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  • Il prezzo della sposa

    Il prezzo della sposa

    Non ho mai amato particolarmente i romanzi epistolari. La lettera, uno strumento di comunicazione che sembra in via di estinzione, è stata però per molti secoli uno dei pochi modi per comunicare ed esprimere le proprie emozioni. Due autrici hanno capito le sue potenzialità e le anno messe al servizio di una saga romantica che comprende ad ora quattro volumi e due spin off. Non è una scelta così innovativa quella di scrivere un romanzo epistolare, ma la loro padronanza del mezzo ha prodotto una narrazione corale: le decine di storie di sottofondo rendono il tutto complesso, a volte non solo si rimane rapiti dalla storia di punta del romanzo, ma si vuole sapere molto altro di quelle che ne fanno da contorno.

    Lo so, ho parlato di saga romantica, e questo potrebbe non convincervi, e se aggiungo pure che si tratta di un romanzo autoprodotto ho il terrore che alcuni di voi nemmeno andranno avanti a scoprire l’unicità di questo libro, ma io vi invito fermarvi un attimo e ascoltare quanto ho da dire.

    La storia è quella di una bambina di nobili natali e di un figlio di un modesto mezzadro, uniti dalla passione per gli scacchi, ma se l’amicizia è un sentimento che si può tollerare, crescendo i due imparano che la differenza tra classi è un ostacolo. Lo so pensate che sia semplicemente l’ennesima storia romantica ambientata in un’epoca passata, ebbene vi sbagliate! La complessità del mondo riproposto dalle autrici, ma anche le sottotrame, come pure la cura storica lo elevano a molto di più.

    Mi soffermerei su questo punto in particolare. È difficile trovare autori che fanno autentica ricerca storica per parlare scrivere romanzi rosa storici. Troppo spesso ho trovato autrici che si sono cimentate nel genere attirate dalle fantasie di pizzi e crinoline, tralasciando che ci sono elementi che se collocati male nella storia, rischiano di farla sembrare un semplice romanzo rosa in abiti d’epoca. Conoscere le regole della società, sapere come gestire una scena in una sala da pranzo, o anche i soli tempi di attesa tra una lettere e l’altra, sono finezze che rendono reale questo libro e evitano di abbassarlo a semplice lettura d’intrattenimento. Questo libro come anche gli altri della serie sono autentici viaggi nel passato, difficilmente troverete fatti piegati alla narrazione semmai, sarete voi costretti a rispettare l’etichetta, a vergognarvi di aver frugato nella corrispondenza dei personaggi.

  • Maria nata per la libertà

    Maria – Nata per la libertà

    Nella canzone “Il sentiero dei nidi di ragno” di Lowlow, chiaro riferimento all’opera omonima di Italo Calvino, una strofa dice: “Però conosco un posto che altri non sanno, dopo il bosco nero, il sentiero dei nidi di ragno, quando i grilli canteranno, gli adulti balleranno insieme sopra le ossa dei partigiani seppelliti in mezzo al fango”. È una canzone che ascolto spesso mentre guido; quelle frasi hanno un sapore molto diverso ora che ho letto questo libro. Questo rende speciale la nuova pubblicazione di Amalia Frontali: la capacità di dare una forma a quella parte di storia che troppo spesso rimane giusto citata nelle pagine dei libri scolastici. Ridona voce a tutti quei monumenti che sono ricordati giusto con qualche corona di alloro a ogni anniversario, simboli che pochi di noi associano alla storia del nostro paese.

    Si sente l’amore per la vita, la speranza, uomini e donne che hanno fatto qualcosa. Persone che si sono sporcate le mani di sangue per poter dare un futuro a questo paese, che, guardandomi in giro, quasi mi sembra non se lo meriti.

    Parliamo del libro però, non voglio scaldare gli animi, anche se il turbamento rimane. Noi che camminiamo per quei sentieri sotto cui riposano le persone che hanno creduto nella liberazione del nostro paese. Maria non è un personaggio romanzato, è semplicemente lei, raccontata da una scrittrice che conosce la storia e riesce a portare la sua passione su carta, tanto da tenere incollati i lettori, mentre racconta loro la guerriglia, i rastrellamenti e le fughe nei boschi, teatro di sparatorie e assalti esplosivi.

    Maria è scappata in montagna, non per vocazione, ma perché è stata costretta. È una donna che non ha mai combattuto, semplicemente voleva essere libera, voleva fare la cosa giusta, e quello che sapeva fare era curare la gente. Anche se non era un dottore, ma solo una semplice infermiera.

    Non è un libro buonista e non vuole solo intrattenere. Maria attraverso la penna di Amalia ci insegna la storia, ma soprattutto a smetterla di festeggiare il 25 aprile come se fosse una semplice festa evidenziata in rosso sul calendario. Perché quel colore non è un semplice avviso, quel rosso è di tutto quel sangue che è stato versato per la nostra libertà.