Sono solo incubi

Sono solo incubi

Ormai con la stesura dei cimiteri sono in stand-by in attesa di definire il finale. È una parte difficile da scrivere e quindi mi sono presa una piccola pausa per scrivere altro. Già da prima della quarantena avevo messo mano ai miei lavori passati, tra questi c’erano diversi racconti, alcuni vecchissimi e altri editi in varie antologie. Mi trovavo in un momento di stallo delle stesure. Parliamoci chiaro, prima della chiusura totale (totale per molti altri visto che ho sempre lavorato a orari ridotti, lo ribadisco perché avrei voluto staccare del tutto la testa e invece bene o male dovevo pensare all’ufficio, e no, questa cosa dello Smart Working io me la sono proprio persa) ero bloccata. Avevo tra le mani tre tracce in stesura: i licantropi, il progetto cimiteri (che ho poi scritto a pieno ritmo in quarantena) e un romanzetto romantico (che probabilmente resterà abbandonato a se stesso perché certe storie faccio davvero fatica a scriverle). Tre storie e nemmeno una che mi chiamasse apertamente.

Confusa sul cosa scrivere ho preso invece coraggio e ho aperto vecchie cartelle abbandonate. Ci ho trovato lavori davvero carini da presentare ai concorsi, alcuni erano stati pubblicati, altri erano rimasti nell’ombra. Lo confesso ho sbirciato pure le vecchie tracce fantasy di alcuni romanzi, le ho accarezzate promettendo che sarebbe presto stato presto il loro momento (anche se prima del 2022 non se ne parla).

I racconti erano tanti e pronti quindi ho deciso di raccoglierli sotto il nome “Sono solo incubi” (nome provvisorio, si vedrà se qualcuno avrà intenzione di pubblicarli con quel titolo o con un altro). Ci sono storie che ho sviluppato senza nemmeno pensarci, altre che sono sfoghi di momenti difficili, altre ancora erano compiti a casa per corsi di scrittura. Eppure la paura, le ansie che raccontano sono le stesse che si possono trovare in “Il Giorno dopo il lieto fine”. Quindi li ho riletti e, visto che il finale dei cimiteri ancora tardava a concretizzarsi,mi sono dedicata ad un racconto che chiuda la raccolta.

E poi? Beh finisco e poi vediamo se trovo un editore. Per ora però sto ritrovando il piacere di rimettermi al lavoro sulla scrittura, un piacere che avevo perso. Mi sembrava che lavorare sulla pagine bianche fosse diventato più una tortura che un qualcosa di liberatorio. Avevo dimenticato che non devo scrivere per il lettore o l’editore di turno, lo faccio perché mi piace raccontare il mio modo malato di vedere la vita. Non devo compiacere nessuno o scalare classifiche Amazon. Lo faccio perché mi piace e ad alcuni (non importa se tanti o pochi) lo leggeranno prima o poi. Sto cercando di fare il meglio per la me scrittrice. Sto tornando a essere soddisfatta (nel mio piccolo) delle storie. Davvero ignoro come andrà, ma di certo so che voglio vedere anche questa antologia avere un suo spazio nelle librerie dei lettori.