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  • Inverno si era sbagliato

    L’inverno si era sbagliato

    Penso fu Adriano Barone a spiegarmi come nel mercato anglofono esistessero solo tre momenti storici fondamentali per ambientare una storia: la guerra dei cent’anni, la rivoluzione industriare e infine il nazismo (seconda guerra mondiale fa troppo tecnico). Ora, se ci pensate la maggior parte dei romanzi storici di origine inglese hanno queste tre ambientazioni come capo saldo, sono stati tre momenti storici che vogliono l’Inghilterra come punto centrale del mondo, a paragone se ci pensate noi abbiamo i romani e il rinascimento, quindi è normale che abbiano scelto di dare spazio e risalto a quelle epoche. Per fortuna si trovano eccezioni degne di lode come per esempio “L’inverno si era sbagliato” di Louisa Young.

    L’incontro tra Riley e Nadine avviene al parco, sono ancora bambini quando le loro strade si intrecciano, lei figlia della Londra bene mentre lui è figlio di operai. Un incontro fortuito, un invito a casa per cambiare i vestiti zuppi di neve e un artista che si prenderà cura degli studi di quel ragazzo sveglio. Ma la realtà è che crescendo quei due ragazzi hanno iniziato ad amarsi, Nadine è troppo per un ragazzo senza una famiglia dell’alta società e senza un futuro. Per questo e anche per mille altri dubbi Riley si arruola per combattere nella grande guerra appena scoppiata, andrà in Francia a liberare il Belgio dai tedeschi. Un conflitto scoppiato e che sembra essere facile da vincere. Gli orrori della trincea della prima grande guerra mondiale cambieranno tutto.

    Lo so cosa state pensando: è un romanzo d’amore. Sì avete ragione, ma se questo è il problema che vedete nella trama, state vedendo il libro nel modo sbagliato. Certo è un romanzo con una struggente storia romantica, ma il punto è la sua collocazione storica: la prima guerra mondiale. Si dimenticano gli orrori di tutti quei ragazzi che partirono convinti che quel conflitto sarebbe durato un attimo e non tornarono più a casa, in quella prima moderna guerra dove si combatteva nelle trincee, senza avanzare per mesi, trovandosi circondati da cadaveri, con la speranza di essere ferito abbastanza per un rimpatrio.

    In questo sfondo che non ha nulla di zuccheroso si svolge una storia d’amore semplice scandita da lettere, incomprensioni create dalla cruda realtà del campo di battaglia. Sebbene il libro parli di tre donne è Nadine la protagonista con Riley che un fortuito intreccio lega a Julia prima e poi a Rose e al capitano Stocke.

    L’accuratezza storica è ben curata e vengono anche proposte delle casistiche sanitarie (non entro nello specifico per non fare spoiler) che i giovani ignorano di quella guerra combattuta agli albori della medicina moderna.

    Dimenticate Downton Abbey, qui si vive l’Inghilterra più comune di quegli anni davvero unici e che non andrebbero dimenticati; una storia fortemente romantica ma anche dura. Un libro di cui in Italia è arrivato anche il seguito, dal titolo “I giorni del ritorno”, ma che si è fermato solo a questi due volumi quando invece avrebbe potuto continuare la serie portando avanti la vita difficile dei personaggi in quei momenti storici così ricchi e complessi. Da recuperare per la vostra libreria, fidatevi, non ve ne pentirete.