettendo nella mia wishlist diversi titoli.

    Abbiamo tergiversato ma ecco qui le “quote Wonderland” del Salone: primi tra tutti il contributo di Lilletta, la donna che come me ha un grande problema, appena escono cose belle DOBBIAMO averle. Lei ha pensato a me quando è stata in Giappone (ben prima dello scoppio del Covid) e mi ha portato un’agenda e una Gashapon che sono state subito inserite nella mia collezione. Il secondo “contributo” arriva da Logos Edizioni, che ospitava Stefano Bessoni, di cui già avevo comprato Alice Sottoterra ma, mancandomi la nuova edizione White Rabbit Edition, non ho resistito e ho dovuto farmela autografare.

    Tirando le somme non ho comprato moltissimo, è stata una fiera diversa, ma devo ammettere che avevo comunque bisogno di andarci: sì forse era passato poco tempo dalla precedente edizione, da un lato anche io sentivo che era troppo presto, eppure devo confessarvi che è stata una fiera che ho vissuto bene. Uscendo un poco dal mio guscio, e anche iniziando a condividere chi sono al di fuori del web. Insomma di nuovo povera e piena di libri, ma alla fine ci sta…

  • Recensione Aki il Bakeneko e il demone volpe di Stefania Siano

    Dopo aver sconfitto il Nurarihyon la vita di Aki è tornata normale. Almeno per quanto può esserla per un Bakeneko che si finge umano. Eppure questa tranquillità sarà presto sconvolta dall’arrivo di Koichi, un demone volpe.

    Attenzione questa copia è stata fornita da Stefania Siano.

    Chi in adolescenza ha respirato le atmosfere dei manga, quei fumetti così strani (e che sì, chiamavamo fumetti), certamente potrà capire quando parlo dell’emozione di fantasticare sul Giappone: quella magica sensazione che trasmettono le divise scolastiche, gli amori da shojo, i ciliegi in fiore e i grattacieli di Tokyo. Sullo sfondo ogni scena che prende vita nella nostra testa. Sono queste le epifanie che nascono dalle pagine di Stefania Siano, ora, dopo tanti anni in cui ritorna a raccontare del suo Bakeneko Aki. Si vede che l’autrice è cresciuta e, soprattutto il finale, tira fuori quel dolce amaro che fa urlare “ne voglio ancora”, perché questo nuovo volume ha la forza di un romanzo breve, nel delicato spazio di un racconto.

    Si legge in poche ore, lo si ama, e all’ultima pagina si controlla che non ci sia davvero altro (forse alla mia copia mancano delle pagine? No, mi sto solo illudendo,voglio leggere altro) perché l’autrice ormai ha un percorso chiaro in cui direzionare il lettore e, a noi poveri spettatori, tocca solo pazientare per poter leggere altro.

    Aki è maturato e ormai il rapporto con Yoko potrebbe accontentare noi lettori, ma l’arrivo di Koichi non solo sconvolge le carte in tavola, ma permette anche di vedere che c’è un mondo più complesso di quello raccontato nel primo libro: ecco che gli Yokai sono un dato di fatto, ma ben camuffato al mondo umano. Hanno società e non solo. Una scelta che apre la porta a possibili nuovi racconti, e anche Yoko, come personaggio evolve.

    Tornano le illustrazioni di Paola Siano che, con il loro ormai inconfondibile, stile non si piegano all’ambientazione nipponica, ma offrono una visione alternativa unica che ormai rende speciali le opere delle Sorelle Siano: una che costruisce con le parole, l’altra che dona forma con il sapiente lavoro di chiaro scuro.

    Un racconto breve, bello da leggere e assaporare, di cui si sente una sola mancanza: il seguito. C’è bisogno di un racconto numero tre e quattro (non disdegnerei nemmeno un cinque) che spero arrivino presto.

    Se amate le atmosfere scolastiche da anime/manga non lasciatevi sfuggire questi racconti.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *