Sarà un autunno Chimerico!

Un autunno "Infelice"

Tenetevi stretta la felicità delle riaperture perché sarà un autunno pauroso: ho firmato con una nuova casa editrice e tra qualche mese potrete vedermi tornare in libreria con marchio Segreti in Giallo Edizioni.

Durante la quarantena ho ripreso in mano la mia vita di autrice, l’ho fatto scrivendo, dando un occhio a tutto quello che avevo prodotto in questi anni, ma anche guardando al mio futuro. Troppo spesso ero rimasta succube dell’idea romantica del mondo editoriale dove sembrava che bastasse impegno e bravura per ottenere successo e intraprendere la vita dello scrittore a tempo pieno. L’isolamento mi ha permesso di guardare agli errori del passato, a ciò che in più di dieci anni ho lavorato o abbozzato, e ho usato il tempo per togliere da cassetti e armadi storie che quasi avevo dimenticato.

Rileggendo i miei primi lavori mi sono resa conto di quanto sia cambiata da quando scrissi per la prima volta una mia storia; la giovane donna che stava affrontando la depressione e sperava che i libri potessero salvarla ha dovuto aprire gli occhi: non sempre gli editori sono onesti, non sempre credono nei prodotti che pubblicano, non sempre mantengono le promesse quando ti dicono che il tuo libro è perfetto per loro. Di sicuro la gavetta mi ha insegnato che voglio scrivere e voglio farlo con professionalità, rispettando i miei testi e magari prendendomi più tempo prima di decidere quale editore potrebbe pubblicarli; proprio come ho fatto questa volta, vagliando diverse case editrici e scegliendo quella i cui prodotti ben si abbinavano al mio. A volte si sogna di firmare con editori importanti o quotati, ma se la propria storia è troppo diversa dal loro catalogo si rischia di essere abbandonati dai loro lettori che cercano tutt’altro tipo di storie. Mi sono sentita dire che solo il romanzo rosa vende, mi sono vergognata perchè non scrivo seguendo la massa, ho passato due anni a provare la strada romantica, ma io non sono fatta per questo genere, lo leggo, ma non lo sento mio quando lo scrivo.

Se ho imparato qualcosa con “Delicato è l’Equilibrio”, la cui pubblicazione è stata molto travagliata, è che nonostante non sia un romance puro, ha avuto già due ristampe: tutto questo lo devo a La Ponga Edizioni, ho capito che non mi devo vergognare se le mie storie non sono quelle che leggerebbero tutti, non devo cercare di seguire il mercato, devo scrivere quello che sento mio.

La morale è semplice chi non sa vendere altri generi, all’infuori di quelli che già hanno un mercato forte, è perché non li sa far conoscere. Del resto non si possono fidelizzare i clienti se la linea editoriale è troppo generalista (soprattutto se l’editore è medio/piccolo). Se siete autori e avete sentito sempre questa scusa, tanto da arrivare a sentirvi in colpa per quello che scrivete, ricordate che il vostro lavoro è scrivere, il lavoro dell’editore è vendere, il problema non è la storia, soprattutto se siete stati scelti per il vostro talento e i pochi lettori che vi hanno letto ve lo hanno confermato. Il fantasy e l’horror non faranno i numeri di certi romanzi da classifica amazon, ma hanno un loro seguito e come dimostrano grandi autori nostrani di questi generi, possono avere un grande pubblico di lettori.

Per questo ho cercato un marchio giovane, dinamico che sta lavorando su testi a me affini come l’horror, il gotico e anche il paranormal. Volevo un editore dove il mio lavoro non stonasse, in un catalogo con volumi che avrei letto o, perchè no, avrei voluto scrivere. Segreti in Giallo Edizioni ha valutato positivamente un mio lavoro e sono stata onorata di aver firmato ed essere entrata nella loro squadra, che già conta dei libri di successo tra i lettori.

Non ho una data di pubblicazione (tenete d’occhio l’editore per l’annuncio ufficiale) posso solo dirvi che potrebbe già uscire questo autunno.

Sono Felice, è un nuovo passo avanti. La vita di uno scrittore è fatta di molta solitudine, di compromessi tra il mondo reale e quello della tastiera, di pagine che a volte si ha la paura di scrivere. Oggi però sorrido, voglio affrontare tutto a testa alta senza dimenticare che qualcuno, là fuori, mi ha letto e vuole nuove storie chimeriche da leggere.

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    Prima che il fandom di questo libro si faccia illusioni, chiariamolo subito: no, non ho scritto il seguito; non ho intenzione di scriverlo. Semplicemente lo rimanderò in stampa…
    Sono infatti scaduti i termini con La Ponga Edizioni che mi ha supportato in questo progetto, e che ancora ringrazio perché hanno fatto arrivare questo volume ai lettori. Non ero affatto convinta di iniziare questo percorso, eppure qualche giorno fa ho partecipato a un evento dove c’erano molti miei lettori (posso dirvi che sono ancora parecchio sorpresa che tutta quella gente mi avesse letto) e che, parlando di quello che avevo scritto, continuavano a dirmi “Delicato è bellissimo!”
    Per chi conosce i retroscena, o chi ha letto i ringraziamenti, sa che questo è il libro che mi ha fatto smettere di scrivere. Per questa storia provo amore e odio. Visto però che non sto scrivendo con continuità, mi sono quasi convinta che, con in mano i suoi diritti, non potesse far altro che cadere nell’oblio. Eppure quando penso all’idea “massì, ha fatto la sua vita, sono a posto così”, ecco che sulla mia strada le persone mi dicono “ma sai che è un bel libro? L’ho divorato”.

    Non sarà facile, ma ho deciso di dargli una nuova veste. Resterà il titolo, ma provvederò a sistemarlo con l’aiuto di Gioia De Bonis che, armata di penna rossa e forbici, mi aiuterà a riportarlo in vita.
    Ho fatto pace con la scrittura? No, le ferite che ho nell’animo sono ancora aperte, non ho collezionato nessuna cicatrice figa che mi aiuti ad archiviare la paura che provo nel raccontare una storia. Questo è un nuovo inizio. Il primo passo per offrire un ramoscello d’ulivo a quella parte del mio cuore che ancora sanguina. Non ci sono date, non ci saranno novità per un po’ di tempo. Quindi? Beh continuate a seguirmi e pian piano ne saprete di più.

    P.S. L’immagine del post è della copia di Delicato l’Equilibrio che ha viaggiato nelle mani di tanti lettori grazie al bellissimo gruppo Libri Itineranti. E’ tornata da me per gentile concessione di Francesca Ostili a cui, appena possibile, arriverà la primissima copia di questa nuova edizione. Guardando queste pagine, a ogni mio dubbio, capisco che è ora che la smetta di non credere in questa bellissima storia.

  • Una Planchette per domarli tutti

    Uno degli elementi a me più cari di “Delicato è l’Equilibrio” è certamente la Planchette della Ouija che si trova sulla copertina. La sua storia è molto particolare, ma del resto questo libro ne ha viste di tutti i colori, quindi non sorprendetevi troppo se anche questa ha una sua storia.
    La Planchette, anche se sbagliato, aveva il nome in codice di Ouija quando la nominavo durante la lavorazione finale del libro, non è nata con la storia. È postuma all’editing finale che feci nell’estate del 2017, e fu una scelta fatta per creare le basi per la grafica del libro (che era stata discussa con il primo editore che ebbe per pochi mesi “sotto contratto” l’opera), poi stravolta per la versione definitiva del libro come lo vedete ora. La storia aveva alcune lacune e con il bravissimo Federico Tiraboschi (e su suggerimenti del mio compagno) trovai non solo il modo di inserirla, ma divenne la chiave di volta per la storia. Più che la trama, che con quel tassello aveva ampliato la sua complessità, mi preoccupava come sarebbe stato questo oggetto, e come avrei dovuto descriverlo.
    Lo confesso, sono una di quelle pazze scrittrici che per prima cosa fa una ricerca iconografica. Radunare immagini è una tecnica che mi aiuta a descrivere un oggetto, un personaggio, o un luogo. C’è chi fa wordbuilding con tutti i dettagli del mondo che crea, io invece mi infilo nelle gallery, per avere le basi per descrivere quello che voglio inserire nel mio libro.
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    Dopo settimane di ricerca ho trovato i lavori di Ravncotio in particolare la Moonlight Moth Plachette. Quella era perfetta! Ok era grandina per essere un ciondolo, ma il suo design era perfetto. Inoltre la falena conosciuta con il nome il design, nella simbologia e nelle leggende, la si trova collegata agli spiriti. Della mia protagonista non ho scritto molto il suo passato nel libro, ma sapendo che aveva lei perso i genitori in giovane età ho trovato che questa falena le si adattasse molto, quasi potesse essere il suo famiglio o lo spirito guida.
    Avevo trovato non solo il design, ma anche i collegamenti alla storia, il problema erano i soldi! Ravncotio per delle planchette customizzate chiedeva una cifra troppo alta. Venne in mio soccorso Andrea Wise che mi consigliò gli splendidi lavori di Marta Beltrame. Lei ha realizzato la copia zero, la cui realizzazione mi ha emozionato moltissimo: per prima cosa Marta ha lavorato secondo i tempi e facendo diversi incontri per valutare come realizzarla, i materiali, e soprattutto il design. La forma di base da cui è stata ricavata quella del libro è opera solo sua.
    L’editore però bocciò il suo lavoro e io a meno di un mese dalla consegna degli elementi grafici mi ritrovavo con la copia zero non adatta.
    Per fortuna, per caso, o forse è stata una buona spinta dell’Equilibrio, nel viaggio di ritorno dal Salone 2019, il marito di una mia cara amica mi ha suggerito di realizzarla con una stampante 3D e lui si era offerto di modellarla.
    Da lì parte un percorso in cui ho ridisegnato il progetto di Marta per poi farlo scolpire e stampare da Martino Zinzone. Decine di versioni una più bella dell’altra, ma non abbiamo stampato finché il mastro designer ha decretato che più di così non si poteva lavorare. C’è voluto davvero tanto tempo.
    Quando la sottoposi ai nuovi editori chiedendo, tra le due versioni finali quale preferissero da autentici uomini risposero: sono identiche. Dovetti far notare quali fossero le differenze prima di scegliere il definitivo.
    Questi passaggi sopra citati sono stati la parte più divertente di questo lavoro che ha impegnato tante persone, in particolare Miss Oneto, che ha creato le matrici in da cui ha ricavare le copie che poi sarebbero finite nelle box.
    Ci sono pochi esemplari definitivi, tecnicamente sono solo 7, ma mentre venivano stampate, in casa Red Kedi, sono sbucate versioni molto alternative come quella grigia e quella nera.
    Non credo sarà mai possibile sfruttarle nella storia ulteriormente, ma ammetto che vederle ha fatto scattare qualche idea nella mia mente creativa, se ci sarà un prossimo libro ne riparleremo, non è nei miei programmi benché in molti lo chiedano.

  • Lettera a Tolkien

    Caro Professore,

             o forse dovrei iniziare con “Caro J.R.R.Tolkien” o magari con un più breve “Caro Jhon”… insomma se già non lo avesse capito, scriverle non è una cosa semplice. Avrei tanto voluto almeno incontrarla dal vivo, avevo in programma di passare da Oxford nel 2020, per fare un giro veloce a portarle un mazzo di fiori sulla sua tomba, ma… c’è stata una pandemia, poi pure la brexit e ora la variante inglese, quindi al momento l’unica alternativa è una lettera.

    Quali potrebbero essere le parole più adatte? come le posso spiegare che lei è stato allo stesso tempo la mia salvezza e la mia rovina? Ci provo. Partiamo con il dire che in questo stesso periodo, nel marzo del 2002, per affrontare la dislessia, presi il suo “Il Signore degli Anelli” in prestito dalla biblioteca. È stato il primo libro che ho letto consapevolmente, cercando di affrontare la mia incapacità alla comprensione e alla lettura. CI misi otto mesi a finirlo. Gli feci fare pure una trasferta estiva a Ponte di Legno. Lì ritrovai dal vivo la sua Contea, a pochi passi dalle trincee della prima guerra mondiale, sebbene fossi sugli altopiani bresciani. Un qualcosa di diverso dalla campagna inglese che l’ha ispirata, ma non starò qui ad annoiarla. È altro che le devo dire. Beh quegli otto mesi hanno causato una dipendenza dai suoi libri che è sfociata anche in una lettura forsennata di molti altri volumi; fino ad allora consideravo le letture per me inaccessibili. La mia casa ora conta più di duemila volumi (in aumento), e credo un migliaio di averli letti, ma sa, tenere i conti non è il mio forte.

    Come se questo non bastasse, con quella lettura iniziai a sognare. Scrissi. Lo so è una cosa tipica dei novellini che fanno fantasticherie sulle storie che amano, ma nel mio piccolo ero orgogliosa di aver creato un decimo componente della compagnia dell’anello: una sinuosa elfa che avrebbe stregato il cuore di Legolas. Lo so, lo so, ma ero una adolescente con il pallino per Orlando Bloom, non ci si poteva aspettare che fantasticassi su epiche battaglie. Però iniziai a scrivere. Oggi conto due lavori editi, uno inedito e la speranza di continuare a scrivere e pubblicare.

    Non mi ritengo alla sua altezza, non oserei mai chiederle di leggere qualcosa di mio, anzi me ne vergognerei tantissimo. Devo studiare ancora molto. Poi nel mio piccolo questo amore verso le storie, che lei ha fatto sbocciare, è anche fonte di tanto dolore.

    Vorrei essere stata fortunata come lei ed avere degli amici storici con cui condividere i miei testi, ho cercato di avere dei buoni rapporti con “i colleghi”, ma a volte non mi sento degna di essere letta da loro. Mi domando se leggere e scrivere mi abbia davvero fatto bene. Professore, perché soffro così tanto per ciò che amo? Perché non è facile scrivere e vedere i propri lavori arrivare ai lettori? I tempi sono molto cambiati e darei la mia vita se solo potessi dedicarla unicamente alla ricerca della storia perfetta che potrà, suscitare in altri, quello che la sua fece per me. Sono giovane, c’è tempo perché io riesca o abbia almeno tempo per provarci davvero. Magari non riesco ancora a vedere che ho bisogno di lasciare che tutto trovi il suo posto, che in fondo tutto questo tempo che dedico al lavoro che mi paga affitto e bollette, prima o poi, mi aiuterà a trovare anche la possibilità di realizzarmi.

    Le sembra giusto professore che io soffra così tanto per il seme che piantò in me un suo libro? Vorrei tanto una sua risposta. Vorrei poterla leggere e sentire che non è tutto vano, non saranno magari rose a fiorire in me, ma mi accontenterei di tanti papaveri rossi.

    Per quanto possa soffrire la ringrazierò lo stesso, anche di tutto questo dolore, perché sono una persona con uno scopo, se quella ragazza non avesse letto il suo libro ora non saprei dirle se sarei arrivata a oggi.

    Spero di poterle venire a porgere i miei omaggi presto. Voglio vedere la sua amata Oxford, voglio scorgere la campagna che l’ha ispirata e leggere i passi dei suoi libri mentre cammino attraverso le strade che sono state anche sue. Per ora posso solo sognare, ma le prometto che ci sarò. Torno a scrivere, lei mi aspetti, prima o poi ci incontreremo.

    Le porgo i miei più sinceri saluti, anche alla sua adorata moglie che riposa accanto a lei.

    A presto Professore…

    Alice

  • 2020 – L’anno scribacchino della Chimera

    Che cosa posso dire del 2020 come me autrice? Di certo sono orgogliosa che mentre il mercato editoriale (in parte) si fermava a causa del covid, io mi sono mossa. A marzo ho scritto come non mai, ho mandato un manoscritto a un editore e ho pubblicato un libro. Infine è successo molto altro, ma andiamo per gradi.

    Scrivere da zero una storia è una cosa impossibile, mi conoscete, ho bisogno di anni di ricerca, di visite delle location e di molto altro ancora. Eppure ho preso una delle giare in cui chiudo le mie storie per anni, insieme alle ricerche, perché decantino in attesa della stesura. Mentre tutto parlava di paura e morte fuori di casa, ho iniziato la mia storia sui cimiteri. Il titolo provvisorio è “Vite cimiteriali” ma non credo sarà mai pubblicato con quel titolo. È una storia più breve rispetto a “Delicato è l’Equilibrio”,  infatti mentre arrivavo molto vicina al finale (ad ora credo manchino forse quattro o cinque capitoli) conta poco più di un centinaio di cartelle. È una storia diversa (perché non sono capace di stare sotto all’etichetta normalità) anche se mi rappresenta moltissimo. È ambientata in un cimitero che racconta la vita che scorre all’interno delle sue mura, oltre, ovviamente, all’aspetto meno allegro. Tengo molto a questo romanzo, credo avrà bisogno dei suoi tempi per essere pronto, è solo una prima stesura e l’idea è maturata in qualcosa come tre anni. Insomma per i miei tempi è ancora acerba e avrà bisogno di un editing profondo.

    In parallelo ho anche risistemato i miei vecchi lavori. Ho radunato i miei racconti e ne ho anche scritti di nuovi. Sto valutando che farne, mi piacciono e credo meritino una possibilità. Alcuni sono editi altri li ho scritti di getto in questo 2020 e forse ne scriverò altri… Insomma potrebbero trovare una loro collocazione. E se nessuno li vuole potrei valutare di pubblicarli in self. Il tempo mi darà come sempre le risposte.

    Ho riletto e mandato un mio lavoro a un editore finendo anche sotto contratto, parlo di “Infelici e Scontenti” che ora non solo ha una copertina (bellissima) nuova ma anche un titolo davvero speciale “Il giorno dopo il lieto fine”. Sono felice di questo risultato e ve ne ho parlato già molto sul blog. Inoltre vorrei scrivere anche altre storie legate a questo tema, ma per ora è solo un’idea. Vedremo cosa succederà nel 2021.

    A dicembre ho anche scritto un racconto su commissione, dopo che una cara amica aveva letto la mia raccolta sulla principesse disney, e ho riaperto gli occhi. Troppo spesso lascio che le parole di chi ha segnato il mio 2018 e parte del 2019 mi blocchino quando scrivo. Tendo a cercare una storia che venda. Mi preoccupo del fatto che nessuno vorrà leggerla. Eppure quell’audio in cui mi diceva che riconosceva come scrivevo e quanto lo facevo bene mi ha fatto capire che io non sono quella Alice. La Chimera non scrive le storie che il mondo vuole e questo mi rende felice. Non so se verranno mai pubblicate o lette, ma io credo in quegli eroi, che sono mostri, e nascono dallo spavento e dalla solitudine.

    Devo tornare a questo, a essere me stessa. Quel racconto riscritto da zero in una notte, per quanto forse imperfetto perché quasi non sono più capace di scrivere certe storie, mi rappresenta moltissimo e non vedo l’ora di vederlo edito (restate collegati per scoprire dove e quando).

    Tecnicamente ho dei programmi per il 2021, ma non so ancora se li rispetterò. È difficile spiegarlo ma non solo con il covid, questo 2020 ha cambiato molto della mia vita privata. Anche come autrice devo lavorare per rimediare a scivoloni e per dare forma alle mie storie. Ho poltrito troppo sperando che qualcuno credesse in me: la realtà è che sono circondata da splendidi lettori, da amici e colleghe autrici che mi vogliono bene; non ho bisogno di altro. Oddio, il tempo, quello sì manca sempre.

  • Sono solo incubi

    Ormai con la stesura dei cimiteri sono in stand-by in attesa di definire il finale. È una parte difficile da scrivere e quindi mi sono presa una piccola pausa per scrivere altro. Già da prima della quarantena avevo messo mano ai miei lavori passati, tra questi c’erano diversi racconti, alcuni vecchissimi e altri editi in varie antologie. Mi trovavo in un momento di stallo delle stesure. Parliamoci chiaro, prima della chiusura totale (totale per molti altri visto che ho sempre lavorato a orari ridotti, lo ribadisco perché avrei voluto staccare del tutto la testa e invece bene o male dovevo pensare all’ufficio, e no, questa cosa dello Smart Working io me la sono proprio persa) ero bloccata. Avevo tra le mani tre tracce in stesura: i licantropi, il progetto cimiteri (che ho poi scritto a pieno ritmo in quarantena) e un romanzetto romantico (che probabilmente resterà abbandonato a se stesso perché certe storie faccio davvero fatica a scriverle). Tre storie e nemmeno una che mi chiamasse apertamente.

    Confusa sul cosa scrivere ho preso invece coraggio e ho aperto vecchie cartelle abbandonate. Ci ho trovato lavori davvero carini da presentare ai concorsi, alcuni erano stati pubblicati, altri erano rimasti nell’ombra. Lo confesso ho sbirciato pure le vecchie tracce fantasy di alcuni romanzi, le ho accarezzate promettendo che sarebbe presto stato presto il loro momento (anche se prima del 2022 non se ne parla).

    I racconti erano tanti e pronti quindi ho deciso di raccoglierli sotto il nome “Sono solo incubi” (nome provvisorio, si vedrà se qualcuno avrà intenzione di pubblicarli con quel titolo o con un altro). Ci sono storie che ho sviluppato senza nemmeno pensarci, altre che sono sfoghi di momenti difficili, altre ancora erano compiti a casa per corsi di scrittura. Eppure la paura, le ansie che raccontano sono le stesse che si possono trovare in “Il Giorno dopo il lieto fine”. Quindi li ho riletti e, visto che il finale dei cimiteri ancora tardava a concretizzarsi,mi sono dedicata ad un racconto che chiuda la raccolta.

    E poi? Beh finisco e poi vediamo se trovo un editore. Per ora però sto ritrovando il piacere di rimettermi al lavoro sulla scrittura, un piacere che avevo perso. Mi sembrava che lavorare sulla pagine bianche fosse diventato più una tortura che un qualcosa di liberatorio. Avevo dimenticato che non devo scrivere per il lettore o l’editore di turno, lo faccio perché mi piace raccontare il mio modo malato di vedere la vita. Non devo compiacere nessuno o scalare classifiche Amazon. Lo faccio perché mi piace e ad alcuni (non importa se tanti o pochi) lo leggeranno prima o poi. Sto cercando di fare il meglio per la me scrittrice. Sto tornando a essere soddisfatta (nel mio piccolo) delle storie. Davvero ignoro come andrà, ma di certo so che voglio vedere anche questa antologia avere un suo spazio nelle librerie dei lettori.

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