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  • Armonia Finale

    Armonia Finale

    Negli anni settanta, in uno stato europeo immaginario, sono stati scoperti gli elfi. Sì, quegli omini da libro fantasy con orecchie a punta, trecce e capelli perfetti in ogni momento. Ebbene come avrebbe reagito il mondo umano? Ci sono due possibili risposte: l’accettazione e la discriminazione. Hendrik R. Rose ha scelto quella più interessante. Nell’arco di alcune decadi il popolo elfico non solo viene rinchiuso in un ghetto, ma arriva persino a dimenticare la sua magnificenza: è questa la trama che si snocciola in “Armonia finale”.

    C’è subito da dire che non è un libro per signorine. Non è una storia distopica per palati fini, qui la realtà (per quanto immaginaria) colpisce duro, perché ieri erano gli ebrei, ma l’uomo non smetterà mai di mettere un ‘etichetta a tutto quello che trova diverso.

    L’autrice ha fatto una scelta forte, non ha optato per delle razze che il lettore poteva già trovare diverse, ha scelto quella figura che solitamente è eroica, perfetta. So che ci sono molti che odiano appunto gli elfi, ma vederli così vi garantisco che vi farà riflettere. La narrazione è calibrata per accompagnare passo passo il lettore nel romanzo. I primi capitoli sono veloci e danno chiare pennellate alla storia che si delinea di pagina in pagina facendoci conoscere i protagonisti e anche quel loro sporco mondo e il distretto 50. Lo stile è davvero poetico, ci sono piccole similitudini o frasi che sembrano quasi oniriche e trasmettono la complessità della morale di questo libro.

    Ho parlato poco della storia in se perché preferisco non anticiparvi nulla se posso, questo libro merita di essere scoperto, e se volete, accompagnandolo con le canzoni che l’autrice indica per ogni capitolo.

    Un urban fantasy distopico che merita di essere nella vostra libreria. Una storia che parla al cuore dei lettori con un intreccio imprevedibile. Consigliato per chi cerca qualcosa di diverso, di sincero in questo mondo di distopici che sente davvero la mancanza di qualcosa di autentico.

  • Guardiani della notte

    I guardiani della notte

    Dalla Russa, quasi in punta di piedi, arriva un Urban Fantasy che da uno schiaffo al genere e schiocca le dita davanti agli occhi dei lettori troppo spesso, distratti dall’ennesimo successo editoriale, hanno bisogno di essere richiamati all’attenzione per notare che in libreria c’è qualcosa di nuovo, di diverso.

    Ruvido come una vodka secca bevuta in un solo sorso, duro come le sonorità della lingua in cui è stato scritto, “I guardiani della Notte” racconta una storia dove vampiri e altre creature fantastiche esistono e sono sempre esistiti, i guardiani, della notte o del giorno, mantengono l’ordine tra bene (notte) e male (luce). La trama fino a qui vi farebbe pensare che è solo l’ennesimo urban fantasy che sfrutta questi classici ingredienti in nella location “esotica” di turno, la Russia, ma Mosca, con il suo aspetto austero, non è solo un contorno, si sente che l’autore porta la sua cultura nel romanzo e va oltre, creando una storia dove il bene e il male non hanno la necessità di vincere, semmai devono trovar un equilibrio per coesistere, perché nessuno può prevalere sull’altro per il bene comune e il compromesso è la vera chiave per la felicità comune.

    Lasciamo però il lato filosofico e moralistico che questo romanzo porta e concentriamoci sull’aspetto più intrigante che questa serie, formata da quattro romanzi, mi riferisco al fantastico. La mano russa che muove le fila degli elementi classici lo fa in maniera aspra aggiungendo degli elementi insoliti: la cosa che più mi colpì quando lo lessi era la realtà in cui i guardiani si muovevano, una visione parallela dove il nostro mondo è polveroso, sporco e buio dove l’invisibile prende forme spaventose e inaspettate.

    Questa serie di libri è proprio qualcosa di diverso da avere in libreria, una lettura che nel momento adatto può farvi saggiare un sapore sconosciuto, grazie a un autore maestro nel creare una storia complessa, per noi che abbiamo sempre letto libri che arrivano dalla cultura occidentale. Una serie di quelle belle, strane che se avesse avuto natali più vicini a quelli europei certamente avremmo visto i film al cinema, invece è Russa e quei film, perché ne hanno tratti due, si possono recuperare a fatica in italiano e poco rendono giustizia alla sua bellezza narrativa.

  • Ombra del commissario Sensi

    L’ombra del commissario Sensi

    Innamorarsi del protagonista di un libro è una cosa normalissima, ma trovare la propria anima gemella, quella è tutta un’altra storia, eppure ci sono riuscita.

    Il commissario Sensi non è un sex symbol, Ermanno non è nemmeno un nome così poetico, se a tutto questo, poi, si aggiunge che è un amante della musica rock metallica, che si presenta in caserma sempre in ritardo e scolandosi una red bull, prodigandosi a delegare le sue pratiche per dedicarsi a scaricare in maniera illegale album e video dei gruppi che più ama, nell’insieme si capisce che non è un santo e nemmeno il tipo per cui si perderebbe la testa leggendo un libro.

    Quello che però amerete di lui è l’aspetto tenebroso e intrigante legato ha un passato torbido: in una missione sotto copertura ha vissuto con dei satanisti, arrivando a svolgere riti indicibili e soprattutto trovandosi con un demone imprigionato nel suo corpo.

    Ermanno Sensi con la sua comicità nera lo rendono unico diverso da ogni antieroe, si contrappone alla sua squadra, sempre diligente e pronta a risolvere con lui, i casi più insoliti che sembrano incontrare per caso la sua strada, anche se troppo spesso, per arrivare alla soluzione deve usare quel maledetto demone che vive ormai dentro di lui.

    Una storia ambientata in una La Spezia che trasuda dalle pagine, mostrando quanto l’autrice conosca e ami la città in cui vive, tanto che anche noi lettori riusciamo a visitarla di pagina in pagina. Un romanzo nero come il suo protagonista, “L’ombra del Commissario Sensi” ha dato inizio di una saga che conta quattro volumi e una raccolta di racconti, il tutto nonostante il suo protagonista e la sua poca voglia di indagare e lasciarsi scoprire.

    Un modo per entrare nel mondo dell’Urban Fantasy più puro, tanto che quasi lo si confonde con un thriller. Un protagonista che spero un giorno di sposare. Una autrice che mi auguro scriva ancora molto, molto altro su di lui e non solo.

  • Né a Dio né al Diavolo

    Né a Dio né al Diavolo

    Cosa succederebbe davvero se incontraste un vampiro? Se vi dicesse, “Buongiorno,mi chiamo Lucifero e sono un vampiro”, voi come reagireste? Ecco questa è una storia in cui i vampiri non dovrebbero esistere fuori dai libri e film, eppure qualcuno ha la (s)fortuna di incontrarli. Un romanzo che porta il fantastico nella vita di amanti della musica metal e di D&D: non siamo in un libro per ragazzine e, quando si parla di sangue e di dolore, questi sono veri. Tom e Ivan, i protagonisti, saranno costretti a scontrarsi con il fatto che i vampiri non solo esistono, ma fanno davvero paura.

    Leggendo le prime pagine di questo libro, mi sono resa conto di quanto siano diversi il paranormal romance e l’urban fantasy classico e puro. Già, perché quando leggi montagne di romanzi che usano l’elemento fantasy come componente quasi folkloristica e non come base di tutto, ritrovarsi tra le mani un libro diverso suona quasi come una lettura difficile. Questo libro non è come gli altri, non è una storia gonfiata che “fa figo”. No, è una storia ben scritta, che si prende i suoi tempi per portarvi a Biveno, per farvi conoscere i personaggi e le situazioni. Insomma, roba per gente che il genere lo mastica e per lettori che vogliono leggere qualcosa di serio con un elemento fantastico. Niente vampiri luccicanti, niente influenze di sottogeneri, niente Stokerismi o altro, solo vampiri.

    È così che si scrive un vero urban fantasy: senza fronzoli, senza citazioni. senza dover tirare in campo altro. Lo so che non è quello che mediamente gli editori ci propongono, ma non per questo ha meno valore del resto.

    Parliamo di vampiri. Chi mi segue sa che ho un certo numero di romanzi del genere sulle spalle e di solito non me ne lascio sfuggire se posso. Quindi vediamo dove collocare questi nuovi arrivati: partiamo con il presupposto che sono piuttosto classici e poco romantici. Hanno un loro fascino e non brillano (lo so che sono solo quelli di Twilight a farlo, ma è sempre meglio ribadire e festeggiare del fatto che non siano simili), non si trasformano in nebbia, non mutano in forma di pipistrello e non provocano piacere mentre prendono il sangue dalle loro prede. Insomma, sono tipi cazzuti, che temono la luce, ma possono vivere anche di giorno; hanno forza, sensi accurati e un passato che è il punto di forza della storia.

    I personaggi si snodano in due tempi narrativi, quello del presente dove Tom scopre che Lucifero non è solo un tipo semplicemente goth che si spaccia per vampiro, e quello del passato dove scopriamo come Lucifero sia rinato vampirpo.

    Vampiri senza amore quindi? No, volendo ci potrete trovare parecchie ship anche per chi ama i romance. Aislinn si conferma l’autrice italiana che ha sempre fatto sentire la sua voce con libri diversi e fuori dai soliti schemi.

    Come ultimo appunto vi dico che la storia finisce, ma l’autrice ha scritto altri due volumi legati a questo romanzo: fidatevi, non vi fermerete al primo.

    Ideale per chi cerca qualcosa di ben scritto legato ai vampiri. Una storia in cui l’unica pecca è che Biveno è inventata, perché vi giuro ci vorreste vivere anche voi!

  • La città delle maschere

    Stravaganza – La città delle maschere

    Lucien sta affrontando la sua prima seduta di chemioterapia, perdere i capelli e vivere a letto nella completa debolezza hanno cambiato la sua vita e quella dei suoi genitori, ed è rifugiandosi nei suoi sogni che, ispirato dall’immagine di Venezia, sogna Bellezza, la città delle maschere, in una Italia tardo rinascimentale che prende il nome di Talia.

    Questo è il primo libro di una saga che Mondadori ha parzialmente pubblicato. Si tratta di uno di quei titoli rari che difficilmente troverete in giro e ancor più difficilmente troverete a un prezzo economico. C’è un motivo se è rata e costosa: si tratta della miglior saga fantasy con ambientazione italiana che (a mio parere, ma provate per credere) sia mai stata scritta per i ragazzi. Il taglio infatti è adolescenziale, i personaggi sono caratterizzati con semplicità senza mai cadere nel banale; anche gli argomenti trattati (in questo come anche nei successivi due volumi) affrontano tematiche come la malattia e la disabilità, senza edulcorarla, anzi, ma vi garantisco che tra le sue pagine anche un adulto resterà affascinato dalla storia tutt’altro che infantile.

    La bravura con cui l’autrice trasforma Venezia in Bellezza fa capire da subito quanto lei conosca bene il nostro paese tanto che tradizioni e superstizioni sono adattate e citate, dando forma a un mondo a noi molto famigliare ma anche così magico in cui proprio si vorrebbe vivere.

    Ci sono solo tre, introvabili, volumi arrivati in Italia, e ce ne sono altrettanti (se non di più) inediti. È un peccato vedere una serie interrotta, proprio questi libri che raccontano con fantasia e colore il nostro paese e la sua storia folkloristica, parlando ai giovani lettori con onestà, vorrei tanto che Mondadori la riproponesse, e se non lei magari qualche buon editore. Insomma se trovate questa serie leggetela, piuttosto cercatela in lingua originale, sono sicura che non ve ne pentirete.