Non compro più libri

Non compro più libri (o quasi).

L’ultima volta che li ho contati erano quasi 3000 libri (inclusa la collezione Chimera in Wonderland). Ho iniziato nel 2011, quello fu l’inizio della mia “bulimia letteraria”, Sono calcoli pre-covid, certamente inesatti, tanto che temo di aver sforato i 5000 volumi (escludendo i manga, che non ho mail considerato nel calcolo). Dal 2022 ho avuto uno stop nella lettura. Ho cambiato ruolo nell’azienda in cui lavoro e il tempo, e il mood per poter fuggire in un libro, sono sempre meno. Ormai sono arrivata a dover “leggere” ascoltando gli audiolibri, perché spesso, l’unico momento libero, è quello che passo nel traffico.

Sebbene continui a comprare libri (di solito correlati ad Alice) ho quasi del tutto smesso di acquistare le nuove uscite. Faccio delle piccole eccezioni. Da inizio 2024 ho recuperato giusto cinque o sei volumi in libreria e due usati (non potete capire che mercato c’è sulle nuove uscite su vinted e libraccio). Di solito sono acquisti mirati: non seguo più i consigli, le recensioni o le classifiche. Sono libri di autori che già conosco e di cui ho letto libri, che mi hanno lasciato qualcosa e che spero di leggere presto.

Le scoperte e gli acquisti di “pancia” li lascio alle fiere, dove spesso scopro davvero qualcosa di unico, Trovo che siano diventate uno dei pochissimi luoghi dove fare autentico shopping letterario. Capiamoci, le librerie (soprattutto quelle di catena) hanno sempre i soliti libri. Quindi nelle fiere mi lascio affascinare dalla scoperta di piccole e medie case editrici. Le poche librerie indipendenti che sopravvivono sono fuori dalla mia portata (spesso sono in zone di Milano che non frequento).

Detto questo sto anche molto attenta ai consigli di lettura. Per fortuna sono circondata da lettori sia onnivori che lungimiranti: quando hanno qualcosa di buono da leggere tra le mani me lo consigliano. Ho smesso di seguire bookblogger/toker/stagrammer che dimostrano entusiasmo per tutto quello che leggono, o che è appena uscito. Ho capito che, come lettrice, ho bisogno di qualcosa che non sia per forza eccezionale, che ha venduto milioni di copie a persone che non sono io. Mi serve leggere storie che mi lasciano qualcosa di bello e non per forza sono libri novità o volumi da top ten.

Se poi mi è concessa una piccola riflessione: il mondo delle nuove uscite mi ricorda quello del fast fashion: tanta offerta e la cui qualità non è sempre eccelsa. Di solito non si pensa questo della grande editoria, ma troppo spesso mi sono trovata tra le mani volumi che hanno errori. Per non parlare delle “mode”: non è una questione figlia degli ultimi anni, quando Il Signore degli Anelli fece successo nei primi duemila ecco che gli editori pubblicavano fantasy. Sulla scia di Twilight ecco che vampiri sexy e adolescenti popolavano i principali nuovi titoli. Oggi è la volta del romance: la commedia rosa vende, quindi si trova in ogni catalogo. Non ho nulla contro i generi che vi ho portato ad esempio, ma leggere sempre la stessa storia con stile, ambientazione e copertine diverse mi annoia. Quello che non capisco è perché si navighi su queste mode invece di pubblicare qualcosa che faccia la differenza, che si distingua.

Infine, vi ricordo che ho qualcosa come 5000 libri, magari prima di comprare qualcosa è meglio sfoltire l’infinita TBR composta dalle pile di volumi in tutta la casa.

Lettera a Tolkien

Lettera a Tolkien

Caro Professore,

         o forse dovrei iniziare con “Caro J.R.R.Tolkien” o magari con un più breve “Caro Jhon”… insomma se già non lo avesse capito, scriverle non è una cosa semplice. Avrei tanto voluto almeno incontrarla dal vivo, avevo in programma di passare da Oxford nel 2020, per fare un giro veloce a portarle un mazzo di fiori sulla sua tomba, ma… c’è stata una pandemia, poi pure la brexit e ora la variante inglese, quindi al momento l’unica alternativa è una lettera.

Quali potrebbero essere le parole più adatte? come le posso spiegare che lei è stato allo stesso tempo la mia salvezza e la mia rovina? Ci provo. Partiamo con il dire che in questo stesso periodo, nel marzo del 2002, per affrontare la dislessia, presi il suo “Il Signore degli Anelli” in prestito dalla biblioteca. È stato il primo libro che ho letto consapevolmente, cercando di affrontare la mia incapacità alla comprensione e alla lettura. CI misi otto mesi a finirlo. Gli feci fare pure una trasferta estiva a Ponte di Legno. Lì ritrovai dal vivo la sua Contea, a pochi passi dalle trincee della prima guerra mondiale, sebbene fossi sugli altopiani bresciani. Un qualcosa di diverso dalla campagna inglese che l’ha ispirata, ma non starò qui ad annoiarla. È altro che le devo dire. Beh quegli otto mesi hanno causato una dipendenza dai suoi libri che è sfociata anche in una lettura forsennata di molti altri volumi; fino ad allora consideravo le letture per me inaccessibili. La mia casa ora conta più di duemila volumi (in aumento), e credo un migliaio di averli letti, ma sa, tenere i conti non è il mio forte.

Come se questo non bastasse, con quella lettura iniziai a sognare. Scrissi. Lo so è una cosa tipica dei novellini che fanno fantasticherie sulle storie che amano, ma nel mio piccolo ero orgogliosa di aver creato un decimo componente della compagnia dell’anello: una sinuosa elfa che avrebbe stregato il cuore di Legolas. Lo so, lo so, ma ero una adolescente con il pallino per Orlando Bloom, non ci si poteva aspettare che fantasticassi su epiche battaglie. Però iniziai a scrivere. Oggi conto due lavori editi, uno inedito e la speranza di continuare a scrivere e pubblicare.

Non mi ritengo alla sua altezza, non oserei mai chiederle di leggere qualcosa di mio, anzi me ne vergognerei tantissimo. Devo studiare ancora molto. Poi nel mio piccolo questo amore verso le storie, che lei ha fatto sbocciare, è anche fonte di tanto dolore.

Vorrei essere stata fortunata come lei ed avere degli amici storici con cui condividere i miei testi, ho cercato di avere dei buoni rapporti con “i colleghi”, ma a volte non mi sento degna di essere letta da loro. Mi domando se leggere e scrivere mi abbia davvero fatto bene. Professore, perché soffro così tanto per ciò che amo? Perché non è facile scrivere e vedere i propri lavori arrivare ai lettori? I tempi sono molto cambiati e darei la mia vita se solo potessi dedicarla unicamente alla ricerca della storia perfetta che potrà, suscitare in altri, quello che la sua fece per me. Sono giovane, c’è tempo perché io riesca o abbia almeno tempo per provarci davvero. Magari non riesco ancora a vedere che ho bisogno di lasciare che tutto trovi il suo posto, che in fondo tutto questo tempo che dedico al lavoro che mi paga affitto e bollette, prima o poi, mi aiuterà a trovare anche la possibilità di realizzarmi.

Le sembra giusto professore che io soffra così tanto per il seme che piantò in me un suo libro? Vorrei tanto una sua risposta. Vorrei poterla leggere e sentire che non è tutto vano, non saranno magari rose a fiorire in me, ma mi accontenterei di tanti papaveri rossi.

Per quanto possa soffrire la ringrazierò lo stesso, anche di tutto questo dolore, perché sono una persona con uno scopo, se quella ragazza non avesse letto il suo libro ora non saprei dirle se sarei arrivata a oggi.

Spero di poterle venire a porgere i miei omaggi presto. Voglio vedere la sua amata Oxford, voglio scorgere la campagna che l’ha ispirata e leggere i passi dei suoi libri mentre cammino attraverso le strade che sono state anche sue. Per ora posso solo sognare, ma le prometto che ci sarò. Torno a scrivere, lei mi aspetti, prima o poi ci incontreremo.

Le porgo i miei più sinceri saluti, anche alla sua adorata moglie che riposa accanto a lei.

A presto Professore…

Alice

Blogger della Chimera

2020 – L’anno blogger della Chimera

Come ogni anno è il momento di tirare le somme sul 2020. Lo so, sono in ritardo, ma è stato davvero un fine anno complesso e mi sono presa il tempo per scrivere e rileggere questa serie di articoli. Quello che per molti è stato un anno da dimenticare per me era partito con sani principi: avevo deciso di prendermi i miei tempi, di leggere quello che volevo (e anche decidere di non completare la lettura se il libro non mi piaceva), e ho mandato tutto a quel paese dando per la prima volta disponibilità alle collaborazioni.

Partiamo dal fatto che se la scelta è stata principalmente fatta per capire se davvero, certe uscite, valessero la cascata di cinque stelle che ricevevano. La risposte è ovviamente no. Non tutte le nuove uscite dovrebbero essere consigliate così caldamente dai blog: l’entusiasmo di un nuovo romanzo lo capisco, la scelta di dire che è il capolavoro del secolo invece lo disapprovo.

È anche l’anno dei cartacei mandati a blogger “cani” e “poracci”. Lavorando in diversi eventi ho visto, sia scroccaggini, che gruppi telegram tattici in cui ci si lamentava del “se non ci mandano il cartaceo allora leggiamo solo il primo libro della saga e ciaone!”. Sono una amante della carta, sebbene gran parte delle mie letture siano state digitali (magari seguite dall’invio del cartaceo), eppure inizio ad apprezzare di più gli uffici stampa che evitano l’invio di copie omaggio a singoli portali sconosciuti; mi è sempre più chiaro che troppi blogger non hanno ancora capito come funziona il processo di promozione per una casa editrice (e fidatevi, grande o piccola il principio è lo stesso): tutti vorremmo dei pacconi da aprire per far vedere a tutti cosa il tal editore ci ha spedito, ma se non abbiamo una community o un numero di follower concreto, fidatevi che l’unico pacco che potrete ricevere è quello di un appuntamento saltato. Questo è un discorso che, se avrò modo, vorrei affrontare in un articolo ad esso dedicato. Quindi sappiate che probabilmente in futuro potrei leggere copie digitali mandate dalle CE e non pretendere il cartaceo, perché trovo che non tutto quello che leggo, valga la pena di occupare spazio in casa mia.

Di certo una grande assenza è stato il self. Ne ho letto e promosso poco. Questo è un male, perché ho sempre supportato e creduto che tra le migliaia di pubblicazioni ci siano dei diamanti allo stato grezzo. Devo recuperare e leggerne di più anche perché a breve riaprirà la rubrica libri diversi per lettori strani, che ho lasciato troppo tempo in sospeso. Ho riavviato a fine 2019 il blog che (mi ero dimenticata di dirlo) il 27 dicembre ha compiuto ufficialmente i suoi 10 anni. Lo sanno in pochi, non mi metto a suonare le campane per la ricorrenza anche perché, quando lo aprii, lo feci soprattutto per fuggire da quello che avevo appena perso per sempre.

Dopo dieci anni, ancora mi ritrovo a riflettere su cosa sia giusto e sbagliato per me e per il mio blog. Vorrei avere la forza di dire tutto quello che non va nel mondo editoriale, ma ho capito che spesso mostrare le brutture, mettere in guardia lettori e autori non serve a nulla. Sì, continuerò a NON consigliare o comprare libri di certi “editori” (che per quanti corsi possano fare sull’argomento, rimangono gente che non ha mai capito che deve andare a zappare i campi), ma sono stufa di dire la mia se poi, chi la pensa come me, il massimo che può fare è un cenno di assenso con la testa davanti al pc mentre legge queste parole. Sono stata abbandonata da molti in questo 2020, e ho capito che non sono fatta per spingere sempre in alto autori “amichette” che poi della Chimera ignorano tutto. Ho teso la mano troppe volte per poi vederla sempre lì, in cerca di aiuto, rimanere abbandonata mentre altre persone salivano in classifica e facevano fruttare il successo che, anche io, avevo contribuito a creare. Se conto zero solo perché sono una piccola blogger che scrive piccole storie, beh a questo punto meglio restare sola e consigliare molto altro a chi compra libri intorno a me. Non importa che siate in quattro gatti a leggere questo articolo, d’ora in poi basta parlare di colleghi per amicizia, parlerò solo di chi scrive bene.