Lewis Carroll Society d’Italia
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Lewis Carroll Society d’Italia

Era il 24 Novembre 2022 quando, la mia cara amica Yvonne (che non solo mi aveva dato il suo contatto ma anche caldeggiato la mia idea), leggeva la bozza della mail che avrei mandato a Mark Bursein per presentarmi e chiedergli se ci fossero i presupposti per creare in Italia una #LewisCarrollSociety. Scoprii che potevo farlo. E da allora ho lavorato perché, quello che era un sogno, divenisse realtà. Tenendolo nascosto a molti, ne ho parlato solo con pochissimi intimi perché temevo che nulla di ciò si concretizzasse.

La mia collezione

Cos’è una Lewis Carroll Society e perché ho aperto quella italiana (che potete seguire attraverso i social per ora su Facebook, Twitter e Instagram e il nostro fiammante sito internet)?
Molto prima del Covid, tra le mille cose che ho iniziato quando mi sono trasferita a vivere a Milano, c’è una collezione su Alice, i cui libri hanno segnato la mia adolescenza. Sono sempre stata affascinata dalla storia che si nasconde dietro al suo autore e alle milioni di interpretazioni che il mondo ha voluto dargli. Dal 2010 circa mi sono fatta portare dai viaggi degli amici un volume della località che visitavano e, in parallelo, ho sempre investito un piccolo budget per comprare libri e gadget. Quando i pezzi accumulati sono diventati tantissimi, ho iniziato a pensare che potevano essere un buon materiale e volevo condividerli con il mondo. Per questo ho creato Chimera in wonderland, da lì all’incontrare altri collezionisti è stato un attimo. Arrivare poi a conoscere le Societies si è rivelato automatico.

Cos’è una Lewis Carroll Society?

Cos’è una Lewis Carroll Society e perché ho aperto quella italiana (che potete seguire attraverso i social per ora su Facebook, Twitter e Instagram e il nostro fiammante sito internet)?Conosco tanti appassionati in Italia e, il fatto che nel 2022 ci siano state ben 3 edizioni diverse illustrate nel nostro bel paese, conferma che, là fuori, siamo in tanti a investire e a voler vedere i mille volti che gli artisti nostrani (ma anche quelli esteri) le hanno o le potrebbero dare. Allo stesso modo qui in Italia la cultura viene promossa per canali insoliti. Troppo spesso mi ritrovo a scoprire mostre ed eventi troppo tardi. Ci vuole qualcuno che unisca e racconti Alice in Italia, e allo stesso modo faccia vedere che cosa sta succedendo nel mondo. Questo è quello che voglio fare creando questa associazione culturale: unire appassionati, promuovere eventi (spero di poterne anche crearne alcuni), oltre a mettere a disposizione la mia collezione (se me lo chiedete ad ora, catalogati sono 500 libri, ma la conta è solo all’inizio ) a studiosi ed appassionati. Si tratta di un progetto importante, che ha appena iniziato ad esistere, il cui anno zero parte oggi. Ben arrivata Lewis Carroll Society d’Italy.

Compagni di viaggio …

Grazie ancora a Viviana Tenga (la mia matematica del cuore), Marco Parini (il mio avvocato del cuore!) e anche alla Lewis Carroll do Brasil e la sua presidente Adriana Peliano per lo splendido supporto e la sinergia. Grazie ovviamente alla Lewis Carroll of North America e allo stesso Mark che ha dato il calcio d’inizio a tutto questo. Infine grazie anche a chi, in tutti questi anni mi ha supportato donandomi i libri (a Natale e ai compleanno) come mia sorella , Luca Buzzi, il mio compagno e molti altri amici di cui di certo sto dimenticando il nome. Grazie a Red Kedi che, come me, colleziona forte e duro, ed è stata la prima vera collezionista Italiana che abbia conosciuto. Grazie a tutti, anche solo per aver finito di leggere tutto questo.

Vi invito a seguire sia i Chimera in Wonderland anche su Tik-Tok, che quelli della neonata society. Presto vi racconterò di più. Per ora tutto questo è solo un preludio di un qualcosa che pian piano avrete modo di scoprire.

Recensione Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie di Maria Cristina Folino
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Recensione Tim Burton e il catalogo delle Meraviglie di Maria Cristina Folino

Il mondo della critica lo reputa una blanda trasposizione per famiglie, ma il lavoro svolto da Tim Burton ha diversi elementi che lo rendono molto più complesso di quanto si riesca a cogliere da una prima visione.

Attenzione questo libro è stato offerto da Maria Cristina Folino.

Vi confesso che non ho mai reputato il lungometraggio di Tim Burton un buon adattamento di Alice nel Paese delle Meraviglie. La mia non fu l’unica impressione negativa, infatti anche la critica lo bollo come un film piuttosto leggero in cui lo spirito dark del regista soccombeva alla potenza del marchio Disney (che poi è la stessa casa di produzione che gli permise di realizzare Nightmare Before Christmas, quindi tecnicamente non era proprio la loro prima collaborazione).

Se però ci si sofferma a leggere il saggio scritto da Maria Cristina Folino si riesce a intravedere la complessità strutturale che compone questo film. E vi confesso che ho dovuto riguardare il lungometraggio proprio perché molti dettagli erano sfuggiti alla mia memoria (che per quanto non lo amassi lo avevo visto diverse volte). Riproporre la storia di Alice è una grande prova d’autore per molti: dagli illustratori agli scrittori. Toccare la ragazza caduta nella tana del bianconiglio è sempre una sfida e il risultato non può piacere a tutti: i puristi la criticheranno per la mancanza di coerenza dall’originale, chi cerca qualcosa di nuovo la potrebbe trovare troppo classica.

Quindi che Alice ci propone Tim Burton? Quello che fa emergere l’autrice del saggio è una Alice complessa, non semplicemente quella cresciuta del cartone animato del 1951, semmai una Alice coerente con quella Carrolliana che si adatta ai nostri complessi tempi moderni. Una Alice schiacciata dalle aspettative degli altri e che deve trovare la sua “moltezza” e crescere. 

Ammetto che il 2023 è per me un anno fatto di saggi, ho messo in pausa la narrativa. Devo confessarvi che questo volume molto breve (io ne avrei letti altri due volumi su queste tematiche) è caldamente consigliato ai Carrolliani e Aliciofili (sì esistono anche in Italia) per approfondir e vedere con chiarezza i dettagli di un film che, forse, abbiamo preso troppo sottogamba.

Buon “non” Compleanno Alice

Buon “non” Compleanno Alice

Domani sono esattamente 158 anni da quando Charles L. Dodgson e l’amico reverendo Robison Duckworth remarono su una barca insieme alle tre figlie di Henry Liddle: Lorina, Edith ed Alice. Un pomeriggio come molti altri che però spinse Charles a scrivere un racconto che poi divenne romanzo firmato con lo pseudonimo Lewis Carroll.

Mi rendo conto che dopo tanti anni di blog non ho mai parlato della mia collezione dedicata a “Alice nel Paese delle Meraviglie” e al suo autore, direi quindi che oggi è il giorno adatto per porvi rimedio.

La mia libreria conta (non è un calcolo ufficiale) più di cento volumi legati al tema del bianconiglio. Fumetti, saggi, edizioni dell’opera nelle lingue più disparate, illustrate da Tenniel o da artisti più contemporanei, fino all’edizione con i disegni di Salvador Dalì, conta anche reperti più personali quali lettere dell’autore, fotografie che lui stesso scattò ad Alice e a molte altre bambine, e non dimentichiamo manga e retelling ispirati da questa opera. Sto inoltre omettendo quella piccola parte della casa in cui ho accumulato agende, piccole action figures, spazzole, trucchi e altri accessori legati al tema. Se pensate che tutto questo possa bastare, vi sbagliate perché ogni giorno continuano ad arrivare piccoli elementi ad arricchire la collezione.

Avevo diciotto anni quando lessi per la prima volta il romanzo originale, in una edizione davvero ben tradotta dalla Mondadori, dove le note offrivano spunti di riflessione. Non so se fu il fatto che questo libro potesse essere una grande fonte di collegamenti per la mia tesina o se semplicemente rimasi colpita da alcuni significati reconditi (come quello offerto dal Dogma alla filastrocca del Tricheco e il Carpentiere) a cui l’opera si presta tutt’ora. Inoltre più leggevo i misteri legati all’autore, più Alice e Lewis mi appassionavano, ma non ero l’unica visto quanto questa opera sia entrata nella cultura influenzandola, creando connessioni forti.

Inizialmente puntavo solo a quelle versioni ricercate che avevano più illustrazioni o approfondimenti, poi, lavorando nelle spedizioni internazionali, con colleghi che viaggiano in tutto il mondo per lavoro e non, la situazione mi è sfuggita di mano. Sono arrivata anche a chiederle come souvenir agli amici che vanno all’estero, della serie: “lascia stare le calamite, entra nella prima libreria e chiedi Alice nell’edizione più bella che trovi, te la pago”.

Ho edizioni Canadesi, Svedesi, Australiane, Coreane, e persino Kazache. Ma anche alcune economiche, altre rilegate, altre ancora con copertine in pelle e decori in oro.

Come ho detto non mi fermo al libro in sé, anzi, ogni retelling che arriva in Italia e cade sotto i miei occhi è mio. Fumetti, adattamenti per i bambini, film, dvd e prossimamente mi metto al lavoro per i videogiochi, promesso. Anche i saggi su Lewis o Alice Liddle (la bambina che ispirò l’autore a scrivere la storia) non sfuggono e, quando qualcuno ne cita alcuni in lingua inglese (se ne trovano davvero pochi in lingua italiana), cerco di recuperarli subito se il prezzo lo permette.

Perché? Non saprei darvi una chiara risposta. È nata come amore, sta forse diventando ossessione, ma come la stessa sua fonte non ha bisogno di un senso. È un gioco, un qualcosa che vorrei lasciare ai posteri, un modo di investire i miei soldi per creare qualcosa che un giorno vorrei ricordasse chi sono: una pseudo-scrittrice fissata con i libri di una sua omonima.