Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop
Ci sono letture che entrano sotto pelle quasi in maniera inspiegabile, una di queste è stata questo libro. Ciò che più mi ha spiazzato è come il complesso mosaico di racconti, alternanza tra passato, presente e articoli di giornale, vadano a comporre una saga famigliare in un paesino così piccolo e lasciato a sé stesso che forse è speciale e unico proprio perché vive nei racconti di chi l’ha vissuto.
Questa è una di quelle letture a scalata: ogni pagina è una salita, a volte faticosa, altre ancora misteriosa, ma che da un certo punto mostra il panorama infinito che solo dopo tutte quella strada percorsa possiamo davvero apprezzare. Ci si innamora dei personaggi, delle loro complesse avventure vissute con una semplicità quasi disarmante. Si impara ad accettare il passato come un momento che si può solo ricordare perché prima o poi tutto finisce, come la vita stessa.
Potreste pensare che è un libro che parla di una saga famigliare e nulla di più, e forse avreste ragione se la narrazione dell’autrice fosse rimasta fuori, semplicemente a raccontare dall’inizio fino alla fine la storia, invece sceglie due personaggi: una, Ninny, che racconta il suo passato di cui non è nemmeno protagonista principale, e una ascoltatrice Evelyn che di questa storia è spettatrice proprio come noi lettori: ripercorrendo la crisi, e i fatti salienti di Whistle Stop, sarà porprio Evelyn a imparare a cogliere l’attimo e non lasciare che la sua storia sia già scritta e diretta verso il viale del tramonto. In questo rivivere il passato, l’autrice poi, completa il complesso puzzle con alcuni passaggi per non lasciare un buco in quel momento in cui Ninny non era presente senza che però risulti una forzatura, anzi, il lettore a un certo punto vuole sapere tutto.
Come se già quanto detto sopra non vi aiutasse a capire quanto questo libro è unico, bisogna assolutamente che vi parli di razzismo e di relazioni LGBT, due temi che l’autrice non ha paura di inserire nella storia: sono rimasta molto sorpresa di trovare passaggi che parlassero o facessero parte del Ku Klux Klan in una comunità che sembrava tutt’altro che contro i componenti di colore, eppure sono gli anni venti e trenta e non si può negare che la loro presenza fosse alquanto ovvia, e l’autrice racconta di come i bianchi per bene rispettassero e difendessero la comunità nera, e nel loro piccolo facessero qualcosa per trattarli da persone, abbandonando quel retaggio retrogrado sudista dove la persona di colore era solo uno schiavo libero. A questo anche la naturalezza del parlare di una relazione omosessuale in un contesto storico dove, parliamoci chiaro, non rispettavano la gente di colore, figuriamoci chi si azzardava ad avere una relazione tutt’altro che convenzionale da quella di moglie e marito; anche qui l’autrice non lascia che tempi e luoghi frenino la sua penna e lascia che l’amore sia semplicemente amore, raccontato, vissuto e accettato.
Questo libro è un best seller da cui è stato anche tratto anche un film, probabilmente è visto più come un titolo commerciale, eppure io sento che dovreste averlo nella vostra libreria. Potreste imparare ad affrontare un lutto leggendolo, potreste riscoprirvi in Evelyn e decidere che è il momento per dare una svolta alla vostra vita, o semplicemente potrete accettare che il passato sarà sempre a colori, anche se il mondo che ci circonda è grigio. Insomma, potete pensare che sia solo un titolo che tutti hanno in libreria, ma la realtà è che potreste trovare in esso qualcosa di più, non giudicatelo per le sue vendite, ma per quello che vi avrà raccontato di voi a lettura terminata.