Recensione Agnes Grey di Anne Brontë

Agnes è una giovane donna che vuole aiutare la famiglia in difficoltà dopo un investimento economico andato male. Per questo decide di fare l’istitutrice, ma il mondo è molto meno semplice di come se lo immagina e si dovrà scontrare con ricche famiglie e figli viziati.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Delle opere delle sue sorelle si è parlato tantissimo, ma Anne Brontë è sempre rimasta in ombra, “Agnes Grey” alla sua uscita, nonostante il successo riscontrato, fu offuscato da Cime tempestose. Mi sento in forte sintonia con questa autrice che reputo molto sottovalutata. Mi spiace che in questa raccolta non compaia anche il suo secondo libro “La signora di Wildfell Hall”, che si ispirava forse troppo alla figura del fratello delle sorelle, le cui tematiche sono molto più intense e molto più scandalose per l’epoca.

“Agnes Grey” è forse meno passionale di “Cime tempestose” o travagliato di “Jane Eyre” eppure presenta tutte le caratteristiche dell’epoca come la forte critica alla società arricchita e a quella che ha perso i valori, rifugiandosi dietro il proprio status.

La visione di un’istitutrice che racconta quanto fosse difficile la sua occupazione, permette al lettore di vedere il dietro le quinte che molti personaggi più noti della narrazione storica. Questa occupazione, solitamente dedicata a giovani nubili o a zitelle ormai conclamate che avevano una buona istruzione, in epoca vittoriana divenne anche la protagonista di molti romanzi creando il genere denominato Victorian Governess novel. Il canovaccio era sempre quello, dove una sfortuna economica spingeva una giovane donna, ben istruita e di rispettabili natali, a cercare lavoro in una famiglia benestante.

Per molti versi questo romanzo viene considerato autobiografico, Anne stessa è figlia di un pastore e vive in una canonica, era stata assunta come istitutrice e gli storici sostengono che, molti passaggi del testo, richiamino le esperienze vissute con i bambini che aveva dovuto curare.

Un romanzo dai toni delicati e alquanto scorrevole nonostante conti ormai più di centosettanta anni, da cui si possono cogliere le sfumature della famiglia Brontë; nella brughiera che viene descritta, nella semplicità della canonica dove inizia la storia e in quel finale così lieto tanto sognato dalle sorelle, che nessuna di loro avrà la fortuna di vedere realizzato.

Come sempre il formato è spettacolare, gli Oscar Draghi occupano tanto spazio in libreria e lo fanno con stile: al di là delle grafiche e agli inserti speciali di foto , ogni autrice, oltre ai romanzi ha uno spazio dedicato a alcuni componimenti poetici con testo in lingua. Inutile ribadire che se ne siete appassionati è l’edizione da esposizione ideale.

Se vi ho incuriosito, vi invito a leggere anche le recensioni dei blog che hanno aderito al Review Party:

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    Attenzione questa copia è stata fornita da Stefania Siano.

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    Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

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    Attenzione questo libro è stato offerto da Words Edizioni.

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    Attenzione questo libro è stato offerto da Words Edizioni.

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    Quello che invece smorza la struttura sono alcune caratterizzazioni forzate dei protagonisti. Lui tende a essere romantico e possessivo in tempi troppo brevi tra un discorso e l’altro. Mi piace la sua convinzione, ma avrei preferito vederlo conquistare di nuovo Anna fino alla sua capitolazione, piuttosto che puntare al matrimonio per costrizione. Allo stesso modo Anna non combatte veramente per la sua libertà e anzi soccombe all’evidenza.

    Infine io avrei giocato molto di più la carta disabilità di Alexander. Siamo in un’epoca dove un uomo nelle sue condizioni avrebbe rischiato di essere sì celebrato come eroe, ma poi lasciato in campagna ad ammuffire. Avrei voluto una Anna che cerca di fargli capire quanto ancora vale, invece di una marina che lo richiama alle armi. È una mia personale opinione quindi non mi sento di segnalarlo, ma non necessariamente come un difetto.

    Ho riscontrato alcuni refusi e ripetizioni, per la prima volta ne ho trovato diverse. Magari è colpa della copia staffetta. E’ però anche la prima volta che accade in un loro testo, quindi potrebbe solo essere un’eccezione.

    Una storia molto delicata e con l’irruenza delle onde del mare. Ideale per chi cerca un regency diverso dal solito.

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    Attenzione, il libro è stato offerto da Mondadori.

    Già dalle prime pagine mi è parso chiaro che problema di questo libro era la traduzione. Siamo in una ambientazione di chiara ispirazione orientale e molti termini dovrebbero risultare molto meno “moderni” e “commerciali”. Invece come prima cosa troviamo il termine “rappresentante” che vi giuro, più lo leggevo più pensavo si riferisse a una persona che doveva vendere qualcosa. La situazione però non si ferma solo a queste problematiche, ci sono anche altre situazioni sgradevoli. La cosa che più mi ha turbato è che questo volume romarrà unico: nel giorno dell’uscita l’autrice ha confermato che non ci sarà un seguito a causa dei cattivi rapporti con l’editore in madrepatria, quindi resteremo così con questa parola fine un poco incerta.

    Altro passaggio abbastanza buttato lì è che a Hesina viene indicato che una sola persona può aiutarla, ed è un prigioniero dotato di asta. Ora… è vero sto leggendo molti romance storici, ma letta così fidatevi che il discorso finiva su un’asta ben chiara. Vi giuro che anche i fratelli di Hesina scherzano su questo doppio senso, cosa che per quanto mi abbia fatto sorridere, trasmette un tono forse stonato rispetto alle atmosfere del testo.

    Traduzione “meh”, un tono scherzoso un po’ troppo basso per i miei giusti, e poi? Poi l’inconsistenza della protagonista. Capisco l’ambientazione, capisco l’influsso romantico orientale, però Hesina è la tipica protagonista troppo giovane, in mano a un’autrice che ragiona anche peggio di lei. Siamo sull’orlo di una guerra, sei stata comunque educata a salire al trono e, davvero, l’unico problema è scoprire chi ha ucciso tuo padre? Cioè ok, ma prima non possiamo evitare che ti crolli il regno addosso? No, Hesina DEVE occuparsi del processo, Hesina SA, Hesina infrange mille regole e ignora i doveri del regno… sul serio? Vabbè…

    Il problema più grosso del libro è che non ha ritmo. Ogni volta che c’è un colpo di scena viene buttato in pubblica piazza, ci si aspetta qualcosa e invece nulla; prossima scena e si tira il freno a mano in attesa della prossima rivelazione.

    Mi spiace doverlo dire, ma questi libro è un buco nell’acqua e mi spiace perché l’edizione è veramente bella (Oscar Vault ha fatto un lavoro sopraffino con decori e finezze varie), ma temo che questa volta il libro non lo si debba proprio giudicare dalla copertina, perché lo vorrei tanto in libreria, ma solo per esposizione perché non credo lo vorrei rileggere.

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    Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

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    Questo finale accellerato ha però un punto molto positivo, l’azione regna sovrana e non si disperde: molti combattimenti sono ben scritti, intrattenendo e rendendo la sua lettura scorrevole.

    Nona è sempre un personaggio solido attorno a cui si costruisce il finale, anche se l’autore lascia qualche piccola situazione senza risoluzione. Alcuni personaggi sono abbandonati o hanno una “fine” troppo affrettata. Non capisco questa scelta visto che, nei primi due volumi, l’autore si era preso spazio. Aveva forse finito la carta? Ovviamente scherzo, ma sono rimasta spiazzata da questa corsa improvvisa.

    Davanti alla parola fine posso dirvi che nel suo insieme è una trilogia che aveva grande potenziale, ma che non ha saputo convincermi. Il primo grande scoglio è stato lo stile troppo lento. Inoltre non basta da solo il mondo sanguinario che l’autore ha creato per tenere viva la mia attenzione. Di solito far soffrire la protagonista è un modo molto semplice far creare empatia con lei. Beh, Nona ha sempre sofferto e non sono riuscita a vederla come una bambina innocente e amarla da subito… crescendo poi credo che ci siamo ignorate a vicenda.

    Consiglierei questa trilogia? No. Vedo che in molti stanno apprezzando Nona Grey. Mi spiace l’autore è innegabilmente bravo ma, per me, con questa trilogia non ha superato la sufficienza.

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