Cento occhi
Da che esistono le videocamere, esiste anche la paura di essere osservati, controllati, registrati. Nella nostra quotidianità abbiamo un obbiettivo sempre puntato su di noi, senza che ce ne si renda conto. Di certo in molti, dopo aver visto l’episodio di Black Mirror “Zitto e Balla”, hanno preso l’abitudine di mascherare alcuni obbiettivi sensibili. È qundi interessante vedere come, alcuni autori, affrontano questa tematica del controllo costante. Oggi voglio parlarvi di un libro molto particolare.
A.R.G.O. era una persona. Ha donato il suo corpo perché potesse diventare una sentinella sempre collegata a telecamere e microfoni per: individuare gli ostili, evitare che si compiano crimini, avvisare le forze dell’ordine perché intervengano in tempo, perché i colpevoli siano fermati. Come può vivere una persona non persona, occupato ventiquattrore a scrutare? Chi è davvero A.R.G.O.?
La storia è molto breve ma tutt’altro che semplice e scontata. In poco più di un centinaio pagine il lettore è costretto a fare i conti con la paura sociale: dalla discriminazione degli stranieri, fino al bisogno di farsi giustizia da soli. Si riesce a saggiare quella zona d’ombra che la televisione enfatizza con programmi a tema, perché l’audience sembra essere legata a doppio filo con la cronaca nera. Più sangue, più spettatori. Un’analisi feroce di un presente che fingiamo di non vedere, l’urlo di uno scrittore che ha bisogno che il mondo percepisca i rischi e cerchi di cambiare.
Una lettura distopica che dipinge la nostra società che in fondo spera in un A.R.G.O. che sorveglia tutto e tutti, che preferisce non cercare un vero modo per migliorarsi. Intenso, profondo e insolito. Non è un libro per chi pensa agli Hunger Games o al sangue di Battle Royale. È una lettura che ci sputa in un occhio. Ma tranquilli, sappiamo di essercelo meritati.