Recensione Il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov (prima parte)

Recensione Il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov (prima parte)

Il Ciclo delle Fondazioni è una delle opere più famose di Asimov, nonché uno dei pilastri del genere fantascientifico. È diviso in sette volumi, raggruppabili in tre blocchi:

Un nucleo centrale, scritto negli anni Cinquanta, composto da tre volumi (Cronache della Galassia, Il Crollo Della Galassia Centrale, L’altra faccia della spirale), spesso indicati con il nome collettivo di “Trilogia della Fondazione”.
Due “sequel”, L’Orlo della Fondazione (1982)e Fondazione e Terra (1986)
Due “prequel”, Preludio Alla Fondazione (1988) e Fondazione Anno Zero (1993)

Come per tutte le saghe in cui l’ordine di pubblicazione non coincide con quello della cronologia interna, ci possono essere diversi approcci all’ordine di lettura.

Attenzione: questo articolo è stato scritto da Viviana.

Personalmente, ritengo che l’ordine migliore per una prima lettura sia partire dalla trilogia centrale, poi affrontare i due prequel e infine i due sequel.
Se si è attenti ai dettagli, Fondazione Anno Zero contiene uno spoiler di un colpo di scena della trilogia centrale. Inoltre, le vicende dei prequel assumono un altro spessore se si conosce già l’aura di leggenda che le circonderà; allo stesso tempo, conoscere il finale dei sequel, rischia di “depotenziarle” e sottrarre un po’ del loro fascino.

Al centro di tutto il ciclo c’è l’idea della psicostoria, una scienza matematica in grado di prevedere in modo probabilistico il futuro dell’umanità. Preludio alla Fondazione e Fondazione Anno Zero sono la storia della nascita di questa scienza. Nella Trilogia di vede all’opera la sua applicazione, alternando momenti di splendore a battute d’arresto. Infine, ne L’orlo della Fondazione e Fondazione e Terra vediamo il suo superamento in favore di una nuova via per portare l’umanità verso un futuro di pace e prosperità.

Trilogia della Fondazione

L’Impero Galattico sta crollando.
Ai suoi confini estremi si trova però la Fondazione, una piccola colonia di scienziati creata sul pianeta di Terminus, strutturata dal grande psicostorico Hari Seldon, in modo da poter essere il seme della rinascita di un nuovo Secondo Impero. Allo stesso tempo, in una località segreta, un gruppo di “scienziati mentali” conoscitori della psicostoria supervisiona e protegge lo sviluppo del Piano Seldon, i cui dettagli devono essere sconosciuti alla massa.

I tre romanzi sono a loro volta suddivisi in più parti, episodi che si svolgono a distanza di decenni l’uno dall’altro e che mostrano gli episodi salienti della trasformazione della Fondazione da colonia di scienziati a importante potenza galattica. Ogni episodio ha i suoi protagonisti, personaggi variegati, ma accomunati da una spiccata intelligenza e dal desiderio di dare il loro apporto al progresso della storia galattica.

La trama è avvincente e ricca di colpi di scena. A vincere è sempre l’intelligenza, la razionalità, la scienza, il coraggio di lasciare vecchie strade per esplorarne di nuove. Da questo punto di vista, una lettura perfetta per evadere dal nostro presente.

Piccola chicca: se vi piace la storia della tarda antichità, noterete non solo i parallelismi tra Impero Galattico e Impero Romano, ma anche tra la figura storica del bizantino Belisario e il generale Bel Riose, uno dei nemici della Fondazione nel secondo volume.

Appuntamento al prossimo articolo per scoprire la recensione dei prequel e i sequel di questa serie.

Recensione Ciclo dell’Impero – Paria dei Cieli di Isaac Asimov

Recensione Ciclo dell’Impero – Paria dei Cieli di Isaac Asimov

Chicago, 1950: Joseph Schwartz, sarto in pensione, sta passeggiando per le vie della città, quando viene colpito da uno strano raggio sfuggito a un istituto di ricerca nucleare. Si trova così catapultato nell’anno 827 E.G. (Era Galattica). La gente parla una lingua incomprensibile, la Terra è diventata radioattiva, è un piccolo pianeta sottosviluppato ed fa parte di un grande Impero Galattico che la tratta con disprezzo. Una fazione di conservatori, guidati dall’Alto Sacerdote e dal suo ambizioso Segretario, sogna di tornare a un mitico passato di grandezza e di far pagare agli “Esterni” la loro arroganza. Allo stesso tempo Bel Arvardan, giovane e brillante archeologo di Sirio, giunge sul pianeta per cercare prove della sua teoria sull’origine della razza umana. C’è poi il dottor Shekt, uno scienziato che ha inventato il sinapsificatore, macchina capace di potenziare le facoltà mentali, insieme alla sua giovane figlia Pola. Le vicende di questi personaggi si intrecceranno in modo sempre più stretto, fino al punto in cui Schwartz, Shekt, Pola e Arvardan dovranno farsi carico del compito di salvare l’intera galassia da una terribile minaccia.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Paria dei Cieli fu scritto da Isaac Asimov nel 1950. È quindi uno dei suoi primissimi romanzi. All’interno di cronologia interna del suo universo narrativo, è l’ultimo dei tre romanzi del Ciclo dell’Impero, svolgendosi almeno mille anni dopo Il Tiranno dei Mondi. L’Impero Galattico guidato da Trantor, che vedrà la sua decadenza nella successiva saga della Fondazione, è qui una realtà relativamente giovane ma già consolidata.

Gli elementi tipici di Asimov ci sono tutti: trama complessa e avvincente, fiducia nella scienza e nella razionalità umana come forza positiva. Gli elementi fantascientifici sono affascinanti, dalla società sviluppatasi su un pianeta radioattivo, al sinapsificatore, alle micro evoluzioni avvenute nella razza umana (il dottor Shekt si stupisce, per esempio, che Schwartz abbia trentadue denti e un’appendice lunga più di un paio di centimetri).

La caratterizzazione dei personaggi è in alcuni casi grezza: il cattivo è una macchietta, il personaggio femminile di Pola un bidimensionale “love interest” per Arvardan. Non che l’approfondimento psicologico sia mai stato un punto forte di Asimov, ma in romanzi successivi farà decisamente di meglio.

Ci sono poi le similitudini storiche e le riflessioni su temi generali. La Terra di Paria dei Cieli ricorda a tratti la Palestina sotto l’Impero Romano: una provincia povera ma riottosa, con un popolo che si sente “eletto” ma che è trattato con disprezzo da tutti gli altri della galassia. Il procuratore Ennius, rappresentante dell’Impero, ricorda per alcuni versi la figura di Ponzio Pilato (soprattutto quando è alle prese con la casta sacerdotale terrestre).

Il romanzo affronta anche in modo molto esplicito il tema del razzismo, con argomenti e riflessioni oggi un po’ banali, ma che sicuramente lo erano di meno nel 1950.

Piccolo elemento, che invece è forse più attuale oggi che allora: a un certo punto si parla di virus usati come arma. Da persona che aveva già letto il romanzo diversi anni fa, devo ammettere che questa volta i passaggi al riguardo sono stati più di impatto.

Parere complessivo sul romanzo: non eccelso, ma una lettura piacevole e un libro da leggere se si ama Asimov e il suo universo.

Riflessione finale sul ciclo dell’Impero: trattandosi di storie del tutto slegate tra loro, forse vale la pena leggere i romanzi nell’ordine in cui sono stati pubblicati (ovvero, inverso rispetto all’ordine cronologico interno), in modo da poter apprezzare una crescente qualità della scrittura. Nell’insieme, il ciclo non è il miglior biglietto da visita per iniziare a conoscere Asimov, ma è sicuramente un blocco da recuperare se ci si è già appassionati al resto.

Recensione Ciclo dell’Impero – Il tiranno dei mondi di Isaac Asimov

Recensione Ciclo dell’Impero – Il tiranno dei mondi di Isaac Asimov

Biron Farril è il giovane figlio del governatore del pianeta Widemos; sta ultimando i suoi studi universitari sulla Terra, quando viene a sapere che suo padre è stato giustiziato, colpevole di tradimento verso i Tirannici, il popolo che domina decine di mondi, tra cui Widemos.

Biron scopre che anche la sua vita è in pericolo. Inizia una fuga nello spazio, alla ricerca di salvezza per sé e vendetta per suo padre. Si trova così a Rhodia, altro pianeta sotto il dominio dei Tirannici, dove incontra Gillbret e Artemisia, rispettivamente cugino e figlia del debole governatore locale. Insieme, i tre si metteranno alla ricerca di un misterioso “mondo della rivolta”, dove si prepara la ribellione contro i Tiranni.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Il Tiranno dei Mondi è un romanzo del 1951, uno dei primi della produzione di Asimov. Insieme a Le Correnti dello Spazio e Paria dei Cieli forma la Trilogia dell’Impero, che racconta di una galassia colonizzata dal genere umano, ma ancora divisa in tanti regni in conflitto tra loro. 

Pare che in un’intervista Asimov lo indicò come suo romanzo di cui era meno soddisfatto. In effetti, è probabilmente uno dei meno brillanti. Non che sia un brutto libro: la lettura in sé è avvincente, c’è l’attenzione per la verosimiglianza scientifica che caratterizza Asimov (nei limiti delle conoscenze dell’epoca), c’è tanta azione, una storia d’amore discretamente costruita, dei buoni colpi di scena.

Manca però qualcosa che lo renda memorabile o gli dia spessore dal punto di vista delle tematiche trattate. Le riflessioni più interessanti sono forse quelle sull’evoluzione delle civiltà umane (le dinamiche politiche dei regni galattici sono di fatto una replica di ciò che è avvenuto in passato sulla Terra). Risulta invece a tratti eccessiva l’enfasi sul concetto di lotta per la libertà, e su questo tema si arriva nel finale a un passaggio un po’ cringe. 

I personaggi sono caratterizzati quanto basta alla storia. Il trio di protagonisti è formato da un giovane brillante ma un po’ “testa calda”, una ragazza altezzosa ma intrepida e di buon cuore, uno zio sopra le righe. Tra i cattivi troviamo l’uomo che mette l’ambizione davanti agli ideali e quello che in realtà è una brava persona, ma ha un ruolo sociale che lo porta a curare gli interessi degli oppressori. Non c’è particolare approfondimento psicologico, ma non è quello il focus del romanzo. 

La traduzione è quella degli anni Cinquanta, e forse il romanzo ne meriterebbe una nuova. Per esempio, i dialoghi potrebbero essere resi un po’ più dinamici lasciando che i personaggi si diano più spesso del tu invece che del lei. C’è poi il nome del pianeta dei dominatori: nell’originale è “Tyrann”, che senz’altro richiama il termine “tyrant” ma non vi corrisponde, ed è popolato dai “tyranni”. In italiano, abbiamo semplicemente un pianeta Tiranno abitato dai tirannici. Si potrebbe forse valutare di lasciare i termini originali, perché per un lettore di oggi è più faticoso prendere sul serio degli antagonisti “dal pianeta Tiranno”.

Nel complesso: il romanzo è ben costruito ed è una lettura gradevole, ma non è tra i migliori della produzione asimoviana. 

Recensione Ciclo dell’Impero – Le correnti dello spazio di Isaac Asimov

Recensione Ciclo dell’Impero – Le correnti dello spazio di Isaac Asimov

In un futuro lontano, in cui l’umanità ha colonizzato la galassia, il pianeta di Florina è sfruttato dai Signori di Sark per la produzione di kyrt, una fibra vegetale da cui si ottiene un tessuto pregiato. E in mezzo ai campi di kyrt è stato ritrovato Rik, un uomo adulto ma con le capacità cognitive di un neonato. Dopo essere stato adottato come scemo del villaggio, ha ri-imparato a camminare e parlare. E poi, dopo un anno, a ricordare. E i suoi ricordi sono i ricordi di uno scienziato che aveva scoperto un pericolo imminente in grado di distruggere l’intero pianeta di Florina.
Mentre Rik cerca di recuperare i suoi ricordi, intorno a lui vanno formandosi trame politiche, al punto da far traballare gli equilibri interni di Sark e i rapporti con la nascente super potenza di Trantor.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Per chi conosce già l’universo di Asimov, Le Correnti dello Spazio si pone molto prima del Ciclo della Fondazione (l’Impero Galattico guidato da Trantor si sta ancora formando) ma molto dopo quello dei Robot (la Terra è pianeta ancora abitato ma semi sconosciuto alla maggior parte della popolazione galattica). È parte di quello che viene definito “Ciclo dell’Impero”, ma è totalmente autoconclusivo e slegato dagli altri due (se non per l’ambientazione comune).

Il romanzo è datato 1952, ed è inevitabile che un po’ si senta. Quella che dovrebbe essere una tecnologia fantascientifica, ci appare per alcuni aspetti antiquata (in particolare, si senta la mancanza di internet o qualcosa gli somigli), i ruoli sociali e di genere sono a tratti un po’ “all’antica”.

Nel complesso, però, Le Correnti dello Spazio non è affatto un romanzo superato. L’ambientazione fantascientifica è solo uno sfondo su cui si sviluppano scene d’azione e intrighi politici. I temi centrali riguardano la gestione il potere economico, lo sfruttamento delle popolazioni indigene da parte di élite straniere, il cinismo della politica internazionale (in questo caso, interplanetaria), il rapporto tra essa e la scienza.

I personaggi, come spesso accade in Asimov, sono caratterizzati in maniera un po’ grezza, con tanto tell e poco show, ma non sono macchiette. Di ognuno di loro conosciamo motivazioni e ambizioni. Non c’è una lotta tra buoni e cattivi, solo tra visioni e interessi diversi.

Lo stile è semplice, a tratti un po’ goffo, forse anche a causa di una traduzione che andrebbe svecchiata (quella proposta è ancora la prima che fu fatta in italiano, nel 1955). Diciamo che se cercate una prosa elegante o brillante, non è questo il libro che fa per voi.

Se conoscete già Asimov, troverete quello che vi aspettate di trovare in un suo romanzo e quello che io personalmente, da fan, ho sempre apprezzato: trama complessa e intrigante, una visione del mondo basata sulla fiducia nella scienza e nella razionalità umana, personaggi di origini umili o addirittura emarginati che vedono riconosciuto il loro valore.

Se non avete mai letto niente, è sicuramente un romanzo valido da cui iniziare. E ci troverete tutte le cose elencate al paragrafo sopra.