La ragazza dai piedi di vetro
Tra i libri diversi devo proprio trovare il tempo di parlarvi di quelle storie che intrecciano elementi magici con il nostro mondo in maniera davvero unica. Nel settore questi libri vengono catalogati con il genere che porta il nome di realismo magico, una sfumatura molto tenue di narrativa fantastica, ma da non sottovalutare: è nelle sfumature che sembrano avere poca forza rispetto ai colori sgargianti che troviamo storie davvero profonde, potenti e pronte a lasciare un segno. La ragazza dai piedi di vetro è uno degli esempi migliori.
Midas con un passato difficile e che ama scattare fotografie che incontra Ida, una ragazza che cerca disperatamente un uomo giapponese che dovrebbe appunto vivere sull’isola dove abita il protagonista. L’elemento surreale in questo incontro è la strana malattia di Ida, infatti lei ha bisogno di questo uomo perché crede sia l’unico che possa aiutarla, ora che lei si sta trasformando in vetro.
Questo libro è un racconto tra la favola moderna e la poesia, dove il passato e il presente dei personaggi si intrecciano alla perfezione con le leggende di uomini di vetro affondati nelle paludi, un vortice di eventi che raccontano la delicatezza del vetro delle nostre anime.
Si tratta di un volume piuttosto vecchio, ricontrollando lo lessi nel 2013, di cui ricordo con estrema dolcezza la lettura e ancora oggi mi domando come mai non sia consigliato a giovani lettori o a chi cerca una buona storia; forse è arrivato troppo tardi, quando ormai questo genere di storie non erano abbastanza per i giovani, e temo troppo fantastiche per gli adulti. Non è una storiella leggera, non è nemmeno un romanzo serio, è una storia fine per cuori infranti o palpitanti di amore, una storia che rievoca le emozioni ormai cristallizzate dal vivere comune o che da nuovo vigore ai sognatori, un libro che insegna a sopravvivere attraverso una splendida morale di accettazione e rivalsa al male moderno che, consumandoci di giorno in giorno, ci trasforma in freddo vetro.