2020 – L’anno di letture della Chimera (prima parte)

2020 – L’anno di letture della Chimera (prima parte)

Tirando le somme sono arrivata a leggere ben 63 volumi. Non è un cattivo risultato, ma vi confesso che potevo fare di più. C’è da dire che ci sono stati periodi di magra, come a inizio anno, dove mi ero presa i miei tempi per leggere, ma anche la situazione che stavo vivendo non mi permetteva di godere della lettura appieno. Anche tra fine ottobre e novembre, per colpa del Covid, ho preso la distanza da molti libri perché ero nauseata dalle storie, per un attimo ho iniziato a odiare tutti i libri che avevo in casa. Questa pandemia mi aveva fatto perdere il baricentro della mia vita, arrivando in un momento che volevo dedicare a me stessa, portandomi via la libertà di scrivere, perché per un mese, a parte l’isolamento, ho vissuto senza stimoli e forze.

Cominciamo dagli editori. Il meglio di questo 2020 secondo me arriva da due molto diversi e di cui ho letto poco, eppure quel tanto che basta a farmi capire che vanno consigliati a tutti. Il primo è Carbonio Editore con cui ho collaborato, ma di cui sto puntando altri due o tre titoli da comprare per leggerli nel 2021. Non è un catalogo frivolo il loro, i testi che ho letto mi hanno dato una chiara visione sulla profonda ricerca e cura dei loro testi, facendomi scoprire anche autrici che meriterebbero molto più spazio nelle librerie italiane, come Jill Dawson. Se cercate qualcosa di serio con cui aprire il 2021, guardate i loro libri, se comincerete con Carbonio sono sicura che l’anno partirà con la marcia giusta.

Il secondo editore è Tunué: non ho letto libri, mi sono soffermata sulle loro graphic novel e vi confesso che probabilmente tenterò anche la parte letteraria delle loro pubblicazioni. Mi sono dedicata unicamente ai lavori di Tony Sandoval, ma non me ne vogliate, amo troppo questo artista. Lo avrete capito dalle mie recensioni sulle sue opere. Il plauso è da condividere anche con l’editore che, non solo lo ha portato in Italia, ma ha anche saputo fornirgli il formato e i materiali più adatti per esaltare le sue opere.

Stranamente ho letto anche libri per ragazzi e giovani lettori. L’ho fatto principalmente perché era uscito “La signora Frisby e il segreto del Nimh”, che ha dato una nuova sfaccettatura a una delle storia più importanti legate alla mia infanzia e, sempre per rimanere in tema topolini, ho letto (e vi consiglio) “Factory”. La narrativa per piccoli mi è sempre apparsa come scialba e priva di spessore, eppure questi due libri mi hanno dimostrato che può essere anche profonda e concreta. Forse è il caso di dare una seconda possibilità a quel lato delle librerie che sembrano essere ben rifornite, ma che gli adulti non leggono.

Passiamo a parlare di generi. Guardando le mie letture spicca il romance. Grazie a questo genere ho ripreso a leggere durante il covid e lo devo a “Un’estate da ricordare”, un romance storico prequel di una serie che sto leggendo senza troppo impegno, recuperando ogni tanto i volumi che la compongono. Tra le eccellenze del genere però abbiamo anche “Condannati” di Jane Harvey Berrick, che finalmente è tradotta al meglio per i lettori italiani, e che emoziona con le sue storie uniche e che parlano di rivincita e rinascita. Altro titolo da citare “Come petali di Ciliegio”, un caso editoriale che da self è arrivato alla grande editoria dimostrando, ancora una volta, che se scrivi bene prima o poi un buon editore verrà a bussare alla tua porta. Infine il meglio di questo genere, “Pâtisserie Française – Macarons in cerca d’amore” di Margherita Fray. Si è rivelata la lettura migliore in questo genere: frizzante, ironico, spensierato, è stata la lettura che ho consigliato di più, tanto da farlo leggere anche alle mie colleghe in ufficio durante gli ultimi mesi di lockdown questa primavera. Se (sul serio?) non lo avete ancora letto, vi consiglio di recuperarlo; questa autrice ha la stoffa per scrivere e mi auguro di leggere molto altro nel 2021!

Altro genere di cui non avevo mai parlato sul blog sono le graphic novel e fumetti. Mi sembra giusto dare spazio anche al meglio di questa categoria. Il meglio è formato da un trittico molto vario eppure armonioso. Partiamo con “Heartstopper”. C’era bisogno di questa storia, servivano le sue vignette ironiche e eppure ricche di emozioni. “Watersnakes” è il secondo titolo, ci porta la delicatezza di un tratto unico con la spensieratezza di storie che sembrano rivolte a un giovane pubblico, ma con tematiche forti a volte splatter. Infine quello che per me è stato il meglio per questa categoria: “Cheshier Crossing”… ok forse sono un filino di parte perché c’è Alice, ma mi è piaciuta moltissimo e mi sento di consigliarla a chi ama i crossover, e se ve lo dice una che non ne leggerebbe, fidatevi significa che merita.

Mi sono dilungata abbastanza direi che teniamo per la seconda parte il Fantasy, la Distopia e soprattutto il meglio del meglio.

Recensione Erich e la Città di Sale di Gaia Verzegnassi

Recensione Erich e la Città di Sale di Gaia Verzegnassi

Se esiste la perfezione, questa è certamente lontana dal nostro giardino, quello del vicino è sempre più verde, non importa cosa ci sia alle spalle di tutta quella bellezza, in quanto tale va goduta, non si può rimanere e negare la sua esistenza. A volte serve toccare con mano per capire quanto poco ci sia di perfetto in ciò che non conosciamo.

Attenzione questo libro è stato fornito da I.D.E.A. – Immagina Di Essere Altro.

Ie Ajn è una città da sogno che il nonno di Erich ha sempre descritto come un luogo speciale, unico e soprattutto l’incarnazione di giustizia. Un luogo dove gli uomini sono liberi, dove i criminali pagano il loro debito con la società perdendo la vita, su cui regna una regina che cela il suo volto ma che tutti venerano come fosse una divinità.

Il libro ha tutta la delicatezza di un esordio, a volte ingenuo a volte fresco come solo alcuni giovani autori sanno ancora sognare. Finalmente un fantasy in cui non c’è il viaggio dell’eroe classico, ma semmai un viaggio molto simile a quello che, ingenuamente, molti giovani compiono legando il desiderio di diventare davvero adulti al bisogno di trovare un nuovo luogo dove mettere radici, dove non si ha mai vissuto, reputandolo migliore a priori per sentito dire, perché diverso e quindi perfetto. Ecco questa è una avventura che racconta quanto nulla sia perfetto, che ogni cultura ha dei difetti e che l’utopia è sempre e solo irrealizzabile.

Ho trovato degli elementi davvero interessanti come gli immortali che vivono impalati sulle mura, in una eterna condanna o anche la regina velata che, nel finale, racconta una verità davvero difficile da accettare. Piccole chicche, come anche i bestiali di cui avrei voluto leggere di più nella storia, perché forse l’unica pecca è la mancanza di padronanza dello “show don’t tell” che spero l’autrice impari a padroneggiare perché le idee ci sono tutte per creare dei fantasy davvero coinvolgenti e soprattutto fuori dagli schemi.

Mi sento di consigliarlo a giovani lettori per viaggiare con la mente, ma anche imparare la morale di questo libro. Come sempre questo editore conferma l’amore per la gioventù letteraria del fantasy italiano e onestamente mi auguro non smettano di fare da nave scuola a questi autori che hanno grande potenziale.

Cosa può imparare l’editoria dalla crisi dovuta dal Covid-19?

Cosa può imparare l’editoria dalla crisi dovuta dal Covid-19?

Se nell’articolo precedente ho chiamato alle armi i lettori, ora mi piacerebbe far riflettere gli editori.
Il mercato è saturo da troppi anni; l’esempio più classico per capire quanto la situazione ci sia sfuggita di mano, se cercate un classico ne troverete decine di versioni, economiche, tradotte negli anni ’50 e con pessima carta e impaginazione, illustrate, adattamenti per bambini o ragazzi. Allo stesso modo se aveste mai cercato di seguire le uscite di una settimana di tutti gli editori prima che tutto si fermasse, vi sareste resi conto che sarebbe stato impossibile.
Troppi libri, troppi prodotti per un mercato che parla di una media di libri letti l’anno così bassa che (come mi disse un professore) se io mediamente ne leggo 100 significa che almeno altre 95 persone intorno a me non leggono nulla. Un mercato che si regge sulla convinzione che bastano pochi lettori forti a sostenerlo è già destinato a esplodere. Probabilmente il Coronavirus ha dato la scossa definitiva che potrebbe far crollare tutto.
Cosa può però davvero imparare l’editoria da questo possibile crollo?
Il primo punto è certamente quello di pubblicare di meno e, si spera, meglio. Pochi titoli a catalogo e molto più curati potrebbero giustificare un costo maggiore ma soprattutto rispondere a un mercato di lettori forti, che mal digeriscono la sciatteria di edizioni buttate sul mercato giusto perché hanno venduto bene all’estero, o sono il genere che va di moda, fatte tradurre all’acqua di rose dal primo stagista disposto a lavorare al minimo sindacale.
Il passaggio successivo, quello che a mio parere è il vero nocciolo della questione, è creare lettori. Parliamoci chiaro, se nel nostro paese non si fa cultura della lettura, come possiamo pensare che nuovi lettori sbocceranno per caso? È importante che piccola e media editoria pensi a lavorare sul territorio per insegnare l’amore della lettura troppo spesso delegato alle scuole, legate a programmi antiquati che certo danno delle buone basi, ma non invitano i giovani a credere che la parola scritta sia necessaria; quegli stessi giovani che però apprezzano tanto i prodotti che dalla parola scritta nascono: non sono i film, videogiochi e le serie tv frutto di sceneggiatori, fratelli di penna degli scrittori?
Infine affrontiamo anche il problema e-book. Non amo questo formato, eppure non posso negare quanta differenza abbia avuto nelle vendite in un momento di completa mancanza di distribuzione; potrebbe essere l’e-book la risposta al bisogno di pubblicare comunque libri risparmiando, ma dobbiamo ammettere che per quanto siano un libro, non possiamo pagarli cifre che praticamente sanno di cartaceo, non si può negare che la mancanza di un pezzo di carta faccia percepire al fruitore finale un valore concreto.
Inoltre per garantire di essere letti in digitale, a mio parere, l’unica vera via sarà un sistema abbonamento come quello di Kindle Unlimited. Offrire un catalogo a un prezzo ragionevole, ha più riscontro di quanto lo si voglia ammettere e da anche una chiara idea di quanto e quale libro, tra quelli a disposizione , venga letto. Insomma se i grandi marchi cercassero una soluzione come quella io credo che leggere in digitale pagherebbe con più facilità la filiera.
Io sono solo una scrittrice, una lettrice accanita e non so se questi miei consigli siano sconclusionati o possano davvero essere colti, o magari sono già nelle menti degli editori. Non possiamo negare una cosa: l’editoria deve cambiare e migliorarsi, la mia speranza è che questa momentanea pausa li aiuti a capire che un mercato bulimico non ha futuro.

L’amore per i libri durante il Coronavirus
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L’amore per i libri durante il Coronavirus

In questo momento in cui la nostra vita trova il tempo che è sempre mancato per dedicarlo a se stessi e alle nostre case, sopraggiungono tantissime riflessioni. In particolare, mentre cerco di usare instagram come valvola di sfogo e contatto con il mondo esterno mi chiedo: è giusto parlare di libri mentre la gente muore? I libri e l’intrattenimento letterario sono necessari? E poi ci sono le questioni catastrofiche legata al mercato dei libri che il covid-19 ha ormai scoperchiato: ci sarà ancora un mercato editoriale? La bolla economica di Messaggerie sopravvivrà dopo tutto questo?
La realtà è che non possiamo prevedere cosa succederà e nemmeno giudicare l’etica di chi parla di libri. Non condanno quelle bookfluencer che hanno preferito dare spazio ad altro. Il terrore però di ciò che resterà dopo questa quarantena non è da sottovalutare: i libri non scompariranno mai, al massimo gli ebook avranno la meglio, ma siamo sicuri che tutti quei marchi editoriali ci saranno ancora?
In molti in questi giorni stanno parlando di come questa crisi potrebbe far saltare il complesso sistema di “salvataggio economico” che negli anni distributori come Messaggerie libri, hanno messo in atto per far sopravvivere alcuni nomi (a volte uccidendone altri) e togliendo quel non equo ma sano senso di competizione alla pari, dove chi vende ha i soldi e chi rimane in giacenza dovrebbe evitare di stampare altro. Mi fermo perché non voglio fare retorica spiccia, anche se ora dobbiamo ammettere che il sistema di stampa continua è diventato bulimico: ci sono troppi libri e pochissimi lettori.
Quello che ci aspetta sarà molto simile, ma comunque imparagonabile, a quanto accadde con la crisi finanziaria di inizio 2000: i beni che non saranno di prima necessità e quindi beni superflui saranno i primi a non essere acquistati dall’Italiano medio, e questo porterà alla chiusura di molte realtà, non solo editoriali.
Per questo a mio parere è un bene parlare di libri, comprare, quando possibile, per sostenere quelle realtà che potrebbero uscire davvero a fatica da questo stallo; il tutto aggravato da fiere e librerie che potrebbero restare chiuse per ancona molto tempo.
Non sono una persona cinica, ho persone accanto che stanno perdendo dei parenti e vi confesso che lavorando ancora in ufficio, la paura di portare il virus a casa, le ambulanze che sfrecciano giorno e notte, non rendono i miei pensieri completamente tranquilli, spensierati e puntati su pagine e pagine da leggere e scrivere. Eppure devo riconoscere quanto i libri siano stati importanti nella mia vita e farò quanto possibile per aiutarli ora nel momento del bisogno, così come sostengo altre attività locali comprando prodotti che mi vengono consegnati a casa. Parlarne e comprarli sono le scuse con cui mi distraggo in queste giornate a casa, anche se non leggo, scoprire nove storie mi fa scattare la voglia di comprare, di fingere che tutto sta andando bene; potrebbe essere semplice compensazione e buonismo, ma mi fa stare bene, mi fa credere che anche se uno di voi, guardando le mie stories su instagram o leggendo il mio blog, avrà voglia di comprare e leggere qualcosa di nuovo, penserà per qualche minuto a un libro, lasciando in pausa tutto quello che sta succedendo intorno a noi; forse avrò fatto la mia parte, forse avrò aiutato anche un editore che come me ha famiglia dei dipendenti, ha paura di cosa succederà dopo tutto questo.

Libri diversi per lettori strani

Libri diversi per lettori strani

Ci sono libri che, per quanto possano sembrare come gli altri, sono diversi. A volte è la storia che ne ha dato i natali a essere originale e particolare, altre sono proprio i personaggi e le loro vicende a rendere uniche quelle pagine. Ce ne sono poi altri che hanno forme e impaginazioni fuori dal comune, grazie a un grande lavoro grafico alle spalle a dare maggiore forza alla narrazione.

A volte si tratta di pubblicazione vecchissime, altre nuove, altri vivono grazie alla fama incontrata, altri invece rimasti in ombra, ma in ogni caso, sono libri che hanno bisogno di lettori particolari: questi libri potrebbero essere stati ignorati da voi, ma cercano lettori che nella loro libreria non hanno bisogno di riempire spazi, cercano unicità e anticonformismo; sono lettori onnivori e che non si fanno spaventare da generi. Io sono Alice Chimera e vivo sommersa dai libri e sempre alla ricerca di letture interessanti che scovo nei mercatini dell’usato o nelle postazioni di bookcrossing, bazzico la rete per vedere cosa c’è di interessante tra le ultime uscite e le impressioni dei bookblogger; ogni lunedì sarò qui per parlarvi dei libri strani, quelli che proprio non possono mancare sui vostri scaffali già troppo pieni.